Lions: Caldwell licenziato, un bilancio ed un auspicio.

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Nel 2013 i Lions primi nella division e lanciatissimi, anche dall’ assenza dell’infortunato Aaron Rodgers, erano riusciti in un’impresa epica, perdendo 5 delle ultime 6 partite e non riuscendo a qualificarsi per i play off.

Il Front Office, allora rappresentato dal dinamico duo Tom Lewand e Martin Mahyew, aveva licenziato Jim Schwartz e messo gli occhi su quello che era uno dei candidati più hot dell’annata, quel Ken Whisenhunt che aveva portato l’attacco di San Diego ad un nuovo livello.

La leggenda narra che l’areo privato dei Ford fosse già pronto di decollare per la California con il motore acceso. Ma Whisenhunt decise di prendere le pedate di Nashville e, da lì in poi, se ne perdono le tracce (non solo per i fini di questo articolo ma in generale riguardo al suo impatto nella NFL).

Il gruppo dirigente dei Lions nel panico scelse di affidare la squadra a Jim Caldwell.

Per quanto possiamo speculare, i motivi della scelta rimarranno sempre ipotetici: sicuramente pesavano i due superbowl vinti come assistente, la fama di uomo che sussurra ai QB e, non ultimo, l’effetto pendolo.

Jim Schwartz era notoriamente un uomo dal temperamento sanguigno, a tratti addirittura esplosivo sia sul campo che nello spogliatoio; inoltre era noto per avere un occhio di riguardo per le star; Jim Caldwell sempre impassibile e meritocratico.

Dopo quattro anni, è giunto il momento di fare un bilancio della gestione Caldwell: stando alle sue stesse parole, non può certo essere positivo.

Ma non possiamo certo dare tutta la colpa a Nonno Jim: nel 2014 i Lions arrivarono ad una chiamata arbitrale discutibile dalla prima vittoria nei playoff dal ’91.

Nel 2015, i Lions arrivarono ad un passo dal collasso prima di violare per la prima volta in 24 anno il Lambeau Field per concludere con un tutto sommato rispettabile 7-9.

Lo scorso anno, i Lions sono tornati ai playoff ma di un soffio, perdendo lo scontro diretto per la testa della division con Green Bay e concludendo con una pessima sconfitta a Seattle; quest’anno i Lions hanno appena concluso 9-7,mancando in apparenza i playoff di un soffio e per una chiamata discutibile in Settembre ma più che altro a causa di partenze lente e partite decisive affrontate senza nerbo.

In questi quattro anni, Caldwell ha messo insieme alcuni numeri notevoli: migliore percentuale di vittorie per un coach Lions (.667), miglior record complessivo (36-28), prime stagioni consecutive con un record vicente dal 91, primo sweep di Green Bay dal 2008.

Tuttavia l’incapacità della squadra di vincere le partite importanti e, di conseguenza, di raggiungere risultati veri (tipo la vittoria nei play off tanto agognata o il titolo di Division) hanno causato il suo allontamento.

Prima di iniziare a concentrarsi sul prossimo coach, è necessario riconoscere tutto quanto Jim Caldwell abbia portato a Detroit, partendo dallo scatto di mentalità; fino al suo arrivo, l’ambiente dell’organizzazione coccolava le star e prendeva a calci i giocatori meno popolari, usandoli spesso come capro espiatorio con la conseguenza che, spesso, alla prima difficoltà la squadra si sgretolava e perdeva il controllo.

Sotto Caldwell, i Lions sono diventati una squadra professionale davvero in grado di restare nonostante gli avversari e le difficoltà, giocandosi fino in fondo la mano che gli è stata data, non importa quanto schifosa.

Senza mai cercare la minima scusa.

Onestamente spero che chiunque prenda il timone nelle prossime settimane riconosca l’importanza di questa cultura nello spogliatoio e la abbracci.

Il secondo merito è sicuramente l’aver contribuito in maniera determinante allo sviluppo di Matthew Stafford che, sotto la sua guida, ha evoluto il suo gioco fino a diventare uno dei primi QB della lega, personalmente una specie di Brett Favre con il cervello di Payton Manning.

Terzo merito da riconoscergli (assieme a buona parte dello staff) è la capacità di sviluppare il talento nel roster: non solo le star o i primi giri come Stafford, Darius Slay o Taylor Decker ma anche a tutti i livelli come Quandre Diggs, Kenny Golladay fino a Jamal Agnew solo per citare i primi che mi vengono in mente. Tutta gente disposta a difendere con passione il proprio coach perché sanno quanto sia stato importante per loro.. Il patrimonio costituito dallo staff probabilmente si disperderà (un nuovo HC di solito si porta dietro un nuovo staff e sinceramente credo andrà così) ma la loro eredità sarà costituito da questi giocatori che possono costituire un bel futuro.

Sicuramente Jim Caldwell aveva dei limiti (la sua gestione in campo, il conservatorismo nel piano di gioco, le partite iniziate minimo 10-0 che hanno rovinato questa stagione) ma con il suo lavoro ha contribuito ad alzare l’asticella delle attese.

E proprio per questo, è caduto vittima di quelle nuove aspettative che noi tifosi Lions fino al suo arrivo non consideravamo realistiche.

Ora per Bob Quinn la scelta è decisiva: può portare a Detroit il suo uomo e con Stafford che entra nei 30 e una squadra con molti pezzi in posizione, la scelta dovrà essere quella giusta.

Sicuramente, pare il GM abbia le idee chiare ma vediamo.

(Da I soliti Lions.)