Week6: BENGALS 17 @ Patriots 35

Nonostante il risultato, i Bengals hanno giocato una partita migliore rispetto a quella di domenica scorsa contro Dallas, superando nel punteggio i Patriots sia nel secondo che nel terzo quarto per alcuni minuti. La partita ha cambiato faccia dopo la safety subita (con un horse collar che nella tasca non è fallo…) da Dalton (14-12 Bengals il punteggio) grazie al blitz centrale di Hightower inspiegabilmente ignorato dalla linea d’attacco. Nel drive successivo arriva il TD del sorpasso (14-19) e da lì in poi i Patriots prendono il controllo mentre i Bengals non reagiscono.

Sul 2-4 i Bengals devono un po’ ridimensionare gli obiettivi stagionali, anche se le 4 sconfitte sono arrivate contro 4 squadre tecnicamente più forti (tenendo conto del fattore campo):  a Pittsburgh, in casa con Denver, a New England e a Dallas, che viste le prestazioni sembra ormai parecchio avanti ai Bengals. Le prestazioni dell’anno scorso sono ormai un ricordo lontano a Cincinnati, sono sorti dopo l’estate enormi problemi e delle restanti partite ci si potrà permettere di perderne soltanto 1, se si vuole essere sicuri di andare ai playoff, o al massimo 2 e si rischia con un 10-6.

Nonostante Marvin Lewis sostenga il contrario, i problemi sonno tutt’altro che facilmente risolvibili. Il primo a questo punto riguarda il coaching staff, continuare a promuovere coach di reparto, far fare loro esperienza e poi perderli è una strategia che non funziona. E’ vero che si conoscono i giocatori e l’ambiente alla perfezione, e questo è vantaggio, ma quando si devono vincere le partite serve qualcosa in più. Il livello è demenziale se pensiamo che i Bengals sono rimasti in vantaggio per soli 8 minuti di partita (giocando peraltro soltanto 2 azioni in attacco in quel periodo) ma hanno registrato 31 passaggi e 32 corse, 2 delle quali di Dalton (una chiamata e una su un gioco rotto). A questo punto la deduzione logica sarebbe: quindi le corse funzionavano questa volta? La risposta è NO. Hill e Bernard, 28 per 87, 3.1 di media. Aggiungiamo una scelta di personale inspiegabile, Bernard fermato 4 volte in goalline (l’unica zona in cui Hill eccelle) con Peko a fare da fullback, e tutti in linea a bloccare, praticamente tutto lo stadio sapeva lo schema prima che fosse giocato. La linea d’attacco continua a giocare male, Ogbuhei è stato messo in panchina e Bodine si è infortunato, vedremo se cambierà qualcosa.

La difesa gioca bene nel primo tempo, ma poi concede troppo ai TE avversari, in particolare a Gronkowsky, che inspiegabilmente non solo non è in doppia copertura, ma spesso è lasciato libero da Dansby e Burfict. Lo stesso Dansby, ma ovviamente è responsabile tutta la difesa, Guenther in primis, subisce 2 TD uguali, da White che esce dal backfield e va a ricevere nel flat sulla destra. Burfict sembra giocare col freno a mano tirato, sembra un po’ lento e in sovrappeso.

Le uniche buone notizie arrivano da Tyler Boyd, che inizia a produrre con costanza, e dal CB Josh Shaw, alla faccia dei 4 CB scelti al primo giro e da Dalton che questa volta fa il compitino, fa girare l’attacco coinvolgendo 8 target, ma dovrebbe cambiare più spesso i giochi, perché le chiamate di Zampese non funzionano.

Per l’arbitraggio ormai abbiamo perso le speranze, gli holding vengono chiamati totalmente a caso (una volta ogni tanto), diventa impossibile giocare sulle screen a questo punto; le PI e i facemask dipendono da chi le commette, non si potrebbe toccare la maschera, ma se la mano passa sotto la maschera e arriva in faccia all’avversario a gioco fermo è tutto regolare; il taunting viene penalizzato una tantum, perché la regola è poco chiara, Gronk nel dubbio fa taunting ad ogni azione finché non arriva la flag… insomma una confusione tale che per gli arbitri, già incapaci, diventa impossibile gestire la situazione. Ad esempio il TD di ieri di Cole Beasley è uguale a quello che hanno annullato ad Eifert contro i Ravens, dopo il replay il verdetto è “stands“, la visuale è chiara, ma la regola non lo è, per cui gli arbitri nel dubbio lasciano la chiamata dal campo, anche perché il precedente tra le due, la famosa catch di Dez Bryant ai playoff, è già abbastanza ingombrante. Insomma gli arbitri sono confusi, i Bengals pure, così confusi da colpirsi da soli…

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