Purdue Wreck

Spesso, trascendendo il vero significato delle parole e adattandolo a realtà parziali quali una partita, tendiamo a raccontare le sconfitte, individuali o di squadra, come dei drammi.

Tuttavia i drammi, da ben prima dell’invenzione degli “sport” sono ben altri. Per i tifosi di Purdue e, in subordine, per quelli di Indiana University, il 31 ottobre del 1903 non fu solo Halloween, non sarebbe comunque stato solo un giorno di festa, perchè da anni si giocava la sentitissima gara tra le due università, quella che nel 1925 sarebbe ufficialmente diventata l’Old Oaken Bucket, e quell’anno, in particolare, si sarebbe giocata per la prima volta in campo neutro, al Washington Park di Indianapolis.

Purdue veniva da un inizio di stagione positivo ma non sfolgorante, il capo allenatore Oliver Cutts alla prima stagione aveva portato ad un record di 4-2 nella Western Conference ma entrambe le sconfitte erano arrivate per mano di squadre della conference, Chicago e Illinois. Quale migliore momento per rifarsi sfidando i rivali di vecchia data, fermi ad un record di 1-3? L’anno prima a West Lafayette per i Boilermakers era stato un trionfo 39-0, che aveva interrotto la striscia di tre vittorie di Indiana.

I giocatori di Purdue e circa 1500 tifosi assiepavano due treni speciali organizzati dall’Università stessa e partiti da West Lafayette verso Union Station a Downtown Indianapolis. Considerati posti d’onore, i sedili in testa al primo vagone del primo convoglio di quattordici carrozze, portavano i ragazzi della squadra di football ed il loro staff. Il secondo treno seguiva il primo a circa 10 minuti.

All’altezza della 18th Street a Indianapolis, dopo aver percorso una curva, il treno si trovò di fronte ad un merci carico di carbone, in lento movimento, il macchinista cercò di fermare il treno che procedeva a circa 60 all’ora, ma si rese conto che non c’era abbastanza spazio tra i due convogli per evitare l’impatto e saltò giù dal treno in corsa.

La scelta, parsa onorevole, di far sedere in testa la squadra, si tramutò in una decisione mortale: delle diciassette vittime, quattordici erano elementi della squadra. Uno dei pochi sopravvissuti fu il capitano e fullback Harry G. Leslie, che era talmente malmesso che i soccorritori lo presero per morto e portato all’obitorio assieme alle altre vittime, lì gli addetti si accorsero del flebile battito cardiaco e lo portarono di corsa all’ospedale dove, fortunatamente, si riprese dopo svariate operazione ed una lunghissima degenza a cavallo tra la vita e la morte, rimanendo comunque zoppicante per il resto della sua vita, che culminò venticinque anni dopo con l’elezione a Governatore dell’Indiana. Rimasero uccisi nello scontro:

Charles H. Grube – Butler, IN

Charles Furr – Veedersburg, IN

E.C. Robertson – Assistant coach ed ex-capitano, Indianapolis, IN

Walter L. Roush – Pittsburgh, PA

R.J. Powell – Corpus Christi, TX

W.D. Hamilton – Bridgetown, IL

Walter Robertson

Gabriel S. Drollinger – Lafayette, IN

Samuel Squibb – Lawrenceburg, IN

Jay Hamilton – Huntington, IN

N.R. Howard – Booster e presidente dell’Indiana Laundrymen’s association

Patrick McClair – Assistant Coach, Chicago, IL

Samuel Truitt – Noblesville, IN

G.L. Shaw – Indiana Harbor, IN

W.S. McMillen – Indianapolis, IN

J.C. Coats – Berwin, PA

Bert Price – Spencer, IN

Walter Bailey – New Richmond, IN

C.O. Tansman – Cincinnati, OH

Il Memorial Gymnasium (rinominato Felix Haas Hall nel 2006) fu costruito all’Università di Purdue nel 1909 in onore dei ragazzi periti nella tragedia, la scala che porta all’ingresso centrale ha diciassette scalini come il numero delle vittime. Nel 2003, centenario del “Purdue Wreck”, il tunnel percorso dalla squadra di casa ad inizio gara e nell’intervallo è stato dedicato anch’esso alle vittime.

Altri e ben più gravi disastri hanno colpito squadre sportive, si pensi solo alla Marshall o al Torino, o alla squadra di pattinaggio di figura degli Stati Uniti, ma questo è rimasto fortemente scolpito nella memoria come il primo di proporzioni così tragiche nella storia dello sport ed in particolare dello sport universitario, tanto da suscitare, ad ormai centodieci anni di distanza, ancora viva commozione non solo al campus di Purdue.8