Chargers Week 1 Recap – Dall’altra parte del miracolo

Se siete come me, tutta l’eccitazione per l’inizio della nuova stagione si è trasformata, nel giro di una sera, in rabbia e incredulità (soprattutto) per il modo in cui i Chargers hanno iniziato la loro annata 2016, e cioè nella maniera che tutti conosciamo: ingannandoci, fondamentalmente. San Diego perde 33-27 all’OT in casa dei Chiefs dopo essere stata comodamente avanti di 3 TD (massimo vantaggio di 24-3). Come se la serata non fosse stata abbastanza grigia, a complicare il tutto ci si è messo l’infortunio di Keenan Allen, che si è rotto il legamento del ginocchio destro (ACL), il quarto infortunio in cinque anni di carriera a fargli terminare anzitempo la stagione. Ma andiamo con ordine.

MACCHINA PERFETTA – O quasi. Comunque posso dire che, durante il primo tempo, non credevo a quello che stavo vedendo. San Diego ha chiuso la prima frazione sul 21-3, controllando il cronometro in attacco, grazie ad un gioco di corsa che sembrava finalmente una realtà, e a una difesa che, dopo un primo drive da 46 yard concesse con field goal, ha chiuso la saracinesca, grazie soprattutto ad un front seven molto aggressivo, che ha costretto Alex Smith a operare nella tasca e a non potersi permettere alcuna scorribanda al di fuori di essa, con tre sack a corredo. La difesa contro le corse è stata la vera sorpresa positiva (solo 83 yard concesse), e Brandon Mebane ha grandi meriti da questo punto di vista, avendo ancorato il centro della d-line come non si vedeva fare da anni, in attesa di avere Joey Bosa più o meno in forma: l’ex Seattle ha finito la partita con un sack, un TFL e due QB hit. Esordio più che positivo anche per Corey Liuget e Caraun Reid, che ha lavorato molto bene contro l’interno della linea dei Chiefs (il rookie Ehinger si è trovato molto spesso in difficoltà): un solo tackle ma anche un sack e tanta sostanza per questo ragazzo arrivato dopo essere stato tagliato dai Lions, di cui la scorsa stagione era un buon giocatore di rotazione. Pagano ha cercato di ruotare gli uomini il più possibile per mantenere Mebane fresco, una scelta che ha pagato dividendi. Per quanto riguarda il resto della difesa, buonissima prova di tackling per Manti Te’o, leader della squadra con 8 – anche se nella rimonta dei Chiefs ha pagato le sue difficoltà nel correre con i RB, ma ne parleremo dopo – e buon esordio per il rookie Jatavis Brown, giocatore da tenere sott’occhio e di cui avrete già sentito parlare qui.
Voto ampiamente positivo anche per i tre CB. Verrett ha svolto un lavoro egregio su Maclin, tenendolo a 5 ricezioni, 63 yard e un TD. La meta è arrivata dopo una buona copertura e un migliore lancio dietro le spalle da parte di Smith, e per i primi tre quarti l’ex Eagles non è mai stato nominato in cronaca. Flowers è apparso molto reattivo attorno alla linea di scrimmage, placcando bene e facendosi trovare più di una volta pronto, sia nei tackle che in coverage (se è sano, come non è neanche lontanamente stato lo scorso anno, può essere ancora utile). Coverage in cui Hayward ha giocato – nella slot come previsto – una partita egregia, con anche un paio di passaggi deviati.
Insomma, prova più che discreta. Non eccelsa ma, a maggior ragione in attesa di Bosa, può essere una difesa in grado di poter dare filo da torcere, anche se la questione della profondità dei reparti è sempre un problema.
Passando all’altro lato del pallone, il primo tempo ha visto un attacco ben bilanciato e oliato, guidato dal “nuovo” OC Ken Whisenhunt e già foriero di soddisfazioni in particolare per Melvin Gordon. Il ragazzo da Wisconsin è apparso un giocatore totalmente diverso rispetto al primo anno, molto più convinto dei propri mezzi, più sicuro nei movimenti e resistente ai tackle (più di 4 yard di media a portata e 2.7 yard dopo il contatto).
Cose come questa lo scorso anno non si sono mai viste. Benchè non trovi inizialmente spazio, Gordon dimostra buona visione di gioco e pazienza, prima di buttarsi nel varco creato dalla linea.

A proposito di linea, anche quella offensiva ha dato più di un motivo per essere positivi, concedendo un solo sack – sul finire di partita – e una manciata di pressioni a Rivers, che ha potuto lavorare con calma senza il timore di scappare dai rusher avversari. Anzi, più di una volta Rivers è uscito bene verticalmente dalla tasca, creando ulteriori opportunità di passaggio (è un punto, questo, su cui Whisenhunt pare insista parecchio). Tutti sono rimasti integri, per fortuna, mentre DJ Fluker si è turnato con Spencer Pulley nella posizione di RG, buona idea per proteggerlo fisicamente e per farlo rientrare gradualmente al meglio da un piccolo problema alla caviglia. Menzione anche per il WR Tyrell Williams, che, a maggior ragione con Allen fuori, può rivelarsi un playmaker importante per questo attacco, un giocatore capace di creare dal nulla grandi guadagni. Non pervenuti, invece, Antonio Gates e il rookie Hunter Henry.

COME NEVE AL SOLE – Vuoi perché la difesa è quello che è, vuoi perché il coaching staff è quello che è, vuoi per l’infortunio di Allen che ha complicato tremendamente le cose all’attacco e, perché no, ha insinuato qualche dubbio nelle menti dei ragazzi, nel secondo tempo è iniziato il crollo. Se nel terzo quarto l’attacco ha iniziato a incepparsi ma almeno la difesa ha continuato a tenere un minimo di terreno, il quarto periodo è stato uno sfacelo. La difesa si è fatta notare solo per l’intercetto di Jason Verrett (più lo vedo, meno capisco come abbia fatto), mentre l’attacco ha smesso di produrre. Una spiegazione, oltre all’assenza di Keenan, è la scelta – incomprensibile – dello staff di tenere Gordon a riposo per gran parte del secondo periodo: gli snap offensivi sono meno della metà di quelli di Woodhead, e visto come è andato il primo tempo, sembra solo un harakiri.
Quello che ha messo in difficoltà il reparto di Pagano – oltre al fatto stesso di essersi rammollito da un quarto all’altro – sono state le tracce intermedie e in generale quelle corse da Kelce e Ware. Sono in arrivo alcuni esempi pratici.

 

In questo primo caso, abbiamo una lunga ricezione di quest’ultimo. Impiegata a uomo, la difesa di San Diego si trova con Ingram accoppiato con Ware, salvo poi perderlo quasi subito per controllare eventuali movimenti fuori dalla tasca di Smith. Viene quindi chiamato in causa Perryman, che se lo fa sfuggire senza molta fatica. Tra i LB dei Chargers, come già detto, l’unico in grado di tenere testa a giocatori come il RB dei Chiefs c’è Jatavis Brown. Il rookie è però stato impiegato solo nel 27% degli snap difensivi, e durante la rimonta dei Chiefs è rimasto in panchina.

 

In quest’altra situazione, manca anche un centerfielder, per usare un termine del baseball, una safety che controlli il centro del campo quando i giocatori sfuggono al controllo della prima linea, come qui. É ancora Perryman che lascia andare Ware, mentre dalle retrovie il primo ad arrivare, in ritardo, è Dwight Lowery (titolare inadeguato, lui e Addae, per una coppia di safety che fa rabbrividire. Aspettiamo con ansia che McCoil tolga il posto ad un dei due): l’ex Falcons e Colts tra l’altro manca anche il tackle. Tocca a Te’o evitare guai ben peggiori.

Ultimo caso è quello di Kelce, rimasto inattivo per gran parte della partita ma che ha avuto modo di fare danni. Qui il TE si trova in basso a sinistra nella gif, uno contro uno con Kyle Emanuel, che non ha scampo nel marcare uno contro uno un TE atletico come Kelce, che infatti gli si para davanti col fisico e riceve per il primo down dei Chiefs, che sarebbero andati a segnare di lì a poco.

Jatavis Brown non ha giocato nessuna partita di preseason per problemi fisici, ma già dall’inizio si è visto che può essere molto importante per questa difesa, grazie alla dimensione esclusiva che aggiunge: quella di un LB in grado di offrire velocità e comprensione del gioco (è stato anche l’unico tra i suoi compagni di ruolo a deviare un passaggio). Probabilmente Pagano lo ha voluto far acclimatare con regolarità; certo è che questo coaching staff è ben poco incline a correre rischi, ed è una decisione, questa, che non stupisce se motivata in questo modo. Dalla prossima partita, però, sarebbe auspicabile vederlo più in campo.

Quella di domenica è stata la più grande rimonta nella storia dei Chiefs e negli ultimi quattro anni di NFL nella week 1. L’ultima? Quella dei Texans contro i Chargers nel 2013, che ve lo dico a fare? Possiamo stare qui a raccontarci di come il running game sia migliorato, di come le due linee abbiano fatto bene e la squadra abbia controllato la partita per tre quarti. Ma nella giornata in cui subisci una rimonta del genere e perdi il tuo miglior ricevitore e playmaker, è davvero difficile non deprimersi. Il tempo dei rimpianti è ufficialmente iniziato.