Notre Dame Fighting Irish: week #1

South Bend, IN – Inizia in casa la stagione 2015 dei Notre Dame Fighting Irish, usciti un po’ rotti dalla scorsa annata (8-5) ma con un Bowl di riscatto vinto di misura contro LSU nel finale.
Al Notre Dame Stadium si presentano i Longhorns di Texas, per una sfida dal sapore antico, d’altri tempi.
Sulla carta infatti si affrontano due big del panorama collegiale: seconda (ND) e terza (Texas) per numero di partite totali vinte, le due scuole si incontrano per l’undicesima volta, dopo che in passato si sono più volte affrontate dall’alto di una posizione considerevole nel ranking nazionale.
Un po’ diversa è la situazione in questo opening game 2015 visto che i Fighting Irish partono da un ipotetico 11mo posto nel ranking AP mentre Texas sta affrontando un lungo periodo di restaurazione e riassetto.

Dopo una stagione negativa (6-7) i Longhorns di coach Charlie Strong (2nd year) scendono in campo con ben 9 freshmen fra i titolari e una grande abbondanza di Sophomore in un po’ tutte le posizioni.
Pochi i giocatori esperti e tutt’altro che decisa la posizione del Quarterback titolare. A Tyron Swoopes, infatti, succede Jerrod Heard durante il secondo quarto, salvo poi tornare in sideline per il resto della partita.
A prescindere da chi è in cabina di regia, comunque, l’attacco di Texas gira davvero poco e male dimostrando tutta l’inesperienza di O-Line, Backs e Receivers; molte le yard perse per sack (31 in 4 placcaggi), tante le corse finite addosso alla DL avversaria e determinanti i drop dei ricevitori, anche su corto raggio.
A fine partita Texas non sarà andata oltre i 3 punti di un Field Goal, complice anche quella difesa tanto acclamata a South Bend; Jaylon Smith e Shaldon Day guidano un reparto di ferro dove tutti fanno il loro dovere.
Quando una difesa del genere incontra un attacco mal calibrato il risultato può essere uno solo: brillano un po’ tutti, dalla D-Line ai Linebacker, dai Cornerback alle Safety. Ed ecco che l’attacco Orange resta in campo pochissimo e si deve affidare al proprio punter alla fine di ogni drive.

E’ stata quindi una partita dominata dall’incontro fra l’attacco di Notre Dame e la difesa di Texas.
Il tabellone a fine partita è impietoso, 38 punti per gli Irish contro i già citati 3 dei Longhorns; ma andiamo con ordine.
Occhi puntati già dal primo drive su Malik Zaire, incognita dell’anno e sospetto “rushing quarterback” che poco sembra azzeccarci con un attacco tutto ricevitori come quello di ND.
Pronti via, pubblico e critica subito smentiti. Zaire gestisce l’attacco in modo fluido e sicuro muovendosi a suo agio nella tasca; per la prima metà di entrambi i tempi di gioco, la D-Line di Texas si infrange contro la solida OL di Notre Dame concedendo in media più di 2,5-3 secondi a Zaire per lanciare e lasciando enormi varchi alle corse di Tarean Folston e C.J. Prosise.
Proprio Folston, rushing leader dello scorso anno, lascia il campo dopo pochi minuti di gioco caratterizzati da due ottime corse, a causa di un presunto stiramento muscolare. Gli succede il freshman Josh Adams che contribuirà alla causa con una prestazione degna di nota (5 corse per 49 yard e 2 TD). Prosise si conferma un ottimo portatore di palla correndo 98 yard in 20 portate, anche se non arriva mai in endzone.
Il motivo principale è la scelta dei giochi: Zaire sa lanciare eccome e Coach Brian Kelly lo sfrutta a dovere.
Dapprima aiutato dalla scarsa prestazione difensiva dei Longhorns, il QB #8 manda Kyle Fuller in TD dopo soli 6 minuti di gioco.
A fine partita, nonostante la difesa avversaria abbia incrementato notevolmente la propria pressione (soprattutto grazie ai Linebacker) Zaire avrà completato 19 passaggi su 22 per un totale di 313 yards e 3 TD; yards per altro distribuite a diversi ricevitori, tra cui Fuller, Prosise e Brown.

Il dato di maggior conforto per i tifosi Irish è stato quello riguardante ai tournover e l’impressione che Zaire ha saputo dare di se stesso in situazioni di estremo pericolo.
La maggior parte delle yard perse dall’attacco Irish, infatti, son venute da un susseguirsi di penalità prese dalla pur espertissima OL, tra cui un False Start davvero ingenuo del Senior Center Nick Martin.
Per il resto Malik Zaire ha gestito alla perfezione la sua presenza nella tasca ed ha dimostrato una grande mobilità in situazioni di QB Hurry; proprio in una di queste situazioni, Zaire, inseguito da Mali Jefferson, ha lanciato un razzo da 30 yard nelle mani di Fuller valso un primo down, pochi decimi di secondo prima di essere colpito.
Interessante anche la gestione delle Option da parte del #8 che, oltre a sfruttare bene i blocchi, ha fatto vedere di non essere il rushing QB estremamente egocentrico che tutti pensavano, scegliendo più di una volta di uscire dai bordi per fermare l’orologio e guadagnare yard senza rischi.

Il resto è un assolo Irish, tanto in attacco quanto in difesa, e il risultato finale non fa altro che sottolineare la profonda differenza che intercorre fra un team rodato, calibrato e pieno di esperienza e un altro affetto da gravi lacune tattiche e caratterizzato da un roster decisamente troppo giovane.
Il fattore esperienza, in un campionato fatto di squadre in continua mutazione come quello universitario, è determinante e la squadra di coach Kelly lo sa.
E’ su questo che Notre Dame deve puntare per la stagione 2015, un’annata che non può finire nella mediocrità: o si vince o si fa l’ennesima figuraccia. Un bowl fuori dai play off, forse, è già troppo poco.

 

– Nicholas J Hook –