Il n°71

Ci sono giocatori che passano e non lasciano il segno, altri di cui non si dimenticheranno alcuni anni del loro prime, altri ancora che conoscono in pochi, che sono nella Hall of fame, ma che appartengono al passato. E poi ci sono loro, quelli che non si dimenticheranno mai, che hanno lasciato segni non solo sul campo, ma anche nel cuore dei compagni di squadra, dei coach e dei tifosi. Quelli per cui non basta una giacca d’oro addosso a rendere merito delle loro gesta, quelli che avranno sempre e solo un numero cucito, anzi un numero tatuato, anzi un numero con cui sono nati e che non lascerà mai né la loro pelle né la memoria dei tifosi.

L’elenco di questi giocatori è molto lungo; ogni squadra, ogni città, ogni stadio ha segnati indelebilmente su di sé i numeri e i nomi dei giocatori il cui spirito vivrà sempre lì. Ai tifosi basterà vedere quei numeri per sognare ad occhi aperti ricordando quella leggenda, quel mito, quel giocatore indescrivibile e indimenticabile.

A Green Bay non ci sarà mai più un altro n°4, a Denver non vedremo più un altro 7, a Chicago nessuno spazzerà più via gli avversari con un 34, né a Cleveland col 32, a Tampa non ci saranno più il 63, il 55 e il 99 a mettere paura ai QB avversari; non ci saranno più, ma ci saranno sempre perché agli avversari basterà alzare gli occhi verso gli spalti o verso il tetto dello stadio per vederli e per sentirli come se fossero in campo a dar battaglia.

E se i 49ers si ritroveranno ad un drive da un’altra vittoria al Super Bowl, come faranno senza il 16 che, con tutta la tranquillità del mondo, guardando i vip in tribuna, chiederà ai suoi, ma quello non è….? A Phoenix, invece, sapranno sempre cosa significa il sacrificio non solo per i compagni, ma anche per tutti gli americani; ci sarà sempre un angelo biondo pronto a dare l’esempio e lasciare stampato sugli avversari il suo numero 40.

Sono proprio il sacrificio e la dedizione completa del proprio corpo e della propria mente per la squadra, per i tifosi e per tutta la comunità, ad accomunare tutti questi numeri, sono il denominatore comune di chi sarà ricordato per sempre. A chi si avvicina, o scopre da poco questo sport non si potrà non raccontare che c’è stato un QB che ha portato per quattro volte consecutive la sua squadra al Super Bowl, perdendo sempre, ma poi ha vinto forse la sua partita più importante, quella contro il cancro, affrontato con le preghiere e l’affetto di tutto un mondo di tifosi.

Un numero non è nient’altro che un simbolo, non ci dice nulla sulla personalità e sul talento di un giocatore, ma se quest’ultimo riuscirà a lasciare impresse nella memoria di tutti le sue doti, allora ogni volta che si vedrà quel numero comparire, anche solo per caso su un giornale o su un cartellone pubblicitario, ce lo si immaginerà lì, a poca distanza da noi, pronto a dare l’ennesima dimostrazione della sua grandezza.

Non è sempre il giocatore a scegliere il suo numero, a volte gli viene semplicemente affidato senza sapere che da quel momento quel ragazzo farà di tutto per onorare quel numero e per lasciarlo impresso nella memoria. Quello stesso giocatore farà si che i suoi compagni, da un lato, lo vedano come un esempio, una fonte di ispirazione per il suo impegno, per la sua forza, per il suo non arrendersi mai, per il suo essere sempre pronto a dare tutto se stesso ad ogni azione; dall’altro i suoi avversari sentiranno sempre la sua presenza in campo e dovranno sempre fare i conti con la sua forza devastante tentando di arginarla. Questo accadrà anche quando non giocherà più, perché i suoi compagni lo sentiranno sempre accanto a loro a lottare ad ogni down per ogni singola yard e lo vedranno ogni volta in allenamento a dare l’esempio e ad impegnarsi a fondo per migliorarsi sempre di più e per aiutare anche loro a migliorare.

È un onore giocare al fianco di questi giocatori, è un qualcosa che non capita né a tutti né tutti i giorni, ed è proprio per questo che ci si sentirà per sempre fortunati per aver avuto la possibilità di dividere con lui lo stesso campo di battaglia, lo stesso campo di allenamento, la stessa sideline, gli stessi colori, la stessa maglia, lo stesso simbolo, la stessa squadra.

Il 4 Brett Favre, 71,838 passing yards
Il 7 John Elway, la tenacia
Il 34 Walter Payton, Sweetness
Il 99 Warren Sapp, The QB killer
Il 16 Joe Montana, la freddezza
Il 40 Pat Tillman, l’estremo sacrificio

Il n°71….

-Andrea Minasso-