Lions week 12: Solo un altro giorno di lavoro. (Vikings 13 – Lions 16).

prater

(NB: in via sperimentale, salto la cronaca della partita partendo dal presupposto che tutti bene o male si sia vista, rimandando in appendice ad altre fonti. Fatemi sapere se preferite i miei vaneggiamenti in questa forma o nella precedente. E.)

Non mi viene in mente niente di più adatto che cercare di tradurre una tipica espressione americana1 per commentare la settima vittoria stagionale dei Lions.

Del resto, se c’è un motivo per cui il brutto anatroccolo si sta trasformando in cigno sotto i nostri occhi, quello non è la fortuna troppo spesso invocata o l’atto eroico dei singoli.

Entrambe le cose hanno il loro peso, certo ma sia fortuna che eroismo ti possono sorreggere fino ad un certo punto per poi lasciarti inevitabilmente a piedi.

Quello che, a mio avviso, sta sostenendo i Lions in questo loro improbabile assalto ai playoff è riassumibile in impegno e disciplina. O come detto sopra, il duro lavoro.

La scorsa settimana, notavo come Matthew Stafford abbia rubato a Phillip Rivers la cadenza con cui ha indotto Jacksonville al fuorigioco nel drive vincente.

Questa settimana, l’intercetto capolavoro di Slay è frutto di uno schema provato lungamente proprio in previsione di una simile situazione. Del resto una giocata del genere non si improvvisa.

Guardiamola da vicino, prendendo come guida lo stesso Dariusone nostro.

La storia inizia prima dello snap e richiede un bel po’ di attenzione per vendere tutto al QB. Ora come sa bene chiunque abbia visto la Stangata (o letto American Gods), le truffe migliori richiedono di essere almeno in due e in questo caso addirittura gli attori sono tre: Glover Quin, Darius Slay e Quandre Diggs.

I tre si sono allenati non si sa da quanto per uno specifico gioco da attivare su una traccia di Speed out (quelle in cui si corre fuori in pratica, tipiche dei 2 minute drill) ma devono rifilarla a Bradford che, per complicare le cose, è pure un veterano.

Con 38" sull’orologio, Quin legge il gioco avversario e chiama il gioco difensivo.

Allo snap, i tre si mettono in moto: Slay segue il WR esterno (o almeno così sembra), Quin va in copertura e Diggs va su Thielen ma viene battuto dal giocatore di Minnesota che ottiene separazione agli occhi del quarterback.

Non vorrei giocare a poker contro loro tre.

In realtà, Diggs ha perso contatto di proposito, mentre Slay ha subito mollato il suo uomo a Quin e sta tornando a coprire dall’esterno già mentre Bradford sta lanciando.

Thielen, a questo punto, ha gli occhi sul pallone e su Diggs e non può vedere Slay che rientra, la palla è già in aria e Slay, che arriva letteralmente da fuori l’inquadratura, è in vantaggio sul ricevitore designato.

Intercetto che decide la partita2

Niente magia.

Un gioco preparato ed un’ottima esecuzione frutto di allenamento e duro lavoro.

Del resto, questi primi Lions post-Megatron non hanno un roster stellare, pretendere che ammazzino le partite sarebbe esagerato.

L’unica stella vera è, al di là della percezione di certa stampa tricolore, è Stafford sempre pronto a tirar fuori l’asso nella manica fino a che la partita resta in bilico

E, per quanto privo di star powa!, il roster è zeppo di buoni giocatori che quello sanno fare, tenere i Lions in partita facendo con attenzione il loro lavoro e curando le basi del football.

Buoni placcaggi, molto attenzione alla palla, pochissimi di quegli errori mentali che in una partita tirata fanno la differenza.

Ho già citato, al riguardo, l’offside di Jax la scorsa settimana. Questa settimana, Cordarelle Patterson ha azzoppato l’intera partita dei Vikings causando una penalità per formazione irregolare che ha cancellato un primo down e generato la speed out poi intercettata da Slay.

Errori che capitano, con la partita in bilico ma che stranamente (incredibilmente, per i tifosi di lungo corso) i Lions provocano e non subiscono.

E, a questo punto, un po’ di affetto va distribuito ai coach da Caldwell in giù perché una squadra concentrata e con buoni fondamentali (nonché una squadra che cava spesso sangue da una rapa) è figlia di un buon lavoro degli allenatori, sia nel trasmettere la giusta mentalità "aggressiva ma tranquilla" sia nel mettere i giocatori nella condizione di esprimersi, anche aggiustando giochi e strategie al volo quando le vecchie non funzionano.

L’attacco, per esempio, si è trasformato da no-huddle ad alta velocità, in un attacco molto più lento e ragionato mentre la difesa, stante le difficoltà del front seven a causare pressione, ha preso la via del limitare le giocate grosse, sfidando gli avversari ad attraversare il campo con passaggi corti.

Il risultato è stato che le partite contengono meno drive, quindi meno punti disponibili e che alla fine tutto si riduce a chi ha il quarterback e gli specialisti migliori.

E i Lions hanno Stafford, "Mr. clutch Prater e Sam Martin il che gli dà un vantaggio notevole in situazioni simili.

Certo, il lavoro da fare è ancora tantissimo: c’è da evitare che l’attacco vada in stallo per mezza partita, il fronte difensivo dovrebbe trovare il modo di generare pressione in maniera più continua.

Il gioco di corse è ancora sotto media.

Sempre troppe penalità in difesa.

Tanto lavoro.

Ma questa iterazione dei Lions non sembra spaventata dalla prospettiva.

E, mentre lavora ed impara, vince.

Il che, permettetemelo, è tanta roba nella NFL.

Note varie

  • boxscore

  • highlights.

  • Slowlights di SandmanLions.

  • Poi mi cheto coi video: Adrew Kato di PoD ha montato tutti i comeback con Africa dei Toto come colonna sonora: qui.

  • Come si vede pure dagli highlights, gli arbitri non ci amano ancora. Se il sack fumble di Ansah è dubbio, la chiamata per Pass Interference sull’intercetto di Quin è quantomeno dubbia.

  • Invece, sul reverse per Cordarelle Patterson, c’è un block in the back grosso come Vince Wilfork, subìto da Raphael Bush proprio davanti all’arbitro. Silenzio assoluto dello stesso. Tutto questo per dire che non ci sono certo "aiutini" in queste vittorie.

  • Venendo a cose più leggere: Stafford 23/40, 232 iarde, 1 TD. In Più due primi down chiusi di corsa, con un totale di 30 iarde sul terreno. Da essere considerato un QB lento ad essere un’arma per l’attacco, c’è voluto un paio di anni e tanto lavoro (ancora una volta.)

  • In più le statistiche non raccontano tutta la verità; per esempio la presenza nella tasca. In più di un’occasione Stafford ha sfruttato la sua mobilità per guadagnare millesimi di secondo preziosi per ottenere il completo. Per esempio riguardatevi il TD e (soprattutto) il lancio di 29 iarde per Boldin nel drive del pareggio. Stafford è completamente circondato dalle divise bianche in una tasca collassata eppure riesce a guadagnare quell’attimo e a lanciare praticamente in punta di piedi.

  • Bradford: 31/37, 224 iarde, 1 Int. Particolare curioso e rivelatore: la distanza media dei passaggi di Braford è di 3.87 iarde/tentativo.

  • Anche a causa dei passaggi velocissimi scelti da Shurmur e Bradford, la difesa ha registrato zero sack ma c’è stata pressione.

  • Partita buona dei Linebackers: Bynes e Whitehead han bloccato con sicurezza mettendo in carniere anche qualche bel tackle for loss. Altra buona prestazione sui terzi down e in special team di di Miles Killebrew.

  • A proposito di special team, buon lavoro del team di copertura in assenza di Don Carey. Pollice in su, in particolare, per Aidarius Barnes che doveva sostuirlo in un ruolo ben impegnativo.

  • Perché a fine primo tempo, è stato preferito un Hail Mary ad un tentativo di Field Goal? La risposta ha un nome e cognome ed è Cordarelle Patterson. Vista le capacità del numero #84, degli special team di Minnesota in generale e il fatto, che da quella distanza, la parabola doveva essere necessariamente bassa Joe Marciano ha scelto di azzerare i rischi. Non me la sento di dargli torto.

  • Se qualcuno pensasse che si è trattato di scarsa fiducia nei confronti di Prater, non è così. Alla fine della partita, dopo l’intercetto i Lions non hanno nemmeno tentato un gioco offensivo e, dopo essersi consultati col kicker, si sono limitati ad inginocchiarsi visto che Prater aveva assicurato di esser tranquillo da lì.

  • Motivazione speciale per Prater a bordo campo:

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Il figlio si chiama Pax (non Max), per la precisione.

  • Ok, ho perso il conto delle rimonte di Stafford ma dovremmo essere a 26. Prater passa a 25 su 25 FG che pareggiano o vincono la partita nel quarto periodo in un colpo solo.

  • I Lions sono la prima squadra con 7 comeback dopo i colts del 2009. Allenatore? Jim Caldwell.

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(un’immagine vale più di mille parole).

  • Il quale Jim Caldwell è il terzo allenatore Lions ad ottenere 25+ vittorie in meno di 50 partite.

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Non è tutto ma spero basti.

See ya!

staff

Da I soliti Lions.


  1. Just another day in the office.

  2. in nota i complimenti per aver avuto la presenza di spirito di lasciarsi andare giù con per primo ginocchio sul tackle di Cordarelle Patterson. Proprio davanti all’arbitro per di più, in modo che non ci fosse spazio per contestazioni.