Ray Guy

Dunque, 27 metri e mezzo sono come un attuale edificio di dieci piani, se doveste mettere un maxischermo in un palasport vi direbbero “perchè lo metti così in alto?”, se lo doveste mettere in uno stadio di football, vi direbbero “E se nasce un altro Ray Guy?”.

Ray Guy è stato un eccellente punter, probabilmente uno dei migliori nella storia del college football, per la sua carriera a Southern Mississippi, tanto che il Ray Guy Award premia il miglio punter della NCAA. Ma a livello di college è stato un giocatore versatile, e oltre ad essere un punter fenomenale (nel 1972 calciò un punt da 93 yard contro Ole Miss) giocò safety e mise assieme 8 intercetti nella stagione da senior, non contento fece anche il placekicker con cui passò alla storia della scuola per aver segnato un field goal da 61 yard in mezzo a una tormenta di neve contro Utah.

E’ stato il primo puro punter ad essere scelto al primo giro, 23mo dagli Oakland Raiders, con cui ha trascorso tutta la carriera durata 14 stagioni in cui ha calciato 1049 punt di cui tre bloccati, veramente un’inezia, considerando che prima di farsi bloccare il primo punt da professionista, ne calciò 619. Nel 1977 calciò un punt da 74 yard e nel 1981 mise assieme una stagione con 5 punt da oltre 60 yard. All’epoca dell’annuncio del suo ritiro, nel giugno del 1987, il Los Angeles Times lo definì “a legend among punters“. La sua abilità stava nel riuscire ad imprimere forza e giusto angolo alla palla, in modo che questa rimanesse in aria il maggior tempo possibile per dare modo allo special team di raggiungere le posizioni ed evitare pesanti ritorni. Joe Horrigan, lo storico della Pro Football Hall of Fame lo definì laconicamente:

“He’s the first punter you could look at and say: ‘He won games.'”

Una delle dimostrazioni più plateali del suo mix di potenza e giusto angolo, la diede al Pro Bowl del 1976 quando con un punt colpì il maxi schermo sospeso del Louisiana Superdome a 90 piedi (27 metri e mezzo) di altezza. Alcuni non ci potevano credere, e non solo in maniera figurata: Bum Phillips, all’epoca agli Houston Oilers, riuscì a trafugare un pallone da allenamento usato da Guy e lo spedì alla Rice University per verificare che non fosse pieno di elio.

Nei Raiders incrociò un altro giocatore dalla versatilità evidente e dalle nove vite come George Blanda, negli ultimi anni della sua lunghissima carriera: occasionalmente lo sostituì nei kickoff e, nel roster dei nero argento fu utilizzato come “extrema ratio” quarterback. Tuttavia alla sola idea di vederlo in campo, esposto a possibili infortuni a quelle gambe magiche, ad Al Davis venivano istinti omicidi. Al LoCasale, executive assistant dell’epoca, disse:

“Al watched him punt and he said, ‘I’ll kill the first man who lets him on the field.’ “

La sua versatilità comunque rimane all’ombra della sua abilità nel calciare con palla in movimento, ed a ragione è considerato uno dei più grandi punter della storia moderna del football professionistico. Tuttavia al di fuori dei campi di football, non si può dire che sia stato altrettanto irreprensibile, a causa della bancarotta che ha dichiarato nel 2011, è stato costretto a mettere all’asta anche i suoi tre anelli del Super Bowl, (XI, XV e XVIII) perchè dimenticavo di dirvi che questo signore è stato anche tre volte sul tetto della NFL con i suoi indimenticabili Oakland Raiders.

E’ ora che tutto questo venga raccontato anche nella Pro Football Hall of Fame!