Draft Guide: Philadelphia Eagles

Non bastano milioni di analisi, mock draft, rumor più o meno veritieri e mesi di chiacchiericcio per capire fino in fondo un’arte difficile come quella del draft NFL .

Certo ci sono chiamate più logiche di altre, scenari più probabili, ma, e parliamo di Philadelphia Eagles, con la chiamata numero 14 queste strade sembrano moltiplicarsi.

Da una parte è zona di giocatori considerati da top 10 ma scesi, magari a sorpresa, più in basso, dall’altra è zona di giocatori considerati da fine primo giro rientrati a sorpresa in top 15.

Può sembrare una considerazione banale ma è fondamentale per cercare di capire chi gli Eagles sceglieranno al primo giro. Le need all’inizio dell’offseason erano ben definite: WR, DT, CB, RB, DE.

L’arrivo di Alshon Jeffrey (annuale), Torrey Smith e di Timmy Jernigan (via trade) hanno messo una pezza all’annoso problema del parco ricevitori e permesso di coprire l’addio del DT Bennie Logan lasciando, almeno apparentemente, 3 need da coprire nei primi giri del draft.

Sarà l’anno della conferma dopo i problemi del 2016?

La maggior parte dei mock ci dà, a rigor di logica, su di un cornerback. Con il taglio di McKelvin e l’addio di Nolan Carroll, l’attuale coppia di CB risponde al nome di Jalen Mills (le cui qualità da starter sono tutte ancora da esplorare) e del veterano Patrick Robinson. Una situazione praticamente invariata dai disastri delle scorse stagioni.

I Cornerback

Tanti i nomi associati, da Humprey a White, da Conley a Lattimore. I più probabili a poche ore dal draft restano Marlon Humprey da Alabama, Gareon Conley da The Ohio State e Tre’Davious White da LSU.

Il primo sembrerebbe il prototipo del DB made in Schwartz. Ama il gioco fisico, gran tackler e gran istinto sulla palla, con un po’ di svogliatezza però su tracce profonde dove tende a restare sulle gambe. Il gioco aggressivo della wide 9 dovrebbe però giocare a suo favore. Però potrebbe far gola ad un team in top 10 e non essere disponibile alla 14.

Il secondo paradossalmente è molto lontano da ciò che piace all’ex HC dei Lions. Conley paga la poca esperienza e l’aver vissuto all’ombra di Lattimore (che alla 14 dovrebbe essere già andato da un pezzo) ma ha grandi doti atletiche ed un magnetismo per l’ovale. Tecnicamente poi potrebbe essere il CB più forte della classe ma pecca fisicamente e di istinto per il tackle, doti che sembrerebbero essenziali per vestire in midnight green.

L’accusa di violenza sessuale, nonostante lo strano tempismo, pare abbia fatto crollare a picco le sue quotazioni e potrebbe averlo portato lontano dalle attenzioni Eagles, nonostante gli insider parlassero di grande interesse verso il ragazzo. In alternativa un nome forte, più dagli analisti che dai rumor a dire il vero, è l’ex #18 da LSU.

White è anche un abile returner, a testimonianza delle grandi doti atletiche.

Il ragazzo sta passando sotto traccia ma sembra essere un prospetto solidissimo, e la maturazione nell’ultimo anno ad LSU sembra essere completata. Velocità, istinto per la palla, può passare tranquillamente da outside a slot corner, abilissimo tackler (solo 5 tackle mancati quest’anno) ed molto intelligente. La sua estrema aggressività però a volte è un limite, specie in ottica pro, e la sua fisicità gli fa perdere alle volte il contatto con il resto del gioco. Dovrà imparare di più a guardare la palla e meno il diretto avversario per avere successo.

La classe è però molto profonda e anche con Conley e Sidney Jones da Washington (la cui rottura del tendine lo farà precipitare al terzo giorno) in caduta libera, rimangono una decina di prospetti che potrebbero essere utili a Philly. Ed è proprio per questa profondità che gli Eagles potrebbero, un po’ a sorpresa, rinunciare ad un DB il primo giorno, e pescarlo invece il secondo giorno di draft.

I Running Back

La scelta più logica a livello di need a questo punto rimarrebbe il RB. Con il prossimo taglio di Mathews, e con a roster i soli Sproles e Smallwood, mancherebbe un workhorse da RB. I nomi più spesso associati agli Eagles sono stati Christian McCaffrey e Dalvin Cook.

Il primo è uno dei giocatori più versatili al draft. Dopo aver sfiorato l’Heisman Trophy nel 2015 e aver macinato una quantità industriale di yard a Stanford, si affaccia al draft con un draft value che forse non rispecchia la vera qualità del ragazzo. Non fraintendete, ha grandi qualità da primo giro: la sua elusività, la sua agilità, la pazienza che ha nel cercare i blocchi e soprattutto le doti da ricevitore ricordano il miglior Le’Veon Bell. Ma per quanto possa essere un’arma tattica e creare mismatch in ogni angolo del campo, non sembra quel workhorse, quel giocatore su cui contare in ogni situazione di corsa, che oggi giorno si richiede per spendere una pick da primo giro. Soprattutto considerato il fatto che si trovano solidissimi titolari anche il terzo giorno.

Anche Dalvin Cook è ben considerato all’interno delle franchigie per la sua duttilità. Agile, grande visione, e imprendibile fuori dal back field, Cook sarebbe un innesto fondamentale dal giorno 1 per l’offense di Pederson. Anche per lui c’è qualche dubbio sul reale utilizzo sui 3 down. L’agilità va a scapito della potenza (appena 177 cm x 95kg) e il giocatore fatica a guadagnare extra yard quando l’azione si arena, dote necessaria nella moderna NFL per far muovere la catena. A questo si aggiunge una lunga storia di fumble che hanno fatto suonare più di qualche campanello d’allarme verso l’ex FSU.

Cook è già pronto a far impazzire i difensori anche tra i pro

Ma vale in realtà la stessa considerazione fatta per i CB. Con un classe così profonda vale la pena buttarsi al primo giro si du in RB quando il secondo e terzo giorno saranno disponibili giocatori del calibro di Joe Mixon (Oklahoma), Kareem Hunt (Toledo) o Alvin Kamara (Tennessee)?

Gli Edge Defender

Ed è per questo che nelle ultime settimane si sono moltiplicate le voci che darebbero gli Eagles su un tipo di profilo più difficile da inserire a metà draft, ovvero un edge defender. Gran parte del successo della difesa di Jim Schwartz riguarda la pressione esercitata sul QB avversario, ed per questo che, dopo l’addio di Barwin (sostituito da Chris Long) e il parziale dietrofront su Vinny Curry, le aquile potrebbero rinforzare ulteriormente il reparto.

Con Solomon Thomas che dovrebbe uscire in top 10 si è fatto il nome di Derek Barnett e Charles Harris.

La produzione del primo in uscita da Tennessee parla per lui: 32 sack e 198 tackle in 3 anni non sono numeri che si raccolgono tutti i giorni. Eppure la combine ha messo in evidenza i limiti fisici che potrebbero limare questa sua produzione, poiché la buona accelerazione mal si accoppia con la mancanza di velocità e potenza. La maggior parte della sue giocate sono arrivate battendo il tackle all’interno o all’esterno, dimostrando sempre grande intelligenza e senso della posizione. Difficilmente lo vedrete compiere azioni inutili, che non hanno lo scopo di inficiare l’azione del QB. E questa sua attenzione al gioco lo fa trovare sempre in buona posizione contro le corse, ma la mancanza nell’attaccare in bullrush e la ben più alta competitività (specie in velocità) dei tackle NFL potrebbero frenare in modo sostanziale la traslazione del suo successo al piano di sopra.

Il secondo era considerato un prospetto da fine primo giro ma dalla combine ad oggi pare abbia riscosso interesse nella prima metà del primo giro, Eagles compresi. In un certo senso è un giocatore agli antipodi rispetto a Barnett. L’ex Missouri mette sul piatto ottime doti atletiche, gran agilità e uno spin move letale, ma spesso tende a perdere il focus della giocata e andare fuori traccia. Ha velocità per mettere in difficoltà ogni tackle ma manca di potenza per sovrastarli in ogni situazione e rompere i raddoppi, e rispetto all’ex Tennessee è ben più deficitario contro le corse.

Visto cosa il defensive coordinator degli Eagles cerca dai suoi DE, Harris ad oggi sembrerebbe un fit migliore e potrebbe veramente essere il giocatore più in alto nella board di Philly alla scelta 14.

The Philadelphia Eagles select…

Gli Eagles non devono accontentarsi e continuare a creare una struttura offensiva in grado di supportare la crescita di Carson Wentz e il primo giro fornisce parecchie opportunità in questo senso. McCaffrey e Cook colmerebbero una need importante, darebbero a Pederson un’arma offensiva duttilissima e fornirebbero a Wentz un playmaker di primo pelo. I WR Corey Davis e Mike Williams potrebbero balzare a sorpresa nella contesa della pick #14 nel caso Howie Roseman voglia già pensare ad un futuro senza Jeffrey. Humprey, Conley e White sarebbero la chiamata più sensata in un ottica di colmare le need, ma sarebbero forse un po’ uno spreco nel caso la dirigenza voglia andare a tutti i costi di BPA.

Ed è in questo scenario che un defensive end potrebbe, un po’ a sorpresa, essere la prima pick a vestire in midnight green.

Se dovessi quindi ipotizzare, al netto di uno scenario difficile da intercettare, quale sarebbe la draft board dei 3 nomi più papabili direi:

  • Charles Harris, DE, Missouri.
  • Tre’Davious White, CB, LSU.
  • Dalvin Cook, RB, FSU.

Tra poche ore l’ardua sentenza.

MANUEL TRACIA