Recap Week#7: Carolina Panthers @ Chicago Bears 3 – 17

Quando cuore e muscoli annientano anche Superman

Quella di domenica al Soldier Field è stata una partita che probabilmente nessuno si aspettava di vedere.
A Chicago sono arrivati dei Panthers famelici dopo la sconfitta contro gli Eagles, dopo due ottime vittorie contro Lions e Patriots e decisi quanto mai a riprendere il buon percorso delle settimane precedenti.
Fra le mura amiche dal canto nostro avevamo tutta la voglia di dimostrare che le buone cose viste fino ad oggi non sono solo fuochi di paglia, ma piuttosto il risultato di un grande lavoro e di grandi fatiche, oltre che di atroci dolori (per i tifosi, soprattutto).

La partita inizia come meglio non potrebbe: il primo drive risulterà praticamente già decisivo o quasi.

Connor Barth (K) calcia il kickoff che apre la partita e mette l’ovale nelle mani dell’attacco guidato da Cam Newton (QB).
Ed è subito show: Carolina parte con uno dei suoi giocatori più in forma, il rookie RB Christian McCaffrey, ma che trova subito un Akiem Hicks che lo ferma concedendo un limitato guadagno di 2 yard.
Lo snap successivo parte con Newton in posizione di shotgun e con l’intera linea Navy&Orange a tentare il blitz: è Danny Trevathan (ILB) a trovare il buco giusto per arrivare direttamente sul QB ed atterrarlo senza possibilità di appello.
Ma bisogna dare atto a Carolina di non essere un avversario facile da abbattere, e nonostante un inizio ad alto urto i Panthers riescono a chiudere il down con un passaggio per l’ottimo WR Kelvin Benjamin e negli snap successivi, non senza difficoltà, riescono a portarsi fino alle 24 di Chicago.
Sul 1° e 10 i Panthers optano per un pitch: Newton apre sulla propria destra per Samuel Curtis (WR) che però droppa la palla e commette quindi un fumble che sembra poter essere ricoperto dal TE Dickson, ma è ancora una volta Danny Trevathan a “smanacciare” allontanandola verso la side-line, dove il rookie Eddie Jackson, safety da Alabama riesce a raccogliere e a portare direttamente in end-zone!
TOUCHDOWN BEARS!

Inizio incredibile! Appena 6 minuti sul cronometro e 7 a 0 per noi, con Trubisky che non è ancora sceso in campo!
Palla quindi che ritorna in possesso dei Panthers che ripartiranno dalle proprie 25 dopo il calcio di Barth in touchback.
Diversamente dal primo drive Carolina incassa un po’ il colpo: la difesa Bears è on-fire ed inizia alla grande: 4o sack stagionale di Leonard Floyd (OLB) e Panthers arretrati di 6 yard.
I due snap successivi saranno altrettanto infruttuosi con un 2 incompleti di Funchess (WR).
Punt e palla in mano a Chicago, il cui attacco vede finalmente il campo a praticamente metà quarto.
Purtroppo il nostro attacco con tutti i suoi problemi pregressi, non ha molte carte da giocare contro una delle migliori difese della lega: Carolina è infatti la 5a miglior difesa del campionato, leader per numero di tackle, ed infatti riesce a bloccare le nostre corse che nelle ultime settimane sono passate da un’alternanza di Cohen e Howard ad un assolo di quest’ultimo, per permettere al rookie di North Carolina A&T di essere impiegato anche come WR in sostituzione dell’infortunato Marcus Wheaton. Ed è proprio il drop di Cohen a bloccare il raggiungimento del down e che obbliga lo special team a tornare in campo per il punt.
Ma oggi la nostra difesa sembra ancor più incredibile del solito: nel drive successivo non concederà alcuna yard, anzi ne guadagnerà 6 con un altro sack di Akiem Hicks (DE).

Palla quindi di nuovo a Chicago.
Dopo un inizio poco brillante dell’attacco qualcosina si comincia a vedere: in un lungo drive che vede molte corse di Howard con buoni guadagni (per 1, 3, 6 e 9 yard) e un ottimo lancio di 24 yard di Mitchell Trubisky per Zach Miller si arriva fino alle 25 di Carolina, dove purtroppo un sack di Munnerlyn (CB) ci riporta indietro di quasi 10 yard e ci costringe al field goal di Connor Barth (K) che viene deviato dal potente Kewann Short (DT).
Punteggio che quindi rimane sul 7 a 0 e Panthers che riprenderanno dalle proprie 42.
Non senza difficoltà Cam Newton riesce a muovere la catena: prima con 2 ottime corse di McCaffrey che guadagna un totale di 12 yard, poi con un lancio su Stewart (WR) in no-huddle che porta l’attacco bianco-argento sulle 33.
E qui la nostra secondaria chiude i conti e con essi, la partita: il primo lancio un po’ impreciso di Newton limitato da una ottima copertura di Fuller su Benjamin finisce oltre la sideline, il  successivo, sempre diretto verso le ottime mani dell’ex Seminoles, viene deviato da Prince Amukamara: una palla stranissima che si impenna e che sembra ricadere nelle mani del WR, ma è di nuovo la star della giornata, il rookie Eddie Jackson ad intercettare e riportare per 76 yard in end zone!
TOUCHDOWN BEARS! 14-0 E TIFOSI ENTUSIASTI AL SOLDIER FIELD!


Un’azione difensiva che di fatto chiude la partita prima del Half time con i Carolina Panthers che non si riprenderanno più da questo smacco!
Solo un field goal nel lunghissimo drive successivo riporta uno’ di speranza fra le maglie bianco-argento: speranza che sarebbe potuta svanire già nel cambio di possesso prima della fine del 2° quarto quando, al termine di un rapidissimo drive caratterizzato dal gran lancio di Trubisky di 70 yard per Cohen (un rookie-to-rookie), per ben 2 volte è la telecamera ad annullare (giustamente, da quel che stato possibile vedere) il TD di Chicago: prima ad Howard che nella mischia poggia il ginocchio a terra ad 1 yard dalla goal line, poi a Trubisky che dopo uno scramble, in tuffo tocca anch’egli con il ginocchio a terra pochi istanti prima che la palla varchi la linea.

E’ quindi con un po’ di amaro in bocca che entra lo special team per il field goal di Connor Barth che chiude, di fatto, la partita al half time.
17 – 3 e risultato che non si modificherà più fino alla fine del match.

Nella seconda metà della partita, piuttosto soporifera, succederà poco e niente: la nostra linea d’attacco avrà qualche momento di blackout e permetterà ai Panthers di chiudere con 4 sack su Trubisky, mentre il nostro front seven chiuderà invece con ben 5 (Trevathan, Floyd, Hicks, McPhee e uno dalla coppia UnreinGoldman) e metterà a segno anche un altro intercetto, ancora con l’incontenibile Danny Trevathan.
Entrambi gli attacchi rimarranno a secco con Chicago che limiterà moltissimo i lanci (facendo registrare per Trubisky un PR di 101.8, con 4 su 7 e un guadagno di 107 yard) per cercare di preservare il risultato attraverso una ottima gestione del cronometro ed affidando l’avanzamento dell’ovale alle corse di Howard (che chiuderà invece con 65 yard guadagnate in 21 corse).

Una partita sorprendente, che mette ancora un altro mattone nel muro sempre più solido costruito da Vic Fangio, che dalle ceneri di una secondaria inesistente sta plasmando una difesa giovane e temibile, rapida e dura, che ha finalmente arginato il grosso buco rattoppato da giocatori per lo più a fine carriera che Mel Tucker aveva lasciato 2-3 anni fa.
Dopo tanti anni abbiamo una difesa solida, non ancora perfetta ma con dei numeri molto promettenti ed interessanti: pensare ad esempio che la nostra secondaria, orfana di Demps (ossia quella composta da Amukamara, Fuller, Jackson, Amos, Callahan e Le’Blanc) ha una età media inferiore ai 25 anni. Il nostro front seven sta diventando davvero una forza della natura, mettendo insieme giocatori più navigati come Acho e McPhee con elementi più giovani come Goldman, Kwiatkoski e Bullard.

Per l’attacco dobbiamo essere ottimisti: la sterilità non deve farci venire dubbi che non esistono. Siamo partiti da un playbook strutturato SOLO ED UNICAMENTE sulle corse, lasciando a Glennon una possibilità di lanciare praticamente minima e per lo più in screen-pass. Trubisky ha qualità evidentemente superiori, ma non si può pretendere che un intero playbook venga resettato in 2 giornate: ci vuole tempo e probabilmente non basterà, perché è evidente che si dovrà intervenire in maniera importante sul reparto ricevitori, orfana non dimentichiamocelo quest’anno delle due migliori paia di mani (Meredith e White). Con la speranza che Loggains si riveli un ottimo OC anche quando non si punterà più soltanto sulle corse, la nostra squadra sta dando, giornata dopo giornata, segnale di esserci, di cominciare a mettere la testa fuori da quel tunnel buio nel quale ci siamo trascinati per anni (anni bui, ma che sembrano infinitamente lontani, quelli di Trestman -tornato in CFL- e di Tucker -andato ad allenare in NCAA- non è vero?).

IL MIGLIORE: impossibile dire altri nomi nella sua giornata: EDDIE JACKSON, Rookie, Safety, Alabama.
4 tacke solo, 2 touchdown, 1 intercetto e 1 fumble recovery.
Primo giocatore della NFL a riportare due touchdown difensivi per più di 75 yard nella stessa partita.
Tutto questo ad un anno di distanza da un infortunio che, secondo molti, avrebbe dovuto concludere anzitempo la sua carriera.
What else?

Menzione d’onore ancora una volta per la difesa: se ormai vi sarete stancati (io di scriverlo onestamente non mi stanco mai) di Akiem Hicks, torno a nominare Kyle Fuller, cornerback che diventa ogni settimana più temibile, che dimostra grande abilità di tackle sia in campo aperto, sia quando si tratta di blizzare (emblematico il suo tackle su Newton che ha letteralmente “cappottato”).
Si sprecano infine gli aggettivi per Danny Trevathan, forse il più importante acquisto da altre squadre dei nostri ultimi anni, determinante, insostituibile e sicuramente uno dei linebacker più forti della lega.
Per lui domenica 3 tackle in solitaria e 1 assistito, 1 sack e 1 intercetto.


Occhi puntati a domenica prossima al Mercedes SuperDome Arena di New Orleans dove ci aspettano dei Saints in formissima.
Ci vorrà un’altra gran prova, ma dobbiamo cominciare a metterci in testa che possiamo giocarcela con tutti.

Come sempre, FORZA BEARS!


firma-luca