Houston Texans Week #2 Recap: vs. Kansas City Chiefs

I Texans dovevano cercare di limitare l’e attacco dei Chiefs per vincere, ma hanno deciso direttamente di annullarlo.

Finisce 12-19 la partita tra Kansas City Chiefs e Houston Texans di week 2. Era la partita perfetta per la squadra di Houston per riscattarsi dalle 2 brutte figure dello scorso anno contro la squadra di Andy Reid (una in regular season, l’altra nei playoff), e i ragazzi di Bill O’Brien hanno colto l’occasione al volo.

Non è stato tutto perfetto nella prestazione dei texani, anzi, ma quel che conta è che, in una division in cui solitamente le rivali non abbondano di vittorie, ci si trova ad affrontare week 3 con un solido 2-0.

-OFFENSE-

QB

Le statistiche di Brock Osweiler sono state 19/33, 268 yards, 1 TD e 2 INT. Insomma le yards non sono mancate al qb di Houston, tuttavia non ha particolarmente convinto, nonostante la vittoria. L’attacco di Houston è stato infatti la cosa meno convincente della serata e di certo anche a causa di un Osweiler un po’ troppo frettoloso nel lanciare e che a volte è apparso quasi distratto e spaesato.

Sia chiaro, Osweiler non ha fatto schifo, né sarebbe giusto imputare a lui tutte le colpe per la poca produttività dell’attacco. Piuttosto la sua è stata una prestazione decisamente “ad intermittenza” che non ha permesso ai texani di mettere la partita al sicuro ben prima del quarto quarto.

RB

Lamar Miller c’è stato, ha fatto il suo, ma senza eccellere. Le 83 yards in 25 portate sono state importanti per prendere qualche 1st down fondamentale, ma non abbastanza per aiutare un attacco che si è trovato molto spesso in difficoltà contro la difesa dei Chiefs. Anche in questo caso, non è proprio tutta colpa sua: diciamo che la OL non ha di certo aiutato a creare varchi clamorosi per l’ex-Dolphins, che molto spesso è dovuto ricorrere a run verso l’esterno per cercare di guadagnare qualche yard.

WR

DeAndre Hopkins è tornato il re di yards, come sempre accadeva l’anno scorso. Il talento dei Texans ha giocato decisamente un partitone accumulando 113 yards e 1 TD in 7 ricezioni. Non dimentichiamoci poi che il ragazzo è stato perennemente marcato da Marcus Peters, forse uno dei migliori shutdown cornerback in circolazione, autore di 2 intercetti ai danni del povero Osweiler.

Ps. Per gli amanti del football giocato, il matchup Hopkins vs. Peters è uno spettacolo per gli occhi. Tifosi o meno, andatevi a recuperare la partita in questione!

Mentre Hopkins e Peters se le davano di santa ragione, il resto della secondaria di Kansas City cercava di correre dietro a Will Fuller, l’altra grande minaccia dell’attacco texano. Se infatti all’esordio il rookie WR aveva giocato un’ottima partita, sfruttando a proprio vantaggio la pressione degli avversari sul compagno Hopkins, questa seconda partita non è altro che una fantastica conferma per Houston, che potrebbe forse aver trovato un duo offensivo davvero spaventoso. Fuller chiude con 104 yards in 4 ricezioni e un quasi TD dopo una ricezione da più di 50 yards, purtroppo fermatasi a sole 3 yards dall’endzone avversaria.

Mentre i TE continuano ad essere pressochè ignorati nel passing game texano, la vera nota negativa del reparto riguarda il rookie Braxton Miller costretto ad abbandonare il campo molto presto a causa di un infortunio al tendine del ginocchio. Nel momento in cui si scrive questo articolo non si hanno notizie sulla gravità dell’infortunio, ma speriamo che il ragazzo possa tornare in campo al più presto.

OL

Una OL un po’ scombinata e martoriata traballa un po’ troppo spesso ed è complice della prestazione non proprio convincente dell’attacco texano. Il tempo lasciato ad Osweiler per lanciare è troppo poco in più di uno snap, i buchi per Miller si fanno fatica a vedere e i sack ai danni del QB di Houston saranno 2.

Il discorso è lo stesso di Osweiler e di Miller: nessuno ricerca nella linea, tra l’altro così conciata, l’unico colpevole, ma sicuramente non si può dire che la prestazione sia stata di quelle brillanti.

Considerazioni sul Playcalling

Quindi se l’attacco non ha convinto le colpe sono solo di Osweiler, Miller e della OL, giusto? Non proprio.

Perché a dirla tutta, l’offense texana e Osweiler iniziano la gara nel migliore dei modi: dopo 5 giocate si è sulle 3 yards avversarie con un 1st&10 da giocare. Benissimo. Se non fosse che questa situazione viene gestita malissimo a livello di playcalling e il risultato è un intercetto di Peters sulla linea dell’endzone che annulla tutto ciò che di bello si era costruito. Questa volta è andata bene, ma è raro che il “dio del football” ti perdoni e solitamente finisci per pagarli sempre questi errori, occhio!

In generale comunque la gestione delle chiamate dell’attacco texano non è stata proprio delle migliori in più di un’occasione e ciò ha rischiato di compromettere il vantaggio della squadra di Houston più volte durante la partita.

-DEFENSE-

Questa volta non parliamo dei singoli ruoli, ma parliamo dell’intera difesa texana.

Perché?

Perché la D# di Houston è la vera protagonista della partita e autrice di una performance pazzesca.

Contro un attacco che avevamo definito pericoloso sotto tutti gli aspetti, la difesa texana non subisce nemmeno un touchdown, costringendo gli avversari a 6 punt e, soprattutto, chiudendo la partita con ben 3 turnover.

Partiamo dalle secondarie, dove il trio J.J.J. (Joseph, Jackson, Johnson) praticamente decide di annullare per quasi l’intera partita tutte le possibili alternative di passaggio di Alex Smith. Durante la partita i 3 DB sembrano una combinazione letale: Joseph è la sicurezza, Jackson è la potenza, Johnson è la cattiveria, insieme chiudono praticamente ogni spiraglio e giocano una partita quasi perfetta. Mentre Joseph fa da pilastro, Jackson non sbaglia un tackle (6), mentre KJ inizia a stare più attento al proprio uomo da marcare e non fa più passare nulla, poi già che c’è il ragazzo recupera anche un fumble e si fa 35 yards, palla alla mano, così, giusto per noia.

Al trio delle meraviglie si aggiungono Demps e Bouye che giocano una partita solida e soprattutto non sbagliano, chiudendo definitivamente le vie aeree sopra Houston.

Intanto, mentre nelle retrovie si gioca ad annullare i WR avversari, in mezzo al campo è decisamente caccia all’uomo: che sia Smith, West o Ware non importa, si fa a gara a chi lo atterra prima nel Front 7 texano e per i tifosi è gioia pura.

JJ Watt torna a fare il JJ Watt e, double coverage o meno, mette a terra Smith per ben due volte e recupera il fumble su uno snap sbagliato dell’attacco avversario.

Clowney dall’altra parte spinge come un treno, mentre Mercilus domina come sempre.

In mezzo a tutti questi nomi, c’è poi un tipetto che probabilmente vedremo più spesso in campo d’ora in poi: si chiama John Simon e chiude la sua “partitina” con 4 solo tackles, 2 assist tackles, 1.5 sack, 1 forced fumble; una prestazione da ultimo arrivato insomma.

Diciamo che questi Texans hanno ricordato per certi versi i “vecchi Texans”, quelli in cui l’attacco non riusciva a stare in campo per più di 3 minuti filati e la difesa cercava di fare tutto da sola per portarsi a casa la pagnotta.

La differenza però è che, sì, quest’attacco non ha convinto del tutto, ma non ha nemmeno fatto schifo. Ma soprattutto la grossa differenza è che, nonostante tutto, i Texans sono riusciti a gestire con intelligenza una partita comunque dominata dall’inizio alla fine, con qualche calo di concentrazione certo, ma comunque riuscendo nell’intento di portarsi a casa la seconda WIN consecutiva.

Ah già, considerando anche lo scorso anno, con questa W i Texans sono nella loro miglior streak positiva da quando sono nati!

In due partite abbiamo capito che i texani quest’anno ci sono e hanno intenzione di fare sul serio. Sembrano averlo capito anche i tifosi all’NRG Stadium che non si è mai sentito così “casinista” (e questa cosa ci piace un casino!).

We Are Texans!

-Divi-