Recap Week#3: Pittsburgh Steelers @ Chicago Bears 17 – 23

L’attacco vende i biglietti, la difesa vince le partite

Nessuna espressione coniata fino ad oggi si può definire più adatta a descrivere la partita di week 3 fra Chicago Bears e Pittsburgh Steelers.

Al Soldier Field di Chicago va in scena un programma che secondo ogni pronostico vedrà gli uomini di Pittsburgh portare a casa una vittoria facile facile per alzare il record a 3-0 e annunciare, ancora una volta, che il trio composto da Big Ben Roethlisberger, Le’Veon Bell e Antonio Brown ha i numeri per arrivare al bersaglio grosso. Dall’altra una squadra che dopo l’ottima prima contro Atlanta, persa per un soffio negli ultimi secondi, ha spazzato via qualsiasi ottimistica possibilità di togliersi qualche soddisfazione con la penosa partita a Tampa, dove i Buccaneers ci hanno letteralmente asfaltato con facilità.

Ed invece, la partita che non ti aspetti.

Col rientro tanto atteso di Long a guidare la linea offensiva e con gli esordi in regular season di Amukamara e Wheaton, i Bears visti nei primi 2 quarti sembrano una squadra totalmente diversa, che onestamente erano anni che non si vedeva: solida nella linea d’attacco e attenta in difesa, concedendo davvero poco ad un attacco abituato a segnare con una certa facilità.

La partita inizia con una alternanza di punt che sottolineano la sterilità di entrambi i reparti offensivi: le corse di Howard e Cohen hanno spesso guadagni minimi, fermati dai tackle del fortissimo LB Ryan Shazier (che a fine partita metterà a segno ben 11 tackle in solitaria) e da Vince Williams, mentre ancora una volta si annota una quasi totale sterilità sui lanci da parte di Glennon (che non completerà un singolo passaggio verso un wide receiver in tutta la partita) per lo più destinati ad Howard e Cohen e, saltuariamente, a Miller.

La partita continua così fino al minuto 2:20 del primo quarto quando, dopo il punt di O’Donnell, Rodgers commette un muff che viene prontamente recuperato dall’ottimo McManis sulle 29 degli Steelers.

Da qui, grazie a 6 corse (e 2 1° down guadagnati) tocca a Howard arrivare in end-zone per il primo touchdown della partita, con Barth che mette a segno il PAT e fissa il risultato sul 7-0.

Pittsburgh avverte il colpo e si trova un po’ spiazzata dall’organizzazione Navy&Orange, non riuscendo a trovare la strada per segnare punti in tabellone.

Roethlisberger cerca in diverse situazioni le mani di Brown, spesso ben coperto da Fuller, e si affida alle corse di Le’Veon Bell che però non danno i risultati sperati.

Addirittura, quando il cronometro segna 6:37, Bryce Callahan si avventura in un blitz che trova impreparata la linea e il backfield dei giallo-neri riuscendo a forzare un fumble prontamente recuperato da Akiem Hicks: il Soldier Field è in delirio.

L’azione continua ma purtroppo la difesa di Pittsburgh, ancora con il tremendo Ryan Shazier, riesce a bloccare le nostre corse. Ricorriamo perciò al field goal che purtroppo viene calciato a lato da Barth. Nei due drive successivi hanno ancora la meglio le difese ed il tabellone segna punti rimane immutato fino allo 09:21 del 2° quarto, quando, dopo un lunghissimo drive (7 primi down conquistati partendo dalle 23 degli Steelers ed arrivando fino alle 7 dei Bears) Roethlisberger pesca con uno screen pass Antonio Brown che mette in mostra tutto quanto il suo talento, riuscendo ad entrare in end zone con la sola mano con l’ovale un istante prima di finire a terra per il placcaggio di Amukamara. Boswell centra il PAT e porta la partita sul 7-7.

Ed è qui che probabilmente nei Bears succede qualcosa, qualcosa che attiva una carica e fa prendere una piega inaspettata alla partita. Mancano poco più di 5 minuti e mezzo al Half Time, Howard e Cohen cominciano a macinare una quantità di yard che nessuno si aspettava di vedere. Si vede addirittura uno dei pochi lanci di Glennon degni di nota, che pesca uno splendido Miller per 17 yard fino ad arrivare sulle 21 di Pittsburgh. Ancora 2 corse di Howard ci portano fino a 2 yard dalla end zone. Loggains qui ha un colpo di genio (ripetendosi come nella partita contro Atlanta): con l’intera linea giallo-nera e i linebacker pronti a blitzare per intercettare i nostri RB, viene chiamato un lancio corto sul TE rookie 2° scelta Adam Shaheen che finge un blocco per liberarsi e ricevere in assoluta libertà (1a ricezione e 1o touchdown in NFL per lui). PAT a buon fine e 14-7: il Soldier Field, già in delirio, impazzisce.

Sul seguente calcio Pittsburg riesce a guadagnare abbastanza da portarsi velocemente fino sulle 49 di Chicago. Mancano soli 6 secondi e Boswell prova a mettere 3 punti con un field goal. E qui succede di tutto: McManis blocca il calcio con l’ovale che finisce nelle mani di Marcus Cooper che corre, corre e corre fino ad arrivare in red zone, dove comincia a rallentare per attraversare la goal line camminando, senza rendersi conto che alle sue spalle, Vance McDonalds, lo ha ripreso e riesce a forzare un fumble ad 1 sola yard dalla end-zone: la palla rotola e lo stesso Boswell la “spinge” fuori dal campo. A questo punto è il caos: Pittsburgh esulta, Chicago è attonita, il Soldier Field, un attimo prima in piena crisi mistica, ammutolisce.

Cooper minimizza lamentando di aver chiaramente varcato la linea, il coaching staff degli Steelers chiede la verifica e la ottiene. Non viene concesso il touchdown, ma a quel punto anche il coaching staff dei Bears chiede che venga assegnata una safety. Ci vogliono diversi minuti prima che l’arbitro riesca a capire il da farsi. Alla fine la sentenza: Chicago ripartirà da 1 yard dalla end-zone con 6 secondi sul cronometro. Nel frattempo l’intero roster degli Steelers era rientrato negli spogliatoi, perciò di corsa l’intera squadra è dovuta rientrare in campo e prendere posto sul gridiron.

Inizia l’azione, false start di Leno e Chicago che a quel punto va al field goal nella successiva ripetizione del down: si va negli spogliatoi (questa volta, per davvero) sul 17-7 con l’impressione di esserci impalati sulla croce con le nostre stesse mani, invertendo una inerzia della partita che per una volta ci vedeva dalla parte di quelli che vincono.

Il 3° quarto re-inizia con un punt per parte fino al minuto 5:26 in cui, sempre il fenomeno Ryan Shazier forza e ricopre un fumble su Jordan Howard (o almeno, è ciò che l’arbitro ha deciso) sulle nostre 25. Nel drive successivo, non con una certa difficoltà, Pittsburgh avanza: viene chiamato un fallo per holding di Cooper su Brown (anche questo piuttosto generoso, a mio avviso) che fa ripartire l’attacco guidato da Big Ben da 1 yard. Le’Veon Bell segna così su corsa. 17-14 e Steelers che si rifanno sotto con l’inerzia della partita dalla loro.

Glennon, probabilmente risentendo il colpo del finale del secondo quarto, dimostra di avere un sangue tutt’altro che freddo e nel momento più importante e delicato per noi decide di sbagliare evidentemente un lancio per Miller, coperto da  Shazier, Hilton e da Wilcox che facilmente lo intercetta sulle nostre 21.

Ma se il nostro attacco (o per meglio dire, il nostro QB) è imbambolato, non lo è certo la nostra difesa che nonostante la vicinanza alla nostra end zone costringe gli Steelers a ricorrere al field goal che fissa il punteggio sul 17 pari. Non cambierà più niente fino al termine della partita. Il vincitore si deciderà, quindi all’overtime.

Glennon (questa volta si, utile) vince il lancio della monetina: sarà Chicago a cominciare.

Il kickoff viene riportato da Thompson fino alle nostre 26. La prima azione è una corsa di Jordan Howard per un guadagno di 1 yard.

Lo ammetto, quelle 73 yard che ci separavano dalla end zone avversaria mi sembravano incolmabili. E agli Steelers a quel punto bastava un solo field goal per vincere. Mi ero rassegnato. SBAGLIANDO.

Quando tutto sembra andare per il peggio, da un disperatissimo 2nd e 9, è Tarik Cohen a partire come un fulmine saltando l’intera squadra di Pittsburgh, correndo lungo la nostra sideline, tagliando il campo in diagonale ed entrando in end zone: E’ FATTA!

E invece no. Il coaching staff degli Steelers chiede il replay. E vi dirò, per quanto lo abbia visto e rivisto non riesco a vedere il tocco di Cohen con la linea della sideline. Comunque sia touchdown annullato, tempo fermato e palla a Chicago sulle 37 avversarie. L’ennesima corsa di Howard ci porta a 19 yard dalla vittoria: è ancora lunga mi dico.

E per la seconda volta vengo nuovamente sbugiardato: movimento perfetto della linea d’attacco che sposta l’attenzione della difesa avversaria sulla nostra destra, perfetto blocco dell’irreprensibile Shaheen con Howard che taglia trasversalmente a sinistra in un contro-movimento perfetto e corre indisturbato per 19 yard.

IT’S OVER. I BEARS VINCONO

Vince una partita che nessuno avrebbe dato per combattuta nemmeno nelle più rosee speranze. Diavolo: questi puntano al Super Bowl, a noi andrebbe bene arrivare ad un record di 8-8.

Eppure è nostra.

La partita è stata davvero incredibile. Ha alternato momenti morti a momenti di tensione estrema fra due squadre che han giocato a viso aperto. Loro, con tante certezze e forse un pelo di presunzione; Noi con le uniche due cose che pensavamo di avere: rabbia e fame. Ma abbiamo finalmente urlato a tutta la NFL che Chicago non è solo fame e rabbia, è anche tanto talento.

La nostra difesa, stoica, ha concesso pochissimo ad un attacco che è abituato a segnare molto più di così.

Il migliore della secondaria, per me, e lo dico con un pizzico di fierezza perché ho sempre creduto in lui, è Kyle Fuller. Molto bene anche la prima di Amukamara. Immensa inoltre la nostra linea ed i nostri linebacker, specialmente Danny Trevathan, forse il migliore dei nostri, che ha messo a segno ben 8 tackle in solitaria e 2 assist. E pensare che ci mancava un certo Jerrell Freeman.

Grande soddisfazione vedere il ritorno al sack di Pernell McPhee e la sicurezza di avere in squadra un mostro come Hicks.

Quello che più mi ha colpito è stata la nostra OL: il rientro di Kyle Long deve avere davvero rafforzato gli animi di tutti, vedendo prestazioni davvero molto positive di Whitehair e, lo ammetto non lo avrei mai detto, di Bobby Massie (che tra l’altro ha ricoperto un importantissimo fumble). Mi è dispiaciuto per l’infortunio di Grasu, che ha giocato una ottima partita prima di farsi male (ma secondo indiscrezioni non dovrebbe essere nulla di grave).

L’unica preoccupazione, ma lo sapevamo, è per la nostra air raid. Glennon ad oggi è un elemento di passaggio fra il centro ed i running back pagato circa 15 milioni l’anno, decisamente troppi per un QB che dimostra ad ogni partita di avere poca confidenza con 1 solo ricevitore e nessuna confidenza con tutti gli altri. Capisco anche che non si vuole rovinare forzando la formazione di Trubisky, ma in tutta franchezza sto cominciando a preoccuparmi per la grande quantità di urti che devono subire Howard e Cohen in ogni partita (sperando che non succeda mai qualcosa di grave).

Sui due nostri RB mi sono dilungato anche troppo in passato, ormai credo che chiunque non la consideri una coppia fra le migliori della NFL, sia semplicemente uno che di football ci capisce poco o niente.

Menzione speciale, credo doverosa, per Sherrick McManis, che se non fosse stato per la bravata di Cooper, sarebbe stato probabilmente l’uomo della partita. Alla faccia di chi snobba gli Special Team.

Non ci facciamo illusioni e non voliamo troppo alto, la nostra fame e la nostra rabbia non devono attenuarsi. Non ci deve essere alcun senso di appagamento. Solo tanta voglia di vincere e di dimostrare che ci siamo, e non ci siamo per fare da tappezzeria. Cuore, sangue e muscoli. Come sempre. E come sempre:

BEARDOWN!


firma-luca