Recap Week#11: Detroit Lions @ Chicago Bears 27 – 24

I BEARS CONTINUANO A PERDERE CONFERMANDO IL PRINCIPIO DI HEISENBERG

Soldier Field, Domenica 19 Novembre.
Questa volta nella Wind City sono atterrati i leoni di Detroit, disposti a tutto per poter alzare il loro record e tentare di superare nella division i Packers.
Gli occhi dei tifosi Navy&Orange però sono tutti ancora per Mitch Trubisky, e la speranza di vederlo in campo con un gameplan all’altezza contro una squadra che non certo brilla per la difesa, ma che ha dall’altra uno dei migliori attacchi della lega (ad oggi, il 4° attacco del campionato dietro agli Eagles, i Saints, i Patriots e i Rams).
Purtroppo per noi anche questa settimana abbiamo confermato il noto principio della meccanica quantistica opportunamente applicato ai Bears: se l’attacco gira, non può girare la difesa e viceversa.
Ecco a voi il resoconto della partita:

Con Detroit che vince il coin toss, ricevono i Bears nella prima frazione.
1° drive ottimo, anche se non eccelso: l’inizio con due drop non è dei migliori, ma la ricezione di Brown (TE) per 13 yard fa ben sperare.
Ma soprattutto, nessuno si aspettava un primo drive con così tanti lanci a scapito di poche corse, che comunque guadagnano le loro oneste yard. Fra lo stupore di vedere così tante volte la palla in aria in un solo drive, è il nostro Adam Shaheen (TE) a mettere subito sul proprio report di giornata una ottima ricezione per 22 yard. Purtroppo due corse infruttuose e un lancio non proprio perfetto di Trubisky per Cunningham ci costringono al quarto down ed al field goal di Connor Barth. Subito 3-0, quindi.
E per la prima volta della stagione, ad un ottimo drive offensivo risponde un altrettanto ottimo drive difensivo: dopo due primi down conquistati da Detroit una ottima pressione di Floyd (OLB) libera spazio per il nostro ILB Kwiatkoski che entra bene nello spazio arrivando fino a Stafford e mettendo a segno, oltre all’ottimo sack, un fumble che viene prontamente recuperato dall’ormai quasi certo prossimo Pro Bowler Akiem Hicks.


Palla che quindi torna fra le mani di Chicago quando il cronometro segna 4:46 alla fine del primo quarto.
E la nostra offense ringrazia, arrivando in end zone Lions con soli 3 possessi: l’immortale Howard con 2 corse mette insieme qualcosa come 54 yard, dopodiché, ad una sola 1 yard dal TD, è nuovamente Adam Shaheen a ricevere e mettere ancora punti sul tabellone. Barth connette il field goal e fissa il punteggio sul 10-0, con Adam Shaheen che segna il 2° TD pass in stagione e la 2° ricezione di giornata, dimostrando, oltre a grandi doti atletiche, anche una non trascurabile confidenza con Mitchell Trubisky.


La partita e la sua inerzia sono a questo punto tinti di Navy&Orange, con Detroit che fatica e non poco a far avanzare la catena: il drive successivo non permetterà nemmeno di arrivare in zona field goal, costringendo i Lions a ricorrere al punt.
Ma è il possesso successivo che spegne un po’ i nostri: dopo un ottimo scramble di 15 yard del nostro Mitch che fa avanzare la catena, uno stupido personal foul di Long ci riporta indietro.
Nello snap successivo una incomprensione fra lo snap di Whitehair e Trubisky fa si che la palla finisca agilmente fra le braccia di Hayden (CB) che corre le 27 yard che lo dividono dalla nostra end-zone in totale solitudine e portando, con il calcio di Walsh, il punteggio sul 10-7.
Tifoseria sbigottita, me compreso, con partita riaperta in malo modo da una squadra che fino ad allora non aveva praticamente fatto niente, ed una inerzia rimessa in discussione da una situazione piuttosto tranquilla per noi.
Frustrazione a parte, la palla è di nuovo fra le nostre mani e a parte il singolo errore, sembra una di quelle giornate in cui sia l’attacco che la difesa girano bene.
Il drive successivo è un’ottima dimostrazione di carattere in una situazione delicata: il playbook rivisitato è molto efficace ed i lanci per Shaheen, Inman, Wright e Cunningham ci portano sulle 13 di Detroit, con Howard che corre agilmente le yard che mancano per aggiungere altri 6 punti sul tabellone. Field goal di Barth e punteggio sul 17-7.

Ed è qui che il nostro personalissimo principio di indeterminazione entra in scena: dopo un attacco che risponde subito al tentativo di sbandata alla partita, la difesa, in particolare la secondaria, comincia ad incespicare. E pensare che il drive era iniziato con un sack di Unrein e con Floyd che metteva sotto pressione la linea bianco azzurra.
Una colossale dormita di Cooper Sr. vanifica l’ottimo lavoro della nostra linea di difesa, permettendo a Stafford di connettere ottimamente per Jones con un lancio di 17 yard che vale il preziosissimo 1st down, poi una incomprensione fra Fuller (CB), Kwiatkoski (ILB) e Acho (OLB) permette a Golladay di liberarsi e ricevere un passaggio di ben 40 yard, spostando la catena sulle nostre 30.
Da lì Stafford non ha bisogno certo di aiuto, ma noi glielo diamo lo stesso: evidentemente ancora addormentato Cooper Sr. perde completamente la copertura su Marvin Jones Jr. che riceve tranquillamente e mette altri 6 punti (7 con la conversione) in saccoccia riportandosi sotto 14-17.
Nel drive seguente la vecchia abitudine di Loggains si rifà viva: corsa, corsa, lancio.
Ed immancabilmente si ricorre al punt.
Purtroppo per noi, con il nuovo possesso Stafford mette in mostra tutto il suo talento, chiudendo ben 4 primi down con lanci precisi ed accurati che hanno trovato la nostra secondaria colpevolmente disattenta, in particolare con Fuller che mostra di non essere in partita con una copertura davvero troppo blanda per una prima scelta assoluta al draft.
Una ulteriore incomprensione sulla linea di scrimmage fra ILB e CB permette a Abdullah di ricevere in solitaria e con tutta la calma del mondo il secondo TD pass di giornata di Stafford, portando per la prima volta a ridosso del Half Time i Lions avanti 21-17.

Si va al riposo con un grosso smacco e un po’ abbattuti.

La seconda metà di gara riparte ancora vedendo i Bears mettere in pratica in maniera quasi maniacale il principio di Heinsenberg: la difesa, evidentemente strigliata negli spogliatoi, concede poco e niente ai Lions: in 6 possessi la squadra di Detroit riuscirà a mettere a segno solo due field goal. Da segnalare durante l’inizio del 4rd quarto l’infortunio di Leonard Floyd, uscito dal campo con l’ausilio del cart dopo un colpo sfortunato di Fuller, che lo ha preso sullo slancio del tackle con cui ha fermato Riddick.


Ma come il principio insegna, se la difesa è in palla, l’attacco deve latitare.
Dopo 3 possessi infruttuosi però la nostra offense si ricorda che il nostro leader è cambiato, ed ha due “biglie” così: con delle buone corse di Howard avanziamo in campo, con un ottimo lancio per Inman di 17 yard avanziamo la catena. Detroit ci aiuta, commettendo un fallo personale. Tarik Cohen mostra ancora una volta che è esente alla maggior parte delle leggi fisiche esistenti, e rasentando il metafisico con un tuffo degno dei migliori olimpionici cinesi porta l’ovale in end-zone: a 5 minuti dalla fine la riapriamo: 24-24.

Purtroppo nel drive seguente i Lions mettono a segno un field goal, che ci obbliga quindi a portare in fondo per forza il drive successivo.
Ma la difesa di Detroit si fa decisamente più ostica: guidata da uno Slay evidentemente carico molti dei lanci cominciano nuovamente a finire a terra, ma riusciamo lo stesso ad arrivare fino alle nostre 41.
Distanza ostica per un field goal. Ed il cronometro segna 00:28. Quasi rassegnati, ci dimentichiamo di avere un gioiello cristallino sotto al nostro centro.


Con una azione caparbia, dimostrando una determinazione e una voglia di vincere che a Chicago probabilmente non ricordiamo nemmeno cosa significhi, Mitchell Trubisky trova il modo di correre, o per meglio dire DANZA, in scramble per 19 yard, rompendo un placcaggio e conquistando un primo down insperato. Ma non solo, quando tutti erano ormai sicuri di aver in mano la distanza da field goal, il ragazzo ci dimostra che lui ha più fame di noi: ecco che dal cappello estrae quindi un preciso passaggio di 15 yard per Inman, mettendo l’ovale sulle 28 di Detroit.
Praticamente un field goal.
Entra lo special team, la sideline sembra piuttosto tranquilla. Snap, hold e calcio… TREMENDO.


Non saprei come altro definirlo.
Ovale che nemmeno si avvicina ai pali e Stafford che alza le mani al cielo in segno di vittoria.
Tifosi, sideline e special team sono ammutoliti. Dall’espressione di Barth si legge quasi un tono di inevitabilità, con lo sguardo che si sofferma sul bersaglio quasi come se fosse stato questo a spostarsi. Detroit vince giocando poco più di un quarto di gara, con i nostri che non sembrano nascondere il disappunto.
Disappunto che assume i toni di una repentina sostituzione del kicker Connor Barth che, nella giornata di Lunedì, è stato rilasciato dopo la firma dell’ex kicker dei Kansas City Chief  Santos Cairo.

Una partita da amaro in bocca, sia perché Chicago non si è dimostrata in alcun modo inferiore a Detroit, sia perché il senso di aver buttato la partita è più che giustificato.
Ci sono degli aspetti positivi, questo è chiaro, ma anche dei problemi che si pensavano superati e che invece sembrano riaffiorare.
Deludente la secondaria, che ha concesso ben 299 yard su lancio ad un attacco che certamente su di essi è strutturato (mentre ha corso solamente 65 yard complessivamente, contro le 222 di Chicago).
Preoccupazione per le condizioni di Floyd, che sebbene non abbia riportato la rottura del crociato dovrà salutare il campo per diverso tempo (ancora i tempi non sono chiari).
Di positivo c’è che anche se stiamo giocando senza entrambi i nostri ILB titolari, Kwiatkoski sembra pronto per poter affiancare Danny Trevathan il prossimo anno, visto che con tutta probabilità Jerrell Freeman non continuerà la sua esperienza con i nostri colori a causa della sanzione per PED per la quale la dirigenza si era raccomandata al momento della firma, fornendo anche diverse soluzioni di aiuto che lui però ha rifiutato.
Nota positiva per l’attacco, con i soliti problemi di gameplan (a questo punto della stagione irrisolvibili, con gli altri team che hanno una ben chiara lettura del nostro attacco di corsa).
Inman è arrivato a Chicago con dati tutt’altro che da grande giocatore, ma ha avuto un impatto davvero notevole e positivo nella nostra offense, dimostrando un notevole feeling con Trubisky.
Grande invece l’indicazione, a mio avviso almeno, quella di Adam Shaheen: il ragazzo in questa stagione è stato per 8 volte il target del QB, ricevendo 7 volte e mettendo a segno 2 TD e conquistando 5 primi down: i dati non si discutono, il ragazzo ha dei numeri e ha anche i nervi saldi, a quanto pare.
Trovo personalmente inconcepibile che nell’ultimo drive non abbia corso alcuna traccia, e che il suo utilizzo sia assolutamente sporadico, quando dovrebbe essere invece molto più frequente, soprattutto in una condizione di ricevitori come la nostra.

I migliori per la difesa a mio avviso sono stati i ragazzi della linea, senza particolari distinzioni: buona prestazione di Floyd e Unrein che hanno probabilmente tratto vantaggio dall’attenzione riservata ad Akiem Hicks. Molto buona anche la prestazione di Amukamara nella secondaria. Certo non è facile avere un buon impatto in un reparto che in un drive oggi è riuscito a subire 70 yard in 3 lanci.

I peggiori della difesa decisamente Kyle Fuller (CB) ma soprattutto Marcus Cooper Sr. (CB): con loro in campo per dare aria ad Amukamara l’attacco di Detroit ha letteralmente fatto ciò che voleva, mettendo a verbale dei numeri abbastanza bugiardi in proporzione all’andamento della partita. E Cooper Sr. avrebbe ancora quel famoso fumble a mezza yard dalla end-zone di Pittsburgh da farsi perdonare…

Il migliore in attacco è difficile da dire:
_Trubisky
ha sicuramente grandi meriti, sportivi ed umani, nel dare armonia ad un reparto che, preso singolarmente, probabilmente farebbe panchina nelle altre squadre della NFL. Ottima visione di gioco, ottime doti atletiche che si evidenziano negli scramble, oggetti misteriosi che da Cutler a Glennon pensavamo si fossero estinti nell’Illinois.
Sapere di avere un ragazzo con gli attributi che quando è la partita è sul filo non si inabissa nell’anonimato è una sensazione bellissima quanto nuova.
_Come detto precedentemente, Dontrelle Inman ha avuto un impatto assolutamente positivo in questa squadra. I suoi numeri sono fra i migliori della nostra squadra, ed è arrivato da pochissimo.
Merito a chi di dovere per aver puntato su di un giocatore sconosciuto ai più.
_Concludiamo con Adam Shaheen, il nostro gigante con grandi doti atletiche e grande adattabilità: ottimo nei blocchi, ottimo nelle ricezioni. Certamente un giocatore che deve diventare un punto fermo nel nostro roster, anche in virtù di ciò che è accaduto al nostro Zach Miller.
_Il tutto ricordiamo non tiene conto delle prestazioni sempre sopra le righe di Cohen e Howard, su cui non mi dilungo, poiché credo che gli aggettivi utilizzabili ormai siano finiti.

Il peggiore dell’attacco di domenica è difficile da dire: mi viene da fare il nome di Markus Wheaton (WR).
2 volte target ma 0 yard ricevute e 0 ricezioni. Considerando l’inclinazione all’infortunio (fino ad oggi ha giocato metà delle partite, e non tutte per intero), l’esperienza e i risultati in campo, si può dire, a meno di clamorosi repentini cambi di andamento sul finale di stagione, un esperimento fallito su tutta la linea.
Il che mi porta nuovamente a Dowell Loggains, nostro OC, che lo ha preferito ad altri WR, e che se anche domenica ci ha sorpreso con una ottima rivisitazione del playbook più orientata alla air-raid, ha scelto, nell’ultimo drive decisivo e con la partita sul filo, di non far correre alcuna traccia a Shaheen (forse le migliori mani che abbiamo adesso in squadra, considerando i numeri) sia di non mettere in campo né HowardCohen.
3 che per dirla tutta hanno mosso la catena per tutta la partita.

C’è bisogno di un consolidamento rapido ed efficace.
Si, in pratica vogliamo la botte piena e la moglie ubriaca.
Sia da parte della difesa, che deve riscoprire la sua affidabilità nella secondaria, sia dell’attacco, che deve dimostrare di saper fare ottimi numeri e saperli fare in scioltezza.
Perché di errori a questo punto la gestione Fox ne ha fatti molti, e quasi tutti si stanno domandando se questi non siano superiori agli aspetti positivi.
Tutto è da vedere. Ma intanto, domenica andiamo dove osano le aquile, nel nido della squadra più in forma e probabilmente più forte della NFL.
Sarà un bel test. Un banco di prova che potrebbe rivelarsi decisivo, se ancora ci fosse QUELLA decisione importante da prendere.

In ogni caso, come sempre,

BEAR DOWN!

 


firma-luca