Bears Week 8 Recap: Dolcetto o scherzetto?

Nella notte di Halloween, gli spettri della settima sconfitta stagionale aleggiavano sopra il Soldier field: i Chicago Bears incontravano i Minnesota Vikings, la prima difesa della NFL.

Nella ventosa Chicago, il vento del cambiamento non spira ma cominciava a spirare il progetto di ricostruzione.

I Bears, partiti ad inizio della season con aspettative di tutto rispetto per una squadra al secondo anno di rifondazione, arrivavano a questo Monday Night Football con un umiliante 1-6 e un 1-1 negli scontri di division.

Lo scorso anno, l’arrivo del nuovo GM Pace e di coach Fox giustificava risultati non entusiasmanti perché era palese che si trattava di un anno interlocutorio.

Al draft Pace & Co si sono mossi molto bene portando, sulle sponde del lago Michigan, Floyd (LB), Whitehair (OG), Bullard (DT) e altri rookie promettenti come Howard.

In Free Agent si é visto l’arrivo di giocatori funzionali alla copertura delle lacune emerse lo scorso anno: Trevathan (LB), Freeman (LB), Hicks (DT), Massie (OT), per citarne alcuni.

Il vento dei nuovi arrivi aveva portato entusiasmo e anche soffiato facilmente via eventuali polemiche per le partenze: Forte veniva rimpiazzato da Langford che bene si era comportato lo scorso anno, il veterano Slauson andava al caldo di San Diego e Bennett decideva di ricevere lanci da Brady piuttosto che dal detestato Cutler.

Rimanevano deboli le coperture difensive con CB e/o Safety non proprio tutte élite ma nel complesso si poteva ben sperare anche perché in attacco rientrava dall’infortunio White (prima scelta al draft dello scorso anno) e si era trattenuto Jeffery con il franchise tag.

Insomma il buono e salvabile dello scorso anno veniva arricchito da arrivi di tutto rispetto e da un coaching staff che, nonostante Offensive coach che aveva “quasi riabilitato” Cutler fosse andato a Miami, poteva lavorare su buone basi e prospetti.

Poi c’è stato il training camp, la pre season e le prime partite di season … sparare sulla croce rossa sarebbe stato più difficile!

Ciò anche considerando che: diversi giocatori presi in FA si sono ritirati e soprattutto si sono sprecati gli infortuni quasi di massa in quasi tutti i ruoli, sia per brevi periodi (Bullard, Floyd, Trevathan, Goldman, Cutler – da molti visto come che non tutti i mali vengono per nuocere – ecc.) che per tutta la stagione (Grasu, ancora White, Houston, Fuller e forse anche Long ecc.).

Così la scarsa profondità di un roster ringiovanito ha fatto emergere la debolezze di una squadra bisognosa di risultati, in assenza dei quali, come è ovvio, le dosi di fiducia e capacità dei propri mezzi vengono meno.

Il coaching staff e dirigenza non possono essere considerati esenti da colpe: gli infortuni accadono in tutte le squadre ed é anche nella gestione delle emergenze che si vede il “manico”.

Ad esempio, alcune scelte sono state al quanto azzardate se non addirittura poco chiare: se Forte corre per i Jetz, il kicker Robbie Gould ora calcia per l’altra sponda di New York ed è stato rimpiazzato da Barth che, statistiche alla mano, non è un cecchino, tant’è che a volte si è preferito andare per il 4 down che per un field goal.

Il grido dei tifosi Goal as a Gould spero non venga sostituito con Barth as a bath.

L’assenza di una mentalità vincente, che sa chiudere le partite e metterle in saccoccia, e la grintosa e battagliera capacità di sapersi rialzare dopo belle batoste, si sono viste a più riprese.

Le dichiarazioni di sconforto e smarrimento del coaching staff e di alcuni giocatori ne sono a testimonianza per non parlare della sfuriata di McPhee con Cutler sulla sideline.

Tale situazione, per non dire regressione, ha portato la proprietà, i McCaskey, ad assumere un consulente esterno che sta esaminando da cima a fondo tutto il progetto Bears non escludendo tagli. Ovviamente il nome di Cutler non manca da questa lista anche perché prima dell’infortunio il back up Hoyer aveva statistiche di tutto rispetto che però non rispecchiavano l’andamento della squadra ma che di fatto ha evidenziato, se ve ne fosse stato bisogno, il problema qb a Chicago.

Così si è arrivati al Monday night football di fine ottobre dove le 7 partite di season sono state praticamente delle fotocopie: primi due quarti di tutto rispetto, con la partita ancora aperta e ottime giocate, poi cedimenti nei quarti successivi o addirittura sul finale.
I punteggi all’halftime (tra parentesi il finale) sono: vs Packers 3-6 (10-26 partita sicuramente viziata dall’infortunio di Hoyer), vs Jaguars 10-0 (16-17), vs Colts 13-16 (23-29), vs Lions 7-3 (17-14 unica vittoria), vs Cowboys 3-24 (17-31 eccezione che conferma la regola), vs Eagles 7-9 (14-29), vs Texans 14-10 (14-23).

Anche contro i Vikings all’halftime il risultato era ben augurale:13-3.

Chissà cosa sarebbe accaduto dopo l’intervallo?

Dolcetto o scherzetto?

Halloween è la notte delle streghe, degli spettri e dei mostri e così i Monsters of the Midway sono tornati e questa volta per tutta la partita.

Contro Minnesota, i Bears hanno giocato una partita da Bears: difesa superba che fino a 5 minuti dalla fine aveva concesso solo 3 punti e un attacco comandato da un Cutler in gran spolvero che ha permesso al rookie Howard e a Jeffery di esprimere il meglio con un touchdown a testa e soprattutto mostrare big play dinnanzi ad una difesa solida come quella di Minnesota.

20-10 il punteggio finale.

Nonostante questa vittoria, che cade prima del bye, Chicago rimane una squadra con luci e ombre, capace di ogni risultato.
Halloween è già passato e speriamo che il vento di Chicago spazzi via velocemente i fantasmi di una stagione fallimentare, portando solo The monsters of the midway che tanto mancano al Soldier field.

In ogni caso ogni partita dei Bears è un punto interrogativo: sarà dolcetto o sarà scherzetto?

 

-Cesare Menini-