Onore agli sconfitti

Nonostante la corrente di pensiero possa essere differente dalla nostra, abbiamo sempre ritenuto che le squadre sconfitte ai due Championship Nfl, nonché la perdente del Super Bowl, meritassero tutte un grande applauso per la stagione giocata, un piccolo omaggio ad un percorso di grande consistenza che si interrompe ad un metro dal traguardo, un segno di grande rispetto per chi ha dovuto combattere contro gli infortuni e reinventarsi ogni settimana come i Patriots, nonché per la tenacia dei 49ers di azzerare un 2012 dove un solo gioco ha separato San Francisco dal titolo, e di disputare un 2013 di enorme spessore mentale e tecnico.

san-francisco-49ers-head-coach-jim-harbaugh-pic-reuters-277768291-771240Partiamo da Jim Harbaugh. Tre stagioni alla guida dei 49ers senza mai aver rivestito in precedenza cariche di alto livello in una sideline Nfl, una rivoluzione culturale portata nel campus di Stanford, il cui riverbero è ancora oggi alla fonte del successo di un programma di football da lui letteralmente resuscitato, tre anni consecutivi con l’approdo al Championship della Nfc, un qualcosa di incredibile ed inspiegabile in questi tempi moderni dominati dalla free agency e dall’incostanza delle franchigie, data l’enorme quantità di giocatori che di anno in anno si spostano da un team all’altro. Segno che qui c’è un’organizzazione più solida di una roccia e che Harbaugh, colui che deve prendere tutte le decisioni più importanti e preparare i suoi ragazzi a vincere di domenica in domenica, nonostante le pungenti sconfitte accumulate ai playoffs in questo triennio può sicuramente essere destinato a grandi successi con la squadra che fu di Walsh, Rice e Montana.

No, i Niners non sono i Buffalo Bills dei tempi odierni, non sono chokers e mai lo saranno. Non lo erano nemmeno i Bills, per chi scrive, perché per perdere quattro volte al Super Bowl bisogna arrivarci quattro volte.  Harbaugh potrebbe invece essere destinato alla gloria perché ha molte altre possibilità davanti a sé, ha plasmato una squadra di ambivalente forza in attacco, in difesa, negli special team, un agglomerato di giocatori di talento (e non) che senza troppi sacrifici di volontà per lui danno tutto ciò che hanno dentro, eseguono il suo progetto con precisione e dedizione, e nei ruoli più importanti c’è gioventù in abbondanza.

kapdoucheSan Francisco ha dovuto convivere con episodi, i quali hanno condizionato l’epilogo delle tre gare che avrebbero potuto portare i 49ers alla (ri)conquista del Super Bowl dopo un decennio di anonimato pressoché totale. La rivoluzione culturale apportata a Stanford è stata correttamente traslata al mondo professionistico. Quando in Alex Smith non credeva più nessuno Harbaugh ne ha fatto un quarterback in grado di vincere nei playoffs perdendo il Championship contro i Giants per il famoso fumble di Kyle Williams; è andato controcorrente cogliendo l’occasione di un trauma cranico riportato da Smith medesimo per far esordire Colin Kaepernick, solo per scoprire che il giovane regista da Nevada era già pronto per la Nfl guidando la squadra al Super Bowl senza molta esperienza ed uscendo sconfitto all’ultimo gioco della partita; per il terzo anno consecutivo ha presentato una squadra tostissima da affrontare, granitica in difesa, capace di reagire a momenti di avversità capitati durante la regular season (su tutte la scoppola contro Seattle al CenturyLink Field ad inizio campionato), e che contro i Seahawks medesimi ha disputato una gara di playoffs perfetta sotto molti punti di vista, a conti fatti risolta solamente da un tocco di Richard Sherman, con un Kaepernick lodevole nel cercare di dimenticare gli errori commessi in precedenza.

E ci risiamo: un’altra offseason da spendere cercando di tenere unita questa squadra veramente forte, cercando di rifirmare protagonisti indiscussi come Anquan Boldin, autore di un’altra stagione di grande qualità, Phil Dawson, che a 38 anni si è tolto la soddisfazione di vincere la prima gara di postseason di carriera – con un suo calcio nel freezer di Green Bay – e Donte Whitner, uno che quando placca lascia in linea di massima il segno. E’ una questione di forza mentale, ma se c’è una certezza al mondo, è proprio quella che Harbaugh, ancora una volta, convincerà i suoi ragazzi di essere capaci di tornare nuovamente qui tra un anno, a giocarsela per il titolo.

Per la premiata ditta Brady e Belichick il tempo sta invece passando, e qualcuno sta facendo notare come le sconfitte ai playoffs si stiano accumulando dopo i tanti successi riscossi nella prima parte degli anni 2000.

bill-belichickPensieri che contano relativamente poco, a nostro modo di vedere, proprio perché negli anni i Patriots ci hanno insegnato che pur avendo dei notevoli limiti e dovendo sopportare numerosi infortuni in reparti chiave del roster, si può vincere di più di altre squadre magari dotate di un maggiore tasso di talento, o di firme di free agency di maggiore chiasso. E’ una grande lezione, questa, in quanto dimostra che non c’è un solo tipo di utilizzo per un determinato giocatore e che l’imprevedibilità delle proprie mosse gioca ancora un ruolo fondamentale nel non farsi riconoscere troppo dai coaching staff avversari, con la conseguenza che la longevità di New England nel percorrere così tanta strada in rapporto alle critiche ed alle restrizioni di alcuni reparti della squadra, rappresenta senza ombra di dubbio un qualcosa di fuori dall’ordinario.

I Patriots sono sempre stati criticati più del dovuto, forse perché hanno vinto tanto in passato. Tuttavia anch’essi hanno compiuto lunghi tragitti, scaturiti nel Super Bowl perso contro i Giants nonostante delle secondarie spesso deficitarie nelle marcature ed un backfield privo di un runner da oltre 1.000 yards, nel Championship Afc raggiunto l’anno scorso dopo una partenza a quota 3-3 ed una miriade di addetti ai lavori che li davano in crisi irreversibile, e ciò che hanno compiuto in questo fruttuoso 2013 merita di essere approfondito e rivisto, ben al di là della netta sconfitta contro i Denver Broncos nella terza finale di Conference consecutiva (toh, proprio come i Niners) disputata.

Un attacco in grado di scrivere più di 500 punti in due stagioni consecutive (2011 e 2012) si è dovuto arrendere alle avversità, che sono pervenute sotto forma di infortuni (Rob Gronkowski), inattesi episodi di cronaca nera (Aaron Hernandez), e perdite di pezzi pregiati in free agency (Wes Welker), tutti episodi che hanno letteralmente raso al suolo i concetti offensivi su cui il playbook si era basato fino a quel momento. Addio al concetto rivoluzionario, oggi copiato da tutti, del doppio tight end in campo per ricevere, tanti saluti ai saltuari utilizzi di Hernandez come running back, ed un arrivederci a presto – ma neanche tanto – ai servigi di uno dei migliori tre giocatori del suo ruolo di tutta la Nfl, il Gronk, rientrato dopo lunghe attese dai problemi all’avambraccio e quindi messo fuori causa quasi subito dalla rottura del crociato anteriore. Brady ha messo sui numeri neanche vicini a quelli degli anni precedenti essendosi dovuto trovare a fare i conti con un gruppo di ricevitori inesperto e non amalgamato, faticando in maniera enorme a trovare l’intesa con giovani come Thompkins e Dobson, sopportando nuove assenze di Amendola per infortunio, e trasformando Julian Edelman, 105 ricezioni per 1.056 yards e 6 mete, nella migliore imitazione possibile del dipartito Wes.

Tom BradyAd ogni problema Belichick ha risposto senza farsi prendere dal panico, sicuro di possedere l’alternativa giusta da far corrispondere ad ogni ostacolo. Ha perso Wilfork e Mayo, due pilastri della difesa, ed ha trovato risposte affermative da giocatori non certo di pari livello come Sealver Siliga, specialista contro le corse, e Jamie Collins, autore di una prestazione superlativa contro i Colts nel Divisional Playoff. Ha interrotto volontariamente parte della stagione positiva di Stevan Ridley, il suo miglior running back, agendo con fermezza e disciplina di fronte ai numerosi fumble commessi, ed ha messo in campo LeGarrette Blount, che ha vinto da solo la gara contro Indianapolis.

Il posto in cima al tetto del mondo spetterà anche quest’anno a qualcun altro,  ma non per questo Niners e Patriots devono essere considerati fuori dai giochi nonostante abbiano goduto di non poche possibilità di vincere tutto. Come sostenevamo un anno fa, il futuro continua ad essere radioso per San Francisco grazie al gruppo creato da Jim Harbaugh, head coach che né a livello motivazionale né tattico a nulla di che invidiare ai colleghi delle altre 31 franchigie Nfl, come sosteniamo invece oggi New England ha dimostrato ancora una volta che è meglio non scommettervi contro, perché nonostante l’età avanzi ed i critici abbondino, Brady e Belichick ci proveranno nuovamente prima di dare definitiva chiusura al ciclo più illustre nella storia della squadra del Massachusetts.

Ambedue le organizzazioni offrono un metodo costruttivo ed una costanza di risultati ottenuti che dovrebbero far riflettere molti proprietari spreconi. Quindi, in entrambi i casi, giù il cappello.