Ice Bowl

Avete mai visto qualche immagine, qualche fotogramma, preso di traverso lungo la linea di scrimmage, nelle gare di pieno inverno, in un qualche stadio old style, di quelli che ormai si vedono solo nel college football?

La pelle lucida di sudore dei giocatori, l’erba che prende un colore vizzo, che tende al giallo-marrone, il fiato che esce in grandi sbuffi e subito diventa visibile vapore, soffiato da una sorta di locomotive vecchio stampo, con le caldaie in pressione. Non molto a che vedere con le gare al Cowboys Stadium, eppure Dallas è stata parte di una delle gare memorabili della NFL che ha avuto come tema proprio il ghiaccio.

31 dicembre 1967.

Lambeau Field, Green Bay, Wisconsin.

Dopo aver battuto rispettivamente Rams e Browns, i padroni di casa di Vince Lombardi affrontavano i Cowboys di  Tom Landry nel rematch della gara per il titolo dell’anno prima. Incrociatisi per la prima volta nel 1954 quando il primo era OC dei Giants ed il secondo ne era cornerback sinistro e poi DC, erano in buona sostanza l’antitesi: il primo vulcanico, esaltante nella vittoria quanto ombroso nella sconfitta, il secondo stoico e calmo in qualsiasi situazione. Si possono considerare rispettivamente il miglior coach offensivo ed il migliore difensivo del periodo in questione.

Ma il protagonista a quanto pare, più che i due tecnici, fu il freddo intensissimo, intorno ai 25° sotto lo zero, che fu amplificato prima di tutto da un terrificante vento freddo che si dice arrivasse ai -40°, e poi da un malfunzionamento dell’impianto di riscaldamento del campo che portò al congelamento istantaneo dell’umidità sottostante appena furono rimossi i teloni. Una pista di pattinaggio, o come scriverà Steve Sabol più tardi una Frozen Tundra (Tundra gelata), nome rimasto orgogliosamente appiccicato all’impianto.

Svariate dicerie, tra cui quella che fu lo stesso Lombardi (che appare soddisfatto del fondo in certe riprese del pregara) a togliere corrente ai generatori dell’impianto, costellano una gara talmente fredda che i previsti show pre-gara e dell’intervallo, che dovevano vedere protagonista la banda della Wisconsin-La Crosse, furono annullati e sette ragazzi furono trasportati ai vicini ospedali in condizioni di ipotermia.

Un buon inizio, non c’è che dire. Tuttavia l’andamento altalenante del match, teletrasmesso dalla CBS ma di cui non esiste una registrazione integrale, tenne incollati alla TV trenta milioni di americani. Nel finale palpitante, in cui Chandler fallì il calcio del pareggio, Green Bay ebbe l’ultimo drive con 4:50 sul cronometro, Starr chiuse un passaggio per Dowler (13yds), una corsa per Donny Anderson (12yds) e un lancio per Mercein da 19yds, lo stesso Mercein chiuse il successivo down sulla linea delle 3 di Dallas che stoppò successivamente le due corse di Anderson, in realtà la seconda si stoppò da sola quando Anderson rovinò a terra a causa del ghiaccio.

Al terzo e goal, con 16″ sul cronometro Starr chiamò l’ultimo timeout, il terreno in quelle condizioni e le difficoltà di Green Bay nelle corse facevano pensare ad un lancio anche perchè un incompleto avrebbe fermato di nuovo la lancetta per un eventuale quarto tentativo. Contro questo deponeva il fatto che la protezione a Starr era stata lacunosa per tutta la gara (8 sack). Lombardi chamò un 31 wedge, Starr fece praticamente di testa sua nonostante le urla di Lombardi e andò oltre la goal line sfruttando un post-drive block della guardia Kramer e del centro Bowman alla sinistra di Pugh.

A quanto pare, in quel freddo polare, lo storico responsabile dei giocatori Pat Peppler chiese a Lombardi quale chiamata avrebbe dovuto essere eseguita, e Vince gli rispose “Damned if I know!” (che suona più o meno come “Mi pigliasse un colpo se lo so!”).

L’immagine del groviglio umano in cui slitta Starr, il linebacker Howley che lo manca con il tuffo disperato da destra, ed il referee Joe Connell con il numero 57 e le braccia alzate, sono l’icona di una gara che la NFL ed i suoi appassionati considerano tra i momenti più emozionanti della storia sportiva della lega.