Teryl Austin dai Lions ai Bengals: un bilancio di quattro anni.

Teryl Austin

Come già anticipato ieri, Teryl Austin termina la sua esperienza a Detroit solo alcuni giorni dopo l’esonero di Jim Caldwell che lo ha avevo voluto con lui quattro anni fa.

Austin aveva lavorato con Caldwell a Baltimore come coach della secondaria ed, in questa veste, aveva vinto il super bowl. Al suo arrivo, nel 2014, TA (come venne rapidamente ribattezzato) si trovò in condizioni ideali: un front four estremamente forte capitanato da Suh e Farley ed una secondaria che, anche grazie a a lui, fece faville grazie anche allo sviluppo inatteso di Slay.

Nel 2015, con la difesa totalmente sventrata per scelte del FO, l’infortunio di Levy e per discutibili scelte di personale in campo che di cui non sapremo mai la responsabilità, Austin mise metà stagione prima di ritornare al galla dopo il bye.

Imperdonabile su du lui e Caldwell in quell’anno pesa, però, la decisione di non difendere l’hail Mary contro GB.

Andiamo avanti, prima che mi venga il mal di stomaco al ricordo.

Il 2016 parte malissimo con una linea infarcita di mestieranti, Ansah che gioca infortunato e Levy avviato mestamente sulla via del ritiro; Austin per limitare i danni si inventa una difesa "bend but don’t break or at least break at last" che fa male agli occhi a vedersi ma limita i possessi avversari al minimo dando la possibilità alla squadra di restare in partita fino in fondo, dando a Stafford la possibilità di esercitare la sua 4° quarter magic.

Quest’anno, la musica si ripete per la linea difensiva (ancora sotto le attese) ma, forte di una secondaria mai così talentuosa, TA astrologa una difesa boom or bust in grado generare turnover a raffica ma inefficace se gli avversari sono in grado di proteggere efficacemente la palla.

In definitiva, Austin ha lavorato moltissimo riuscendo a trarre il massimo da quello che gli veniva posto davanti che fosse Suh o che fosse Stefan Charles. Molti giocatori hanno progredito sotto di lui ed il suo staff, alcune bust hanno avuto buoni anni mentre altre si sono dimostrate anche sopra le sue capacità.

Il suo limite più grande è stato sicuramente nel playcalling domenicale (specie la tendenza a far calare in copertura un DE o un DT in redzone nel tentativo di confondere il QB) e la difficoltà a creare pressione via schema/blitz (ma credo anche qui abbia influito il personale).

Le discutibili scelte di giocatori avute ogni tanto vanno cointestate con il suo HC, quindi lasciamole da parte.

Da non sottovalutare la sua capacità nel gestire i rapporti con i giocatori a lui affidati, che gli ha permesso di far loro digerire tutti i cambiamenti necessari, con eventuali riduzioni di ruolo e che lo aveva reso un interessante candidato HC, anche se le stelle non si sono mai (ancora) allineate nel modo giusto.

In ogni caso, a costo di apparire di manica larga, per quanto non perfetto nella sua gestione TA ha avuto certamente un impatto positivo in questi anni a Detroit, mostrando versatilità e talento.

Non posso che auguragli una buon proseguo di carriera (quando non giochiamo contro, ovvio).

(Da I soliti Lions.)