Miles al capolinea, Orgeron si prende LSU

Finisce dopo dodici anni, un National Championship, due titoli della Southeastern Conference, e tre affermazioni in SEC West, il rapporto tra Les Miles e Louisiana State, giunto alla fine di una corsa tra le più vincenti di sempre per l’ateneo di Baton Rouge, nella mattinata di domenica, dopo la seconda sconfitta stagionale subita, da Auburn, poche ore prima.

Succeduto sulla sideline dei Tigers a Nick Saban, ha messo fin da subito le sue ottime qualità di reclutatore a disposizione del programma, portando a LSU fior di talenti che hanno contribuito a rendere ancor più blasonato il nome di un’università che ha scritto la storia recente della SEC, diventandone una protagonista assoluta con il passare degli anni, nei quali è cresciuta, vertiginosamente, la rivalità con Alabama.

Proprio il Championship perso, malamente, nel 2012 con i Crimson Tide ha segnato una sorta di spartiacque nella gestione Miles, evidenziando, per la prima volta, come la mancanza di un progresso nel suo sistema offensivo stesse costando parecchio alla squadra, sempre costantemente legata ad un gioco considerato ormai obsoleto, volto più al dominare l’avversario a livello fisico che a creare sempre nuove alternative diffondendo l’ovale in modo diverso e variegato.

Per i puristi del gioco il buon vecchio Les, sempre un po’ fuori dagli schemi nei suoi modi di porsi, era una sorta di garanzia, ovvero l’head coach vecchio stampo da contrapporre alla schiera di allenatori new age che si sta impossessando del college football, puntando su sistemi offensivi sempre più produttivi e spettacolari che ancora oggi, e Chip Kelly lo dimostra, faticano invece a prendere piede in NFL, dove continuano a tener banco gli attacchi pro-style, più bilanciati e meno favorevoli alla ricerca di una velocità di esecuzione estrema.

Da domenica, l’ultimo baluardo dei tanti appassionati che identificano il football con le leggende del passato, con gli attacchi conservativi e le offense run-heavy, ha alzato bandiera bianca, piegandosi alla scelta di Joe Alleva di abbandonare la via della tradizione per cercare di rinnovare il programma di Louisiana State e riportarlo rapidamente ai vertici della SEC, sfruttando appieno tutto il talento a disposizione.

Eppure il passaggio da Les Miles a Ed Orgeron, nativo della Louisiana che a Ole Miss, circa dieci anni fa o poco più, non ha di certo lasciato il segno, si preannuncia tutt’altro che facile, visto soprattutto il legame che l’ormai ex head coach aveva con i suoi giocatori e con la stessa comunità di Baton Rouge, che aiutò in prima persona ai tempi del terribile uragano Katrina.

La stessa gente che sul finire della scorsa stagione si era radunata per saturarlo come meritava, prima della partita contro Texas A&M che sembrava poter segnare la fine di un viaggio, bellissimo, durato per undici, intensissimi anni; la facilità con cui quella sera i Tigers si sbarazzarono degli Aggies, le tante conferme giunte nelle settimane successive dagli underclassemen che decisero di rinunciare al Draft NFL, avevano però cambiato le carte in tavola, e convinto il consiglio direttivo dell’Università a puntare nuovamente sul loro cavallo di razza.

Una decisione che, alla luce di quanto accaduto nel fine settimana, forse ha tenuto in piedi un rapporto ormai finito, un po’ come succede ad una coppia di innamorati quando prova a rilanciarsi dopo un fantomatico periodo di riflessione, e con le ceneri della passione ormai spente, finisce per lasciarsi nella maniera peggiore possibile; un’agonia, in tutti i sensi, che nel caso specifico avrebbe forse creato meno danni se la spina fosse staccata prima, quando c’erano solo dei bei ricordi da tramandare ai posteri.

Invece, come da copione, sarà un’immagine ben precisa a rimanere ben salda nelle testa dei fans dei Tigers, quella del touchdown annullato sul finire del match contro Auburn, quando l’urlo di gioia per la meta appena segnata da D.J. Chark è stato strozzato dai replay televisivi che evidenziavano un’inconfutabile verità, l’attacco di LSU, guidato da Danny Etiling, aveva messo in moto l’ovale a tempo già scaduto.

Segnatura annullata e quella che sarebbe stata la venticinquesima vittoria in rimonta della storia di Miles a LSU cancellata da una chiamata arbitrale tanto giusta quanto spietata, come il conteggio che decreta la fine di un incontro di boxe; “one, two, three” e fine delle trasmissioni, con Les e il suo offensive coordinator Cam Cameron messi alla porta, e Orgeron pronto a raccogliere il secondo subentro della carriera come coach ad interim, dopo quello, vincente, del 2007 a Southern California, dove sostituì l’inconcludente Lane Kiffin, guidando i Trojans a sei vittorie e due sconfitte nelle ultime otto partite di regular season.

Ad un figlio del Bayou State il compito di risollevare quindi le sorti dei Tigers, cercando di renderli più moderni e spettacolari in attesa di capire se sarà lui, od uno di quei tanti allenatori emergenti, ad ereditare il programma nella stagione 2017, quella che probabilmente segnerà una sorta di anno zero per l’università che di recente ha assunto il nome di DBU, visti i tanti talenti delle secondarie che l’hanno utilizzata come trampolino di lancio verso una gloriosa carriera NFL.

Al vecchio Les non resterà che chinarsi, raccogliere un’ultima volta una manciata d’erba del Tiger Stadium, ed anziché infilarsela in bocca, come segno di buon auspicio per il match a venire, abbandonarne i fili al vento, per salutare le migliaia di fans che lo hanno supportato in tutti questi anni e conoscere, allo stesso tempo, la prossima tappa del suo viaggio nell’universo del football, con la speranza che quest’ultimo, un mondo da lui amato alla follia, sappia nuovamente ripagarlo come merita.