Pittsburgh Steelers season recap

Alzi la mano chi al termine della week 10 sul record di 4-5, era convinto di giocarsi un Championship? Nessuno penso, me compreso! Proviamo quindi, ad analizzare l’annata degli Steelers ruolo per ruolo, cercando di trovare una spiegazione all’altalena di risultati che caratterizzano ogni campionato la squadra di Mike Tomlin.

Da tifoso, ho imparato che non so mai cosa aspettarmi ad ogni partita, e un team che insegue il desiderio di vincere il settimo Super Bowl, non ha questi alti e bassi, vince anche se non convince ed è sempre maledettamente concentrato su ogni azione e su ogni partita. Anche quest’anno, l’approccio ai match sulla carta più “semplici”, è stato totalmente negativo, sia per spirito che per valutazione tattica. Basti pensare ai match contro gli Eagles (week 3), contro i Dolphins (week 6) e ci metto anche quello contro i Ravens (week 9), per capire che vi sono stati dei grossi errori di interpretazione maturati in miserabili sconfitte, che hanno portato il team a dover inseguire con grande fatica e determinazione (va detto) i playoff nella seconda parte.

Il mio auspicio, visto soprattutto il calendario del prossimo anno (sulla carta più semplice), è che la squadra si giochi le partite sempre fino in fondo, con il desiderio di portare a casa il risultato a qualsiasi costo. Ogni partita dovrà essere affrontata come se fosse quella decisiva, altrimenti ogni anno saremo qui a parlare della stessa cosa…

Terminata la premessa, analizziamo il team ruolo per ruolo, terminando con qualche considerazione anche sul coaching staff.

Alti e bassi tra i Quarterbacks:

L’annata per i QB ha confermato che il team senza Ben Roethlisberger dietro al centro, parte con il 90% delle possibilità di perdere. La prova c’è stata anche quest’anno in fotocopia alla season 2015. Con l’ingresso in campo di Landry Jones in week 7 contro i Patriots che, nonostante abbia fatto una delle migliori partite della sua carriera, ha dimostrato quanto in questo sport sia determinante avere una figura di rilievo nel ruolo del Quarteback. I non molti snap giocati anche quest’anno, hanno confermato come Landry non sia a suo agio il quel ruolo, nonostante lo pratichi da diversi anni.

Tornando a Big Ben, si può dire che non sia stata una delle sue migliori stagioni, caratterizzate sempre dal rientro dagli infortuni. 3819 Yds lanciate per 29 Tds, 13 intercetti, non sono numeri che rispecchiamo a pieno le sue qualità; numeri avvenuti specialmente tra le mura dell’Heinz Field. La grossa differenza poi, tra i tentativi eseguiti rispetto ai completati, deriva da situazioni di recupero forzato dei match o da missili terra-aria scagliati per trovare sul profondo i ricevitori, come lui ama fare. Dalla sua va detto però (poi lo analizzeremo parlando dei WR), che il corpo di ricevitori di quest’anno era quello che era, pieno di giovani inesperti che non hanno fatto mancare tracce poco fluide e drop sanguinosi.

Citando brevemente quanto dichiarato da Ben in merito al suo ritiro, penso che sia stata una mera affermazione più per il disappunto e la delusione di non essere arrivato al SB, che per vera volontà di farlo. Nei prossimi mesi ne sapremo sicuramente di più, sperando di non dover rinunciare ad uno dei migliori QB nella storia degli Steelers.

Più che Runningbacks direi macina terra:

La season 2016 (playoffs inclusi) è stata la consacrazione del RB (a mio giudizio) attualmente più forte della lega. Nonostante rientrasse dal doppio infortunio al ginocchio tra 2015 e 2016, Le’Veon Bell ha danzato per tutta la stagione tra le linee di difesa avversarie, mostrando una forma fisica e mentale incredibile. L’essere attendista, lucido e paziente alle spalle della propria linea d’attacco, indugiando il giusto pertugio dove infilarsi, è stata la tattica per aprire in due il campo, per non parlare poi dei cambi di direzione al limite della fisica. Al suo ultimo anno di contratto da rookie, Le’Veon Bell ha fatto prestazioni davvero incredibili (1268 yds per 7 TDs) saltando le prime tre partite di RS per squalifica. Questo ha fatto generare voci anticipate sull’utilizzo del tag da parte del team in questa offseason, al fine di garantirsi ancora le sue prestazioni. Per gli amanti e i più appassionati, consiglio di rivedere il match in week 14 contro i Bills sotto la bufera di neve dove Bell al posto delle scarpette, aveva l’equivalente degli pneumatici invernali!

In ombra invece la stagione di DeAngelo Williams, complice più che altro le prestazioni di Bell. Bene come sempre quando chiamato in causa e in occasione delle prime tre giornate in campo da titolare.

Anche le altre “valide” alternative a roster (parlo solo di Toussaint), hanno risentito dell’enorme stagione di Bell, giocando davvero poco o perlopiù nei ritorni da kickoff. Il futuro di questi (metto anche Karlos Williams che nonostante la squalifica e la practice squad, freme per giocare), sarà determinata quantomeno nel 2017 sulla decisione di tenere Bell o meno, e qui la risposta pare davvero scontata.

Due parole infine, vanno spese anche per Roosvelt Nix, fullback moderno e abile bloccatore, insostituibile sia per Bell che per il gameplan di Haley.

Più sconosciuti che certezze tra i Wide Receiver:

Solito ricevitore in testa per statistiche e ricezioni è stato lo stratosferico Antonio Brown. Le parole di elogio per il ricevitore da Central Michigan, potrebbero davvero non finire mai! Quest’anno però a differenza delle passate season, gli avversari hanno avuto più occhi per lui essendo per gran parte della stagione, l’unica vera minaccia sul wideout a disposizione degli Steelers. Un dato che mette facilmente in risalto questa considerazione, sono i target al di la dei completati. Nel 2015, Big Ben aveva lanciato quasi 200 palloni nella sua direzione, mentre nel 2016 circa 50 in meno date le coperture. Non sono pochi se alla fine consideriamo le quasi 600 yds in meno ricevute quest’anno rispetto al 2015.

Le double-triple cover su AB però, hanno conseguentemente liberato altri giocatori come Eli Rogers o Cobi Hamilton che sono cresciuti esponenzialmente durante la stagione. Basti pensare che quest’ultimo, a distanza di tre anni dalla selezione al draft da parte dei Bengals, non aveva ancora debuttato in partite ufficiali, cambiando ben quattro maglie fino al suo approdo a Pittsburgh nel 2016. Negli Steelers ha collezionato 17 ricezioni per 234 yds e 2 TDs. Vero, nulla di eccezionale ma neanche buttare perché tutto fa brodo…

Eli Rogers (undrafted nel 2015) è stata la vera rivelazione tra i ricevitori di quest’anno e l’infortunio di Markus Wheaton, gli ha letteralmente spianato la strada verso il paradiso. Con 594 yds ricevute perlopiù su slant, si è dimostrato un ottimo ricevitore nello slot e sarà sicuramente utile in futuro per la rotazione.

Con Martavis Bryant fuori, questo doveva essere l’anno di Sammie Coates, ma diversamente dagli altri giovani, ha avuto un andamento decrescente complice gli infortuni del ginocchio prima e della mano poi. Le sue potenzialità sul profondo, hanno creato parecchi scompigli nelle difese ad inizio campionato, e la mancanza nella seconda parte, ha apportato sostanziali cambiamenti al gameplan di Todd Haley.

Altro grande atteso ma solito sfortunato è stato Heyward-Bey. Come per Coates, l’ex Raiders aveva dato ottimi segnali ad inizio campionato, ma il brutto infortunio alla caviglia gli ha condizionato il resto della stagione.

Non proprio quello che ci si aspettava dai Tight End:

Uno dei punti fondamentali della season appena conclusa, era quello di vedere come si sarebbe comportato l’attacco senza un certo Heath Miller. Jesse James, backup lo scorso anno e divenuto starter in questo, ha risposto alla grande dimostrandosi un gran bloccatore in primis ma anche un ottimo ricevitori nella middle zone oltre che in campo aperto. Per lui 338 yds ricevute, 3 Tds e 59 target, dimostrano quanto a Big Ben, non gli abbia fatto troppa differenza avere lui o Heath a sganciarsi dai blocchi (limitandone chiaramente il paragone). James è uno di quei giocatori che con la dedizione ed il duro lavoro, è cresciuto maggiormente nel corso del campionato, trasformando i clamorosi drop delle prime giornate, in strepitose ricezioni come quella nell’ultimo quarto del match contro i Ravens di week 15.

Diverso è invece il discorso per il suo compagno di ruolo Ladarius Green. Arrivato nel corso della scorsa free agency da San Diego, doveva essere il sostituto di Miller di 100% in TE spot, ma l’infortunio alla caviglia rimediato nel trainig camp e la pesante commozione celebrale di metà stagione, l’hanno limitato a sole tre apparizioni da titolare, dove non ha mancato di mettersi in mostra con ottime ricezioni. Da sano (si spera), sarà di vitale importanza il suo contributo per la prossima season, partendo dall’inizio e non come quest’anno dalla PUP list in week 6. L’ultimo TE per gerarchia è Xavier Grimble. L’ex 49ers ha svolto il lavoro sporco per la maggior parte del campionato, regalandosi anche qualche bella ricezioni come quella del TD in week 2 contro i Bengals.

Il solito muro dell’Offensive Line:

La linea offensiva ha svolto un grandissimo lavoro anche quest’anno e le statistiche di fine stagione parlano chiaro: secondi per sack concessi (21) sul pass, e ottavi per 1st down guadagnati sulle corse. Marcus Gilbert, Ramon Foster, Maurkice Pouncey, David Decastro e Alejandro Villanueva, sono il presente e il futuro della O-Line degli Steelers. Il netto salto di qualità fatto rispetto alla stagione 2015 comunque ottima, è stato il rientro di Pouncey. A detta di Big Ben “nulla mi da più sicurezza che avere Maurkice davanti”, e i risultati si sono visti sia in pass-protection che sulle corse, dove Bell ha trovato più guadagno sgusciando tra i blocchi delle guardie e del centro. L’ottima stagione della linea ha segnato inoltre, la convocazione al Pro Bowl per David DeCastro e Maurkice Pouncey, che hanno portato alto il nome del team AFC.

Tra i backup, buona la stagione di Chris Hubbard (tutto vero) e B.J. Finney, con quest’ultimo che è passato dall’essere undrafted nel 2015 (vi ricordate il video che girava nel web, dove il ragazzone scoppiò in lacrime per essere stato scelto dagli Steelers? Si era lui…), a ricoprire alla grande gli spot di guardia (dx/sx) e centro. Doveroso dire che dietro le indiscusse qualità di questi omoni, c’è la mente di Mike Munchak, Offensive line coach che dal 2014 ad oggi, è sempre riuscito a tirar fuori il meglio da ogni giocatore che stesse sotto la sua guida.

Dura la linea del Front-7:

Doveva essere l’anno delle sorprese sotto l’aspetto dei cambiamenti di modulo (3-4/4-3), e ciò è avvenuto solo ad inizio campionato. Cambiamento che per altro, aveva portato buoni effetti dettati dall’imprevedibilità del posizionamento nel saper leggere le situazioni di gioco da parte dell’offense avversaria. Questo profilo ibrido, si è mantenuto fino a che un pilastro come Cam Heyward era a disposizione del team, con lui e Jarvis Jones scalati in End spot, e Tuitt e Hargrave Tackle. L’infortunio del DE da Ohio State, ha fatto dirottare il team verso il classico 3-4 fisso senza più essere modificato, con Mathews prima e Walton dopo che hanno impiegato quasi 5 partite prima di ingranare con lo scacchiere difensivo. In mezzo tra questi, c’è stato sempre tutto l’anno, colui che sembrava un veterano ma che invece era un semplice rookie al suo primo anno tra i professionisti. Parlo di Javon Hargrave, colosso da South Carolina State che con il suo rendimento, si è preso il NT spot e non l’ha più lasciato (ruolo tra le altre cose, che ha ricoperto solo per meno di un anno al college, dove veniva maggiormente impiegato come DT). L’anno super di Hargrave, registra a tabellino 18 tackle, 2 sacks, un fumble TD riportato in endzone e tanta copertura sul running-game avversario. Tra gli altri End, da segnalare ancora un anno da protagonista per Stephon Tuitt, che tra un acciacco e l’altro, conferma di essere uno dei punti cardini della difesa futura degli Steelers.

Tra i Linebacker invece, vuoi per le variazioni di modulo di inizio anno con la conseguente assenza di pass-rush, vuoi che sull’outside c’era una coperta più che corta, il reparto ha iniziato a dare segni di vita solo con il rientro di Bud Dupree in week 11, costretto fin li ai box per il recupero post operazione all’inguine. Da li in poi, la pass-rush è salita enormemente di rendimento, dando più rotazione e le sei vittorie consecutive in regular season (più due nei playoffs), non sono un caso. Analizzando i componenti e già declamato il beneficio del ritorno di Dupree (4,5 sack e decine di QB hit in sole 6 partite), in questi giorni si sta parlando di un possibile rilascio per Jarvis Jones. La stagione per l’ex first round pick del 2013 da Georgia, è stata forse la peggiore da quando fu selezionato. Vero è che non è mai stato in uno stato di forma ottimale per colpa dei molteplici infortuni (spalla, polso, avambraccio), ma c’è da dire che neanche da sano in passato (vado a memoria), abbia mai entusiasmato o fatto parlare di se come una valida prima scelta assoluta. Ci sarà sicuramente tempo per analizzare la questione ma in caso di rilascio, checché si dica sui vari mal di pancia di alcuni giocatori, la prima scelta del prossimo draft ricadrà nuovamente su un Linecacker.

Accantonando comunque il draft e continuando con i LBs, è ufficiale, nel 2016 c’è stato un nuovo caso Benjamin Button. James Harrison a 38 anni suonati, ha giocato come se ne avesse 15 di meno, facendo registrare prestazioni davvero pazzesche. A chi sosteneva che non avesse nel fisico più di 30 snap a partita, ha risposto stando sempre in campo titolare da quando Jarvis Jones fu escluso per scelta tecnica, e più o meno siamo intorno a metà campionato. Da li in avanti contiamo 5 sacks, 39 tackle, 1 intercetto e 2 fumble forzati per un giocatore immenso che, nonostante gli anni, non finisce mai di stupire. Sempre sull’outside, tutto sommato sono state buone anche le stagioni di Arthur Moats e Anthony Chickillo, che hanno incrementato il loro rendimento da metà stagione unitamente al resto dei compagni di reparto.

Spostandoci sull’inside, il duo Lawrence Timmons e Ryan Shazier si è confermato tra i migliori della lega. Insieme hanno unito durezza, precisione, intelligenza tattica, con oltre 130 singoli placcaggi registrati e ben 5 intercetti di coppia. Le ottime prestazioni di quest’anno, hanno fatto guadagnare a Shazier la convocazione al Pro Bowl appena disputato, che a mio giudizio si sarebbe meritato anche Timmons. Tra i backup ILB, sempre presente Vince Williams (2 sacks) e in crescita anche Tyler Matakevich, che ha dato maggior sfogo al suo istinto di placcatore negli special team.

Verificando velocemente le statistiche complessive per team, notiamo come il reparto faccia sempre il suo lavoro sulle corse, chiudendo in 13ma posizione per yds concesse a differenza del passing-game che vedremo analizzando la secondaria.

Qualche passo avanti dai Defensive backs:

Dopo anni di umiliazioni, forse qualcuno ha ascoltato le mie preghiere rivolte al cambiamento, e, anche se devo esser sincero, non ho ancora finito di pregare… Dopo la doppia scoppla rimediata contro Philadelphia e Miami cui ci metto anche l’infortunio di Heyward che ha stravolto gli schemi sopra visti, sono spariti improvvisamente dal campo Robert Golden e William Gay, fatto salvo il rientro nelle partite seguenti di quest’ultimo come slot, negli schemi in Nickel sempre più utilizzati nel corso dell’anno ma mai del tutto efficienti. Al loro posto finalmente le prime due scelte dello scorso draft, ossia Artie Burns e Sean Davis e credetemi, erano anni che aspettavo un utilizzo così continuativo dei rookie nel settore dove regnava ormai da tempo il totale sconforto.

Partendo dal Cornerback proveniente da Miami, inizialmente ha faticato il cambio di passo tra college e NFL unito ad un carattere timido che nel suo ruolo non dovrebbe esistere. A differenza di come spesso accade però, il giovane ha ribaltato le critiche delle prime uscite, trovando continuità e un posto da titolare, vista anche l’evidente pochezza a disposizione nel roster. Le sue attitudini fisiche, uscite con il costante utilizzo, hanno delineato una buona capacità di copertura sul profondo con buone letture di gioco (vedi i 13 pass-deflet e i 3 intercetti), a discapito di scarse capacità sul corto-medio raggio nei cambi repentini di direzione sui TE in uscita dai blocchi o su slant dei ricevitori rapidi. Dalla sua beccheggia il fatto di essere giovane oltre ad essere intraprendente e sicuro dei propri mezzi.

L’altro giovane (Sean Davis) era la scelta che più mi aveva entusiasmato lo scorso draft, e tutto sommato non mi ero sbagliato. Il prodotto da Maryland ha saputo unire carattere, determinazione e puntualità, oltre ad essere un amante del blitz (1,5 sacks) più volte sottolineato dal suo DC Keith Butler. La cosa però che più mi ha lasciato stupito nel vederlo giocare, è stata la qualità del placcaggio che vedi solo tra i migliori veterani. Anch’esso in copia al discorso fatto per Burns, possiede una consapevolezza tale nei propri mezzi, che può permettersi di azzardare qualsiasi azione. Unica cosa, e se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, dico che talvolta dovrebbe tenere un po’ a bada il suo impeto, che nel corso della stagione ha causato diverse penalità. Ancor di più oggi a stagione conclusa (di questo ne sono fermamente convinto), dico che su questa coppia di giovani dovrà essere costruita la nuova secondaria degli Steelers.

Tornando all’analisi dei giocatori passiamo per Ross Cockrell, altro DB e altro oggetto misterioso dell’era Tomlin. Premetto che ne ho visti di molto peggio in questi anni, ma non mi capacito il perché aver preso Justin Gilbert se poi lo devi lasciare in panchina per fare spazio a uno come Cockrell! Mistero reso ancor più strambo con il recente taglio dell’ex Browns. Per non parlare di Willam Gay… Quest’anno si è visto chiaramente che pick-six è a fine carriera. Giocando nello slot, per cui devi possedere un atletismo incredibile, ha collezionato una miriade figure che han fatto calare vertiginosamente le sue quotazioni. Non dimentichiamoci che a roster abbiamo uno ball-hawk formidabile tormentato però dagli infortuni. Senquez Golson si spera possa essere arruolabile per il prossimo anno e quel punto un “ciaone” a uno tra Gay e Cockrell non glielo toglie nessuno.

L’altro componente in free safety spot è stato anche quest’anno Mike Mitchell. Qui si potrebbe aprire una discussione che non finisce più su chi lo vorrebbe tagliare e chi l’avrebbe addirittura voluto al Pro Bowl. Una cosa è certa… Mitchell è uno che non si tira mai indietro e che ci mette sempre tutto se stesso a favore del team, nel bene o nel male. Non mi sento pertanto di criticare un giocatore che ha quasi 30 anni e che per ovvie ragioni, è in fase di declino nella sua carriera. In copia alle stagioni passate, si è dimostrato un ruvido e puntuale placcatore sulle corse, che peccava però in zone cover e nelle letture sul passing-game, che ormai abbiamo capito non possedere. Una cosa è certa, ll futuro prossimo degli Steelers in FS si chiamerà ancora Mike Mitchell e i contrapposti, cui in parte mi ci metto anche io, dovranno farsene una ragione.

Anche qui e per chiudere il discorso sui DBs analizzando le statistiche per team, notiamo che sono stati fatti passi avanti rispetto al 2015 sul passing-game. 16mi per yds totali concesse (3882), rispetto alle 4350 del 2015 (30esimi).

Special Team, perché abbiamo uno special team?

Jordan Barry (punter), Chris Boswell (kicker) e Greg Warren (LS), sono gli unici che si salvano nell’annata appena trascorsa. Boswell soprattutto, è stato uno tra i migliori kicker della lega, siglando per due match il record personale e di franchigia (6 FG). Spesso e volentieri è stato in grado di togliere le castagne dal fuoco, come in occasione del divisional round vinto contro KC.

Il resto dei componenti non si è distinto per nulla partendo dai bloccatori passando per i ritornatori. Un’altra delle mie domande frequenti nel corso della stagione, mi sorgeva durante i ritorni da kickoff. Mi chiedevo come era possibile che non ci fosse nessuno meglio di Coates, Toussaint o Gilbert? Che invece di ritornare i palloni correvano al contrario… Demarcus Ayers autore di scorribande mozzafiato al college e selezionato nello scorso draft per ricoprire tale ruolo, ha combattuto per mezza stagione con un ernia inguinale che l’ha notevolmente limitato. La nota è stata resa pubblica dalla società solo a stagione terminata, quando il giocatore si è dovuto sottoporre all’intervento chirurgico. Speriamo a questo punto di vederlo al prossimo anno, perché nel football di oggi, i ritorni stanno diventando sempre più fondamentali.

Mike Tomlin & Co:

Come spesso è accaduto in questi anni, le critiche rivolte a Tomlin non sono mancate. D’altronde Mike, come ogni capo allenatore in NFL, ci mette spesso del suo tra play call incomprensibili, valutazioni di gioco sbagliate e passatemi anche un vigore che (non dico che non ci debba essere per carità!), spesso si dimostra contro producente al fine del risultato. Andando a memoria e senza dilungarmi troppo, vorrei ricordare giusto qualche episodio tra regular season e playoffs appena conclusi:

– La mancanza di saper gestire in ben quattro/cinque occasioni, la situazione sulla goal line avversaria e mi riferisco nello specifico ai match dei playoffs contro KC e New England.

– Come suddetto, la gestione di partite sulla carta “semplici”, con atteggiamento assolutamente rinunciatario, pensando di avere in tasca la vittoria ancor prima di iniziare a giocare.

– L’aver fatto giocare oltre il necessario giocatori imprescindibili come Big Ben, affidato punt inutili ad Antonio Brown, o snap startati da Le’Veon Bell con il risultato già scritto. Per non parlare poi delle linee di attacco e difesa oltre i linebacker. Capisco comunque la necessità di dover far scendere in campo qualcuno… ma quando decidi di far giocare tutta la partita Gilbert, DeCastro, Pouncey, Foster e Villanueva contro i Browns in week 16, oltre a Shazier e Timmons, non devi neanche dichiarare in conferenza che hai perso o giocato male per colpa delle assenze.

Detto questo vorrei precisare che non faccio parte di coloro che propende per il “fire Mike Tomlin”, ma neanche per i fermi sostenitori. Dopotutto in questi anni ha saputo dare carattere al team, superando il personale record di 100 vittorie da Head Coach con gli Steelers, oltre ad aver vinto un AFC Championship e un Super Bowl giocandone due.

Tra gli altri componenti della cricca dei Coach e già conclamato il lavoro di Mike Munchak sulla O-Line, possiamo finalmente dire che un anno di lavoro insieme, ha fatto produrre qualcosa di buono anche dal duo “Pluto” Keith Butler e Carnell Lake, Defensive back coach. Certo le scoperte dei giovani Burns e Davis hanno aiutato ad evitare l’ennesima disfatta, ma anche il lavoro svolto sul resto dei giocatori è da considerare tutto sommato buono considerando i componenti.

Bene anche Olsavski che ha confermato Shazier e Timmons come splendido duo, mentre ha faticato un po’ di più Porter con gli outside fino al rientro di Dupree.

Annata grandiosa per James Saxon con un super Le’Veon Bell ma anche di James Daniel, con l’enorme crescita fatta da Jesse James.

Richard Mann invece (WR coach), ha dovuto dare un entità ad un reparto falcidiato dagli infortuni e pieno di giovani. Il risultato finale è stato quello di saper valorizzare (nel limite delle loro qualità) Eli Rogers, Cobi Hamilton e Demarcus Ayers.

Tralasciando Fitcher (QBs coach), rimane Danny Smith, coach degli Special Team. Suddividendo kick return, punt return tra attacco e difesa, sinceramente non ci trovo nulla di buono nel lavoro svolto. Dal suo arrivo a Pittsburgh nel 2013, non ha mai dato la sensazione che il vento potesse cambiare. A Distanza di 4 anni è forse giunta l’ora di sostituirlo? A mio giudizio si…

Articolo tratto dal blog e pagina Facebook: Pittsburgh Steelers Italia