Recap Week#14: Chicago Bears @ Cincinnati Bengals 33 – 7

Noi siamo piccoli, ma cresceremo!


Week14. Una partita che, date le premesse, doveva essere a senso unico.


I nostri 53 Orsi sono andati al Paul Brown Stadium senza alcuna pretesa, a casa dei Cincinnati Bengals, squadra ancora aggrappata ad una flebilissima speranza di rientrare nei playoff e reduce da prestazioni non proprio esaltanti ma vittoriose contro squadre in crisi come Brown e Denver e una sconfitta bruciante contro gli Steelers.
Due squadre quindi segnate da un gran numero di infortuni, non molte pretese e una sconfitta bruciante -per motivi diversi- la scorsa week.
Una domenica quindi in cui molti dei nostri tifosi hanno probabilmente preferito fare altro, snobbando quella che aveva tutte le premesse di essere l’ennesima, noiosa, frustrante prestazione.
Ed è in questa giornata invece che i Bears realizzano la prestazione migliore dell’anno, e forse la migliore dell’era Fox.


Cominciano in attacco i Bengals con il QB Andy Dalton ed il temutissimo WR A.J. Green pronti a seminare il panico nella nostra secondaria, nelle ultime settimane non esattamente solida come una roccia. Il primo drive non è però esaltante per le tigri del Bengala: le buone coperture di Amukamara e soprattutto di Fuller limitano la Air-Raid avversaria che, fra incompleti e flag, ricorrono al punt.
E Chicago stranamente non si fa desiderare, puntando su delle chiamate offensive a dir poco insolite per lo spettacolo che siamo soliti vedere nelle nostre domeniche: sono sufficienti 4 giochi per portare la palla in fondo. Dopo il primo drop di Howard, è Bellamy a ricevere e correre per ben 16 yard.
L’azione successiva invece vede protagonista il solito Cohen, che con la sua solita esplosiva mobilità riesce ad arrivare fino in fondo. E’ il tocco della linea laterale a vanificare tutto, fermando il pallone sulle 21. E’ però Howard a portare in fondo lo sferoide con una corsa centrale, dopo aver ben letto i blocchi e trovato il buco giusto nella linea: TOUCHDOWN!


Il PAT non va a buon segno, con Nugent che sbaglia il suo primo calcio in maglia Navy&Orange.
6 – 0 quindi, la partita è ancora lunga ma i primi segni non sono male.

I Bengals stentano a decollare ed il drive successivo è ancora infruttuoso: dura solo 3 giochi e mette in luce un Kyle Fuller davvero in gran forma.
Il nostro attacco sembra girare con chiamate meno conservative e meno puntate alla chiusura al down diretto, con lanci corti e meno corti ma che vanno quasi sempre a segno.
Una piccola ingenuità di Trubisky causa una flag per lancio oltre la linea di scrimmage, con Fox che decide di chiamare il challenge e regalare un time-out: ricorriamo al punt e rimettiamo lo sferoide prolato in mano dell’attacco avversario.
Dalton e i suoi questa volta non sprecano l’occasione, e grazie ad un mix di lanci e di corse dell’ottimo Bernard arrivano a 13 yard dalla nostra goal line: una copertura blanda di Bush permette a Brandon LaFell di ricevere e segnare, superando nel punteggio i Bears grazie all’extra Point.


6 – 7, ma partita stranamente piacevole.
Le ottime chiamate dell’attacco prevedono un mix di lanci e corse che dà i suoi frutti e che macina yard come poche volte abbiamo visto: Trubisky mostra in questo drive una ottima confidenza con i suoi ricevitori: buona intesa con Sims, mentre il lancio su Bellamy ci fa avanzare di ben 36 yard.
Due penalità -un inelegible downfield* di Leno Jr. e soprattutto un illegal block in the back di Compton che annulla il touchdown di Tarik Cohen– ci mandano indietro di 20 yard, distanza che purtroppo non riusciamo a coprire per arrivare in fondo ma abbastanza per ricorrere al field goal: Nugent questa volta non sbaglia e torniamo avanti: 9 – 7.


Nel possesso seguente la nostra difesa torna ancora a limitare l’attacco di Cincinnati, costringendo al punt con le ottime coperture di Trevathan.
Il drive successivo potrebbe far intuire ai nostri tifosi che questa partita non sarà come le altre: un drive lunghissimo con 15 giochi, in cui riusciamo ad arrivare al primo down per ben 4 volte continuando nel mix vincente: le corse di Howard e Cohen si combinano perfettamente nelle chiamate di lancio che vede le ottime ricezioni di Cunningham, di un superbo Wright ma soprattutto di un incredibile Shaheen.
Dimostriamo di essere in palla, e di non avere paura di niente: ci giochiamo addirittura un 4° down anziché ricorrere al punt a 3 minuti dal Half Time chiudendo un pass rookie-to-rookie da 16 yard.
Sul 3rd e 1 sulle 9 di Cincinnati ci proviamo, ancora con un rookie-to-rookie, ancora coi due provenienti dall’Ohio: purtroppo il passaggio per Shaheen, complice un po’ di sfortuna e una ottima copertura di William Jackson, non va a buon fine.
Ricorriamo quindi al field goal a ridosso della metà, con Nugent che non sbaglia nemmeno questa volta e allunga il vantaggio 12 – 7.
La nostra difesa sarà ancora forte e limiterà l’attacco arancio-nero, lasciando però poco tempo per il nostro attacco.

Si va al Half Time in vantaggio.
Non un primo tempo accattivante: gradevole, che si lascia guardare, ma niente di che.
Certamente nessuno si aspettava però un secondo tempo così!

Dopo il nostro drive di apertura infruttuoso e quello dei Bengals a cui la nostra difesa non concede nemmeno 1 primo down, sale in cattedra il “The Pretty Boy Assassins”: 3 lanci per Wright (in gran giornata) ci fan avanzare di 37 yard, un lancio per Sims (TE) altre 19. Sul 1st e Goal dalle 4 di Cincinnati una ottima finta porta l’intera linea a coprire su Howard, ma è Trubisky che ha la palla! Rapido movimento a destra e TOUCHDOWN!


PAT senza problemi e divario che aumenta: 19 – 7.
Già pronti a vedere la difesa sparire, poiché per il principio dei Bears e di Heisenberg se la difesa gioca bene l’attacco deve far schifo e viceversa, rimaniamo tutti sbigottiti quando Andy Dalton (0 intercetti nelle ultime 6 partite) lancia per A.J. Green (uno che certo non ha bisogno di presentazioni), cosa che però non trova molto d’accordo il nostro rookie Eddie Jackson, che nel giorno del suo compleanno, decide di farsi e di farci un regalo acchiappando un pallone vagante conteso dal WR arancio-nero e il nostro CB Bryce Callahan.


E l’attacco ringrazia nel migliore dei modi: ora si che è il tempo di correre, e noi sappiamo farlo bene: sono ancora Howard e Cohen a far avanzare la catena e a farci arrivare (grazie anche ad una flag per pass-interference) ad 1 yard dalla goal line.
E’ di nuovo il binomio made in Ohio a chiudere: Trubisky per Shaheen e TOUCHDOWN!


PAT senza sorprese e partita virtualmente chiusa dal 26 – 7.

Non è ancora soddisfatto Eddie Jackson che ci regala e si regala ancora qualcosa nell’azione successiva, andandosi a prendere questa volta la palla direttamente dalle mani di Green, forzando e recuperando un fumble mentre l’intero stadio festeggia il primo down.
E’ Fox a chiamare il challenge, che considerato le ultime esperienze fa tremare tifosi e giocatori: questa volta però no. Le immagini inchiodano A.J. Green, reo di aver perso il possesso prima di essere uscito dal campo. Grande giocata del nostro rookie, che riconquista l’ovale sulle nostre 42.


Visto che siamo in vena, a questo punto, l’attacco ci fa un altro regalo: quello definitivo, quello che chiude la partita e che ci fa passare, almeno per una volta, una domenica senza preoccupazioni e senza cardiopalma. Ancora con una ottima intesa fra Trubisky e Kendall Wright che alza di ulteriori 33 yard le statistiche su lancio, e con le corse ancora di Cohen -che decide anche di prendersi direttamente lo snap e correre per 29 yard- e di Howard, che sull’ultimo play riesce a portare il pallone in end-zone allungandosi in completa estensione: TOUCHDOWN! E partita chiusa!


I drive successivi vedranno sostanzialmente i nostri controllare il risultato, con i Bengals arrendevoli al punto da schierare il backup QB, AJ McCarron, fino al termine del match.

Un’ottima quanto inaspettata prestazione per i nostri colori, che significa probabilmente poco e ottenuta contro una squadra acciaccata, scarica, sicuramente in giornata no.
Certo è che quanto visto ci ha sicuramente fatto piacere e ci ha mostrato quanto molti, se non tutti, sostengono ormai da diverse settimane: il problema, più che nel gruppo, è nella gestione.
Quando abbiamo dato a Mitchell Trubisky la possibilità di mettere a fuoco le sue non modeste qualità e abilità, questo ragazzo ha sempre dimostrato di esserci.
Stesso dicasi per il nostro TE Adam Shaheen, sempre più accostato -a ragione- a giocatori molto più blasonati destinati all’olimpo di questo sport (fra tutti l’epiteto Baby-Gronk è certamente quello più apprezzato, data la sua stazza possente e le sue mani affidabili).
Il duo composto da Howard (sempre più il giocatore di riferimento di questa lega – 4° assoluto per yard corse dietro a Bell, Hunt e Gurley, che giocano in squadre che certamente hanno altre pretese e altre disponibilità offensive) e Cohen (che francamente ha rotto talmente tanti record strani quest’anno da aver perso di vista quali siano e in che occasioni li ha superati) è un’arma dalle quali partire per costruire un attacco degno dei più grandi palcoscenici.
Eddie Jackson dimostra di aver avuto un grande impatto nella nostra difesa, in un reparto che non dimentichiamocelo a dovuto adattarsi agli infortuni di Demps (che doveva dare un po’ di esperienza nel ruolo) e di Amos, altra grande rivelazione di quest’anno.
Ottima come sempre la prestazione di Amukamara, gran contributo sempre apprezzato il suo, e di Kyle Fuller, tornato a prestazioni convincenti dopo qualche settimana così così.
Prestazione da elogiare, infine, per Kendall Wright, che mette a referto ben 107 yard su ricezione, con 10.7 yard per lancio.

Sono i numeri assolutamente diversi da solito che descrivono quanto questa partita sia stata sorprendente:
Trubisky ha chiuso il match con un pass rating di 102.4, 1 TD pass e 25 su 32 con 271 yard.
Howard ha chiuso il match con 147 yard in 23 corse, (6.4 yard per corsa) e 2 TD, mentre Cohen ha corso per 80 yard in 12 tentativi, più altre 39 yard nei 2 punt ritornati.
Adam Shaheen ha chiuso il match con 44 yard ricevute in 4 tentativi (11 yard per lancio) conquistando 2 volte il primo down, 1 dei quali su un importantissimo 4rd e 3, oltre a mettere a segno 1 TD e 3° della sua carriera in NFL (non poco considerando il suo uso sporadico come ricevitore).

Che altro dire: abbiamo bisogno di esperienza in questa squadra, perché questi giovani sono oggettivamente dei potenziali che il coaching staff HA IL DOVERE di realizzare, poiché in NFL non c’è cosa peggiore del talento sprecato.

Occhio quindi alla prossima, perché si vola a Detroit sabato sera.
Sarebbe bello vedere un’altra prova così, ma non fasciamoci troppo la testa.
Questa è stata una splendida partita, ma tutti i problemi che la settimana scorsa e quelle precedenti hanno mostrato non sono spariti, e potrebbero riaffiorare in qualsiasi momento.
Concentrazione ed impegno saranno quindi indispensabili, oltre ai soliti cuore e muscoli.
Con la nostra stagione che ormai non ha più nulla da dire, poter quanto meno mettere bocca sulla NFC North sarebbe almeno un buon palliativo per i tifosi.
Tanta umiltà, volare bassi, ma con gli occhi aperti!

E come sempre,

BEARDOWN!


firma-luca


*L’inelegible downfield è una infrazione fatta da uno o più giocatori della linea d’attacco, che non possono avanzare verso la end-zone avversaria nelle azioni di passaggio prima che la palla venga lanciata.