Shaq

Aveva 4 anni, Shaquem Griffin, quando subì l’amputazione della mano sinistra a causa di una rara malattia congenita: troppo il dolore causato dalle dita deformate dalla sindrome da banda amniotica, tanto da portare il piccolo Shaq a cercare di tagliarsi le dita con un coltello. Pare l’inizio di una storia triste, di quelle che suscitano pena e compassione. Quanto di più sbagliato, perché Shaquem non ne ha mai avuto bisogno. Liberatosi di quella mano difettosa come se fosse un peso, inizia presto ad eccellere nelle competizioni scolastiche in atletica, baseball e, naturalmente football. Al suo fianco il gemello Shaquill, altrettanto dotato, ad aiutarlo e proteggerlo, per quanto le prese in giro gli scivolino addosso come acqua sulla pietra. Finito il liceo, arriva per entrambi la chiamata da UCF e l’ingresso nel football universitario nei Knights di coach O’Leary.

Shaquem intuisce subito che è Shaquill ad intrigare i coach, e che la sua chiamata è poco più che un contentino alla famiglia. Passa il primo anno in panchina mentre il fratello si fa strada tra i titolari, per poi venire relegato allo scout team, senza che gli allenatori gliene spieghino il motivo. Dubbi e frustrazioni si accumulano, mentre sul campo la squadra precipita in una spirale di sconfitte. Shaquill, imbufalito per il trattamento riservato al gemello, considera addirittura il trasferimento, ma è O’Leary a dover fare le valigie. I giocatori, uniti, celebrano l’evento con un party. Shaquem ancora non lo sa, ma con l’arrivo in panchina di coach Scott Frost, la situazione è destinata a cambiare radicalmente.

Risultati immagini per shaquem GriffinConquistato dalla feroce determinazione del ragazzo dentro e fuori dal campo, Frost non ha dubbi nel concedergli una possibilità, e Shaquem la divora, senza guardarsi indietro. Per ogni tackle mancato, per ogni palla caduta a terra per via di quella mano, ci sono giocate decisive, propulse da un motore che non si ferma mai. Conclude la stagione con 20 tackles for loss, 11.5 sacks e 7 pass breakup, aggiudicandosi l’AAC Defensive Player of the Year, per poi salutare il gemello, scelto dai Seahawks al terzo giro del draft. La separazione è occasione di crescita per Shaquem, la cui leadership nello spogliatoio cresce di pari passo con l’impegno profuso. Arriva a dormire nella sala video durante il camp, per non sprecare tempo prezioso da dedicare allo studio del gioco. Nella stagione successiva, i Knights non perdono nemmeno una partita, battendo Memphis in finale ed aggiudicandosi la Conference Championship, grazie anche al suo eclettico contributo come pass rusher, linebacker ed addirittura safety. La storia triste s’è fatta bellissima, e si arricchisce di un ultimo capitolo con la vittoria su Auburn al Peach Bowl; per Shaq 12 tackles di cui 3.5 for loss, conditi da 1.5 sacks ed il titolo di MVP.

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L’incredibile volo di Shaquem arriva così ai giorni nostri, con la chiamata al Senior Bowl, occasione importante per mettersi in mostra di fronte a scout e coach dell’NFL. Opportunità ghiotta che il ragazzo non si lascia sfuggire, arrivando a catturare l’attenzione di Bill O’Brien, coach degli Houston Texans, impressionato dall’energia e dalla versatilità messe in campo da Shaquem. Con il draft che incombe e molte squadre in cerca di prospetti in grado sia di aggredire il passatore avversario in situazioni designate che di scalare in copertura su tight ends, running backs e slot receivers, la storia di Shaquem potrebbe presto arricchirsi di un altro, magnifico capitolo.

Stefano Vitali