The Four Horsemen of Notre Dame

I quattro cavalieri di Notre Dame.

Si cammina sul confine tra storia e mito per questo quartetto che scrisse la storia del college football a metà degli anni ’20, a cui Notre Dame ha addirittura concesso l’onore di una statua all’interno del campus, rigorosamente equestre.

I quattro furono il backfield della squadra del 1924 successivamente riconosciuti come la migliore squadra della nazione.

Harry Stuhldreher, Don Miller, Jim Crowley ed Elmer Layden.

Il soprannome così evocativo fu coniato da un giornalista sportivo, Grantland Rice, diventato celebre per i suoi pezzi scritti e radiofonici che andavano oltre, come lingua, ad una semplice cronaca. A tutt’oggi i quattro ragazzi di Notre Dame sono considerati alla stregua di leggende, nella lunga storia del college football nazionale.

Il Quarterback Harry Stuhldreher, il left halfback Jim Crowley, il right halfback Don Miller, e il fullback Elmer Layden iniziarono ad imperversare nelle difese avversarie da quando coach Knute Rockne li inserì nel roster nel 1922 durante la loro stagione da sophomore. Durante i successivi tre anni, Notre Dame perse solo due partite, una nel 1922 e una nel 1923, entrambe contro Nebraska.

Il quartetto si giovò della poetica dello stesso Grantland Rice, giornalista sportivo dell’allora New York Herald Tribune. Dopo la sorprendente vittoria su Army 13-7, il 18 ottobre 1924, Rice scrisse “la più famosa apertura di un articolo sportivo”, che recitava:

“Outlined against a blue-gray October sky, the Four Horsemen rode again. In dramatic lore their names are Death, Destruction, Pestilence, and Famine. But those are aliases. Their real names are: Stuhldreher, Crowley, Miller and Layden. They formed the crest of the South Bend cyclone before which another fighting Army team was swept over the precipice at the Polo Grounds this afternoon as 55,000 spectators peered down upon the bewildering panorama spread out upon the green plain below.”

George Strickler, studente ed assistente di Chute Rockne e successivamente redattore sportivo del Chicago Tribune, rimase fortemente colpito da questa apertura, tanto da impegnarsi in modo da conservarla, aveva lanciato l’idea ad alta voce alla fine del primo tempo della partita contro la squadra dell’Esercito nel box stampa come accostamento al film di Rodolfo Valentino del 1921 “I quattro cavalieri dell’Apocalisse”. Quando la squadra tornò a South Bend, insistette per far posare i quattro giocatori, vestiti con le loro uniformi, sul dorso di quattro cavalli. Le agenzie di stampa ripresero il bizzarro scatto, rendendolo immortale così come il soprannome assegnato ai ragazzi di Notre Dame.

“Sul momento, non mi rendevo conto l’impatto che avrebbe avuto”, disse successivamente Crowley “Ma la cosa semplicemente crebbe a dismisura. Dopo la sovraesposizione sulla stampa, gli appassionati di sport della nazione si interessarono a noi, insieme ad altri giornalisti sportivi. Il nostro record fece la sua parte. Se avessimo perso un paio di gare, non credo che saremmo stati ricordati”

Dopo la vittoria contro Army, terza vittoria consecutiva di Notre Dame in quell’inizio stagione, i Fighting Irish furono raramente impensieriti dagli avversari per il resto delle gare: una solida vittoria contro Stanford al Rose Bowl del 1925 diede alla Notre Dame di Rockne il titolo nazionale ed il fregio di una stagione chiusa imbattuti con un record di 10-0-0.

I Quattro Cavalieri, grazie alla stampa ed alla formidabile squadra a cui contribuivano, guadagnarono il loro posto nella storia del football. Anche se nessuno dei quattro era più alto di un metro e ottanta e nessuno dei quattro pesava più di 74 chili, i quattro cavalieri si possono considerare se non il più grande backfield, sicuramente tra i più grandi. Stuhldreher, Crowley, Miller e Layden giocarono assieme 30 partite e persero appunto solo da una squadra, Nebraska, due volte, a questo si somma il fatto che il tutto avvenne in un epoca di iron man, dove i giocatori ricoprivano sia ruoli offensivi che difensivi, non essendo ammesso il rientro in campo dopo essere stati sostituiti (regola sparita definitivamente a fine anni ’40).

Stuhldreher, era di Massillon, Ohio. Un leader sicuro di sé, che non solo lanciava con precisione, ma era anche affidabile punt returner e solido blocker. Si fece già notare per le quattro gare nella sua stagione da sophomore nel 1922, spesso etichettato come arrogante, grintoso ed ambizioso. ma ogni critica si scioglie davanti al suo impareggiabile carisma nella guida della squadra.

Crowley arrivò a Notre Dame nel 1921 da Green Bay, Wisconsin portandosi dietro il suo soprannome “Sleepy Jim” per il suo aspetto assonnato, Si destreggiò in maniera eccellente anche in difesa, diventando poi un portatore di palla sfuggente.

Miller, originario di Defiance, Ohio, aveva seguito i suoi tre fratelli a Notre Dame. Secondo Rockne, Miller è stato il più grande corridore in campo aperto che abbia mai allenato.

Layden, il più veloce del quartetto, divenne la stella difensiva degli Irish con i suoi puntuali intercetti oltre a gestire la questione punt. Originario di Davenport, Iowa, vantava un tempo di 10 secondi sulle 100 yards (91 metri e mezzo circa).

Dopo la laurea, la vita dei Quattro Cavalieri rimasero su percorsi simili, legati alle carriere come allenatori. giocarono solamente un’altra gara assieme, negli Hartford Blues nel 1925 (Stuldreher stava già giocando per la squadra quell’anno) perdendo per 13-6 contro i Cleveland Bulldogs.

Layden ha allenato presso la sua alma mater per sette anni con un record di 47-13-3. Ha lavorato anche come direttore atletico a Notre Dame, e poi come commissioner della National Football League.

Crowley ha iniziato come assistente allenatore presso l’Università di Georgia, è poi passato come head coach alla Michigan State University ed alla Fordham University, dove la sua linea divenne celebre come i “Seven Blocks of Granite” che includeva anche Vince Lombardi. Portò Fordham al Cotton Bowl Classic ed al Sugar Bowl. Il suo record complessivo fu 78-21-10.

Stuhldreher, che morì nel 1965 all’età di 63 anni, fu capo allenatore per 11 anni presso la Villanova University, poi direttore sportivo e coach presso la University of Wisconsin-Madison.

Miller lasciò dopo quattro anni alla Georgia Tech dedicandosi alla carriera in avvocatura.

Tutti e quattro i giocatori sono stati eletti alla College Football Hall of Fame. Nel 1998, la United States Postal Service ha onorato i Quattro Cavalieri con in francobollo, facente parte di una serie di quindici commemorativi dei “ruggenti anni venti”.

L’anno successivo alla laurea dei quattro, nel 1925, Notre Dame si accordò per giocare un match esibizione contro i campioni della giovane NFL, i Pottsville Maroons. Questi ultimi si offrirono di ospitare Notre Dame al Minersville Park, che all’epoca conteneva circa 5.000 persone, una quantità che già era esigua per la NFL, figurarsi per una gara del genere, di conseguenza scelsero Shibe Park che poteva contenere all’incirca 23.000 persone. Il 12 dicembre, davanti a circa 10.000 persone, la Notre Dame senza i quattro cavalieri fu battuta per 9-7 con un field goal all’ultimo minuto.

Sportivamente parlando, la vittoria dei Maroons è uno spartiacque: prima di tale vittoria il college football era generalmente considerato migliore del football pro, il cambio di equilibri diede una nuova spinta alle leghe professionistiche tanto che proprio l’anno successivo venne fondata la prima versione della AFL.