New England Patriots Year in Review

Cerchiamo di ricapitolare la stagione di New England in poche parole. Allora, iniziata con la squalifica di Brady per il caso mediatico del Deflategate che ha tenuto banco per tutta la offseason mettendo sul banco di prova Jimmy Garoppolo, il quale prima di infortunarsi ha vinto due partite su tre nelle quali era starter. Con l’infortunio di Garoppolo per una distorsione congiunta alla spalla destra, a causa di uno scontro con il linebacker di Miami Kiko Alonso, fu costretto ad entrare Jacoby Brissett, terzo QB di New England senza alcuna partita all’attivo in NFL. Il suo debutto da starter fu contro i Texans, battuti per 27 a 0, peccato per il pollice, però, ma nonostante questo infortunio giocò anche contro i Bills, finita 16 a 0 per il team allenato da Rex Ryan, ormai ex Bills. Nota di merito, ne Garoppolo ne Brissett lanciarono intercetti nelle prime quattro partite che li hanno visti titolari.

Rientro soft per Brady, che vince facile contro i Cleveland Browns, che poi finiranno la stagione con un record negativo di 15 partite perse ed 1 vinta, ma con un uomo di valore in più tra le linee della sua difesa, l’ex linebacker Jamie Collins (1 Pro Bowl e 1 Super Bowl), in cambio di un conditional pick al prossimo draft. Trade che inizialmente ha creato non poco sgomento tra i fan di Boston, ma dopo i primi aggiustamenti nei primi match dopo la sua dipartita è ritornata quella sempre.

Nella partita contro i Bengals, Brady ritrova uno dei suoi target preferiti, Rob Gronkwoski che non lo delude facendosi sempre trovare pronto, anche sotto stretta marcatura. In questa partita l’All Pro tight end di New England riceve per 162 yard e un touchdown, mettendo così a segno uno dei suoi migliori risultati per yard ricevute in una sola partita. Autore di tre dei quattro drive più lunghi del match. Ma l’attacco dei Patriots non è fatto del solo numero 87, infatti, tra i buchi della difesa Brady ha distribuito il gioco anche andando a trovare Chris Hogan, verso la fine del primo tempo, per una presa da 39 yard e nove volte il running back James White, per un totale di 47 yard e due segnature. Ed è proprio questo che fa grande l’attacco di coach Josh McDaniels. Infatti, anche dopo l’infortunio di Gronk, nel rematch del Superbowl contro Seattle, per l’impatto con la safety Earl Thomas, Martellus Bennet (9° stagione in NFL) l’ha sostituito egregiamente. Senza niente togliere a lui, ovviamente. Proseguendo, in week 12, contro i Jets l’infortunio di Gronkowski peggiorò costringendolo ad uscire prima del fischio di fine. Chiudendo qui la parentesi su uno dei game changer per la franchigia di Boston, quello che colpisce di più di Rob è la sua capacità di tornare subito a livelli altissimi di gioco anche dopo un lungo infortunio, ed è forse proprio questo ciò che lo rende uno dei giocatori più dominanti in quello sport duro che è il football americano.

Altra pedina importante arrivata via trade ad inizio stagione è stato il linebacker Kyle Van Noy ex Detroit Lions, in cambio di una pick in un round basso del draft, il quale subito dopo qualche settimana è diventato parte integrante della difesa. Parlando sempre di nuovi arrivi, anche il rookie Malcolm Mitchell che fino al suo rientro dall’infortunio al gomito non aveva fatto molto, in week 11 contro San Francisco ha ricevuto per 98 yard segnando il suo primo touchdown in NFL, migliorando le sue prestazioni di partita in partita. Altro giocatore che potrebbe risultare prezioso in postaseason è Michael Floyd, arrivato dopo la perdita di Amendola per l’infortunio alla caviglia in settimana 14. Floyd è stato richiamato da Arizona, i quali hanno rinunciato a lui, per tornare a Boston, nonostante questo fosse il terzo anno consecutivo a ricevere 800 yard. Evidentemente non gli è piaciuto l’arresto per Driving under influence, come direbbero gli americani.

Il 2016 si chiude con la vittoria dell’ottavo titolo divisionale consecutivo ed il bye ai playoff, vincendo contro Denver al Mile High stadium, dove i Patriots non vincevano dal 2011, complice probabilmente anche l’assenza di Manning.