A NEW SUN

L’inizio di una nuova era.

Sembra che un nuovo sole stia sorgendo dalle sponde del lago Michigan, una nuova alba che risveglia l’orso dal lungo letargo.

Quando Ryan Pace ha deciso di giocare la carta Trubisky al draft dello scorso anno, allo stesso tempo ha deciso di mettere in gioco la sua credibilità di GM e, forse, anche di uomo. E quando un GM NFL fa una mossa del genere, verrà ricordato per sempre come il genio intuitivo, oppure come il fallito che ha messo in ginocchio la franchigia per una decade.

Ovviamente c’è una ragione se Pace ha scelto un QB come Mitchell per rilanciare una franchigia storica come quella di Chicago, anziché chiamare un difensore come da tradizione avrebbe voluto la famiglia McCaskey, e Trubisky parte di questa ragione ce l’ha già mostrata. Ma il bello deve ancora venire. Il talento è indiscusso e l’esperienza si fa sul campo.

Non è un segreto che coach Nagy e Mitchell Trubisky abbiano passato l’intera pre-season a studiare per l’esame del 9 settembre mentre i giornali facevano chiacchiere; e l’esame è di quelli tosti.

Sì perché i Bears non vincono una gara d’esordio dal 8 settembre del 2013, quando Brandon Marshall segnò un touchdown su ricezione a 7 minuti dalla fine regalando al Soldier Field il sorpasso e la conseguente vittoria sui Bengals di Andy Dalton.

Da quel 24-21 sono passati cinque anni esatti, che sarebbero stati quattro se Mike Glennon non si fosse divorato l’ultimo drive contro i Falcons la scorsa stagione mandandomi la birra di traverso.

Nagy e Mitch, col supporto di Mark Helfrich (ex Oregon), hanno lavorato intensamente tutta l’estate e molto del loro operato era mirato a capire quali strategie difensive avrebbe messo in atto il capoccione pelato di Mike Pettine, nuovo defensive coordinator di Green Bay.

Vincere al Lambeau Field metterebbe i Bears in una condizione meravigliosa, vuoi per la classifica, vuoi per il morale che andrebbe alle stelle. Nagy questa partita la vuole e la stessa fame la sta trasmettendo al suo spogliatoio; l’era del vecchio conservativo John Fox è finita, e la prima da head coach di Matt Nagy non può essere una sconfitta. Non deve.

La città chiede questa vittoria e il coach vuole rendere la sua gente felice perché ha capito che le umiliazioni che Chicago ha dovuto subire e sopportare con Jay Cutler, sono un vestito scomodo da indossare e che una volta tolto lascia il segno da quanto era stretto. Nagy ha preparato un bello smoking nel suo armadio, elegante e comodo allo stesso tempo, e Chi-town è pronta ad indossarlo.

Tornando sulla terra “The Frozen Tundra” è una superficie ostica da calpestare e affrontare i Packs in trasferta alla prima non sarà cosa semplice, anzi. I Bears però hanno un’arma in più per compiere l’impresa: Allen Robinson e le sue formidabili accelerazioni. Il vento in città è cambiato, si respira aria nuova, aria fresca.

Non è ancora del tutto chiaro se il nostro 1st pick al draft Roquan Smith ci delizierà col suo primo sack in carriera, pare di sì, e se Floyd (che prova un certo gusto nel mettere le mani addosso a Rodgers) sarà in campo, le probabilità sono buone. Ma in difesa ripartiamo da due certezze assolute: i 150 kg di Akiem Hicks e la forza smisurata di Khalil Mack.

Il nostro defensive lineman è una garanzia di qualità e di distruzione dei playbooks avversari, e Vic Fangio lo ha trasformato in un mostro in grado di leggere gli attacchi e limitarne i danni; mentre l’aggiunta di Mack, il miglior edge-rusher della lega, toglie il sonno a Rodgers per i prossimi sei inverni.

Siamo pronti per il 9 settembre, si percepisce un’energia nuova intorno a questo giovane team.

L’orso tornerà presto a ruggire.

#BEARDOWN


firma-Alex