Tate corto

Lions week 3: Secondi, centimetri ed un cavillo (Falcons 30 – Lions 26 )

Tate_corto

Lo so che siete ancora tutti furiosi ed è un vero peccato che si debba ridurre una partita così piena di eventi ed emozionante agli ultimi secondi, con relativa dissezione di istanti, regole e posizioni ma tocca farlo.

I Lions sono stati vittima dell’ennesimo cavillo regolistico.
Per quanto gli anni passino sembra sempre che vi sia sempre un cavillo nuovo pronto a f**ere Detroit, quando non un errore arbitrale (the bat)vero e proprio.

E ora dato il link al Box score e alle Highlights, noterete che, per motivi di tempi e grane mie, salta la cronaca vera e propria. Me ne scuso e vi lascio con quella della Detroit news.

Il gioco incrimnato

Sull’analisi dell’ultimo drive vi suggerisco il sempre puntuale Dave Birkett, il quale non solo analizza le ultime tre giocate del drive finale ma spiega con dovizia di dettagli perché gli arbitri si siano limitati ad applicare il regolamento e perché, probabilmente, i Lions non avrebbero avuto diritto ad un ultimo gioco.

Per chi non avesse visto la partita, faccio un rapido recap: i Lions sono sulla linea di 1 iarda, terzo tentativo e 12 secondi sul cronometro.

Il gioco chiamato mette la palla nelle mani di Golden Tate che sembra entrare in endzone.

Scoring Review obbligatoria (siamo nei due minuti finali) e gli arbitri stabiliscono che il ginocchio di Tate è a terra prima della ricezione.

Si dovrebbe giocare il quarto down ma la review attiva uno scorrimento del cronometro di 10 secondi. Essendo il cronometro “ufficiale” sugli 8 secondi la partita termina con vittoria dei Falcons 30-26 e tanta bile in quel di Detroit.

Premesso che

1) la regola esiste
2) La regola è stata applicata
3) i margini di dubbio sono esili (e sono collegati al timer più che al ginocchio di Tate).

resta il fatto che la squadra attaccante è stata penalizzata per un errore degli arbitri.
Ora, mi dicono dalla regia (twitter) che lo scopo della regola era di favorire le difese ma, ugualmente, perdere una partita così, dopo un drive di 88 iarde praticamente volato non pare giusto anzi fa decisamente vomitare.

E tuttavia

Ma questo non può essere una scusa. Se l’attacco avesse sfruttato le occasioni avute, (come l’intercetto di Slay, riportato fino a metà campo o i vari 3 terzi down droppati da un Ebron mai così evanescente)non ci sarebbe stato bisogno dell’ennesimo comeback ma sarebbe stata Atlanta a dover correre contro il tempo.

Il gioco di corsa non è pervenuto, anzi viste le sostituzioni (Kerin, chi era costui?) è già tanto che la pass protection abbia retto in maniera decente.

Stafford e soci eccellono nel 2 minutes drill ma in queste situazioni si vive sempre sul filo del rasoio.

Per esempio, se nello stesso drive se Golden Tate non fosse stato stordito dopo la sua (difficile) presa, i Lions avrebbero avuto un gioco prima del 2 minutes warning che forse avrebbe potuto cambiare la partita.

O anche una penalità contro in meno (per esempio, quella chiamata a caso su Marvin Jones come OPI).

Ma in ogni caso, quando fai tre intercetti a zero e perdi qualcosa non ha funzionato.

Dall’altro lato lato palla, appunto, le cose sono andate (molto) meglio ma il comparto LB ha vacillato in assenza di Jarrad Davis (non per colpa di Whitehead, ancora una volta costretto a cantare e portar la croce), il pass rush è stato meno efficace (anche per l’infortunio di Zettel ed una linea offensiva più decisa di quella dei Giants) e qualche lawsonata (neologismo) s’è pure vista.

Ma ancora

Non bisogna dimenticare, però, l’altro aspetto della partita: I Lions sono finiti nella buca del 17-3, hanno recuperato, sono andati di nuovo sotto. Hanno fermato due volte i vicecampioni in carica per giocarsi tutto all’ultimo tentativo, risalendo 88 iarde prima di fermarsi ad un passo dalla meta appunto per pochi centimetri, secondi ed un cavillo.

I Same Old Lions avrebbero messo la freccia ed accostato tranquillamente sul 17-3.

La secondaria gioca come non si vedeva da un pezzo, con Slay e Quin ad arpionare palloni sfiorati dai ricevitori e mettere in fila intercetti.

Intercetti magari fortunosi ma aiutati dalla fretta che la linea difensiva riesce a mettere sui QB avversari con una pressione che raramente sfocia nell’agognato sack che fa statistica ma che si fa sentire in altri modi.

L’attacco conta sempre su Stafford che continua la sua rincorsa a quegli obbiettivi che gli spettano con l’usuale repertorio di trucchi e tiri degno di lui, nonché di varie armi nel passing game.

Anche gli Special Team sono tornati dopo l’inizio da tregenda ai soliti livelli (di eccellenza), guidati nelle statistiche dal solito Matt Prater che è il primo Kicker nella storia a aver centrato 4 calci dalle 55+ iarde in una stagione. E siamo alla gara 3.

Insomma, per quanto possano girare i cosiddetti per la sconfitta di domenica (e girano ancora a nastro pure adesso), i Lions non escono molto ridimensionati dalla partita di ieri anzi, ad oggi, restano una squadra concorrenziale ai vertici della NFC.

Cavilli o no.