Recap Week#5: Minnesota Vikings @ Chicago Bears 20 – 17

UNA SCONFITTA NON CANCELLA UNA PARTITA INCREDIBILE

Soldier Field, Lunedì 9 Ottobre 2017.
Una data che speriamo diventi una pietra miliare nella storia di questa franchigia.

Nel Monday Night si affrontano i Vichinghi del Minnesota che vanno a trovare gli Orsi nella loro tana. Ma non è la partita in sé l’importante: ogni tifoso Bears è incollato al televisore per vedere l’impatto che il giovane Mitchell Trubisky, QB rookie proveniente da North Carolina, avrà con questa squadra.

Ed è subito Chicago ad iniziare in attacco.
Nel suo primo drive nella regular season della NFL, Trubisky fa subito vedere quel che a Chicago non siamo più abituati a vedere da molto: lanci accurati, sicuri e precisi.
Le corse di Howard e Cohen si alternano a lanci corti ed in corsa arrivando fino alle 35 di Minnesota.
Saranno un drop di Sims e un holding di Whitehair a rimandarci indietro, ed a fermarci sulle 40 con O’Donnell che calcerà il punt direttamente fuori.
L’azione successiva durerà solo 3 down e metterà in luce un Bradford tutt’altro che in forma, con i problemi al ginocchio che rallentano, e non di poco, tutto il reparto offensivo di Minnesota.
Non ci sarà molto di diverso nelle 3 giocate successive, con i Bears che guadagnano ma mai abbastanza da poter ricorrere ad un field goal o ad arrivare in end zone. Per i Vikings invece la situazione è decisamente peggiore, poiché il guadagno, sommando i lanci e le corse, è di pochissime yard.
In questa sfilata a chi ha la miglior difesa emerge però il nostro Leonard Floyd (OLB) che, ad 1:31 alla fine del primo quarto travolge un Bradford completamente in bambola che traccheggia nella sua end-zone, regalandoci una safety.
2 a 0 e, malgrado le squadre non siano ancora arrivate nelle red zone avversarie, la partita è avvincente.
Finisce il primo quarto con i Bears in attacco. Ed nel secondo i Bears ingranano: dopo soli 30 secondi Howard vola per 42 yard ed entra in end zone. TOUCHDOWN!
Ma è una flag a fermare tutto: holding di Wheaton (dalle immagini televisive un holding moooolto pignolo e al limite della fantasia) e Bears che ripartono praticamente da metà campo.
Nuovo drop di Sims (TE), altro incompleto verso Miller (TE): si ricorre nuovamente al punt.
Ricomincia così il batti e ribatti di punt fra le due squadre fino quasi al two minutes warning: Leno Jr (OT) si addormenta sulla linea di scrimmage e Griffen (DE) lo supera senza alcun impedimento e piomba alle spalle di Trubisky in tempo 0.
Fumble e pallone ricoperto prontamente dal veterano Linval Joseph (DT) sulle 13 Navy&Orange.
La nostra difesa in questa situazione mostra nuovamente di che pasta e fatta: Amukamara e Amos fanno in modo di minimizzare il guadagno su lancio, Hicks invece realizza un sack guadagnando ben 8 yard.
Minnesota ricorre così al field goal di Forbath che infila tranquillamente dalle 26 yard e porta al half time le squadre sul punteggio di 3 a 2.

Il terzo quarto inizia a sorpresa: Bradford non ce la fa, il QB di Minnesota diventa quindi Casey Keenum che nel suo primo lunghissimo drive (13 plays per un guadagno complessivo di 75 yard) arriva in red zone.
Dopo l’infortunio di John Timu (ILB) (ed è questo a mio avviso l’evento che ha deciso la partita) dalle 13 di Chicago Keenum pesca il veterano Kyle Rudolph (TE) in end zone completamente solo, complice un’incomprensione con probabilmente dormita di Amos (S) e Fuller (CB).
10 a 2 e impressione che per i Bears la serata stia andando a scemare.
Ma lo sgomento dura poco: nel drive successivo Trubisky macina 75 cards fino alle 38 di Minnesota.
Sul 3rd e 6 pesca ottimamente Wheaton al limite della sideline per un guadagno di 13 yard.
E’ Mike Zimmer, head coach di Minnesota a chiedere però il challenge che gli dà ragione: un piede di Wheaton non tocca terra prima di toccare la linea della sideline: passaggio incompleto. Si riparte quindi da un 4th e 6.
Entra quindi O’Donnell per il punt.
De Paola snappa ma attenzione: palla in mano e lancio!
Cunningham (RB) riceve centralmente, rompe un placcaggio ed entra comodamente in end zone! TOUCHDOWN!
La partita si accende, le difese cominciano a cedere e gli attacchi cominciano a mettersi in mostra.
E purtroppo per noi la nostra zona centrale è devastata: come accennavo prima l’infortunio di Timu ci ha lasciati con 2 ILB soltanto, senza alcuna possibilità di far riprendere fiato a chi è in campo.
Non solo questo, in campo, oltre al backup Christian Jones c’è solo Jonathan Anderson che fino ad ora ha giocato solo 12 snap e che ha cominciato questa stagione come 2° LB in practice squad (e poi alzato con gli infortuni di Freeman e Kwiatkowski). Insomma: non proprio una prima scelta.
Jones si trasforma addirittura in trascinatore, e ci mette il cuore assieme al resto della squadra.
Ma i Vikings non tardano ad approfittare delle nostre difficoltà: nel drive successivo dopo 2 primi down conquistati McKinnon buca centralmente senza troppi problemi e corre per 58 yard fino alla nostra end zone: Vikings ancora avanti 17 a 9.
Ma il nuovo QB sembra aver dato alla squadra un vigore che non si vedeva da diversi anni ed anziché abbattersi risponde colpo su colpo: lunghissimo drive dalle 21 di Chicago fino alle 20 di Minnesota, dove Trubisky lancia in end zone.
Sandejo (S) intuisce e pasticcia cercando di deviare l’ovale che capitola fra le braccia di Zach Miller. TOUCHDOWN!
A questo punto ancora scene che fino ad ora non si erano praticamente mai viste a Chicago: Trubisky si rivolge verso la sideline e chiede la conversione da 2.

Detto fatto: snap di WhitehairTrubisky va in handoff per Howard, che va a sua volta in handoff per Miller che con un pitch rimette il pallone in mano a Trubisky che corre ed entra in end zone. Conversione da 2 incredibile!
E punteggio nuovamene in parità: 17 – 17.
La partita quindi entra nel vivo, i 3 drive successivi sono un susseguirsi di punt fino a 2:32 dalla fine quando sulle 10 di Chicago Trubisky, sotto pressione, non riesce a trovare un ricevitore libero. Incalzato, prova quindi a lanciare verso Miller (TE) che però non è nelle condizioni migliori per ricevere e viene intercettato da Harrison Smith (CB).
Situazione a quel punto segnata: riusciamo a non fare entrare i Vikings nuovamente nella nostra end zone grazie a continui tentativi di blitz (anche per evitare corse centrali dove abbiamo un unico uomo) ma il calcio di Forbath ci condanna: 20-17.
Partita finita.

Purtroppo il risultato non ci premia, ma chiunque abbia visto la partita non ha potuto ignorare l’atmosfera che si respirava.
Per la prima volta dopo tanti anni si è visto entusiasmo e passione, due cose che a Chicago avevamo dimenticato da tempo.
Si è visto uno stadio intero in piedi a sostenere i nostri colori senza riserve, senza polemiche e senza critiche: tutti uniti dietro ad un leader, che per altro secondo Kendall Wright (WR) nel post partita ha parlato alla squadra assumendosi la totale responsabilità della sconfitta e dell’errore nel finale. Altra dinamica a cui non siamo molto abituati noi Orsi.

Il commento obbligatorio sull’esordio di Mitchell Trubisky: peccato per il risultato. Peccato per l’intercetto.
Ma questi due aspetti non devono offuscare una prestazione assolutamente positiva.
Abbiamo visto un attacco che sa alternare lanci e corse, con un QB che all’occorrenza non sdegna di correre (roba che negli ultimi anni alcuni di noi hanno pensato fosse diventata irregolare). Una buona intesa un po’ con tutti i WR, che hanno finalmente passato una serata senza dover bloccare ad ogni play. Un peccato inoltre che sembra ci sia poco feeling fra Mitch e le nostre mani migliori (Zach Miller), anche se è vero che è prematuro dare un giudizio dopo un’unica partita. Di sicuro c’è solo che prima di far riceve Dion Sims (TE), io proverei a far correre le tracce ad Adam Shaheen, che ha tutt’altra rapidità, velocità e capacità di ricezione.

Il migliore dei Bears per me:
Leonard Floyd (OLB) – grande risposta alle (poche) critiche sulle sue prestazioni da inizio anno.
2 sack, di cui 1 safety e una pressione costante sul QB. Davvero il miglior candidato per essere il nuovo Monster of The Midway.

Se la gioca a mio avviso con Christian Jones, che ha risposto in maniera ottima quando c’è stato bisogno di lui, dimostrando anche una leadership che probabilmente nessuno si aspettava. Doverosa anche la nomina per Pat O’Donnell che con quel play ha rimesso in piedi la partita e per adesso ha il record di touchdown-pass più lungo (38 yard).

Il peggiore è difficile da definire. Forse opterei per Dion Sims, su cui gravano almeno 2 drop importanti che hanno tolto 2 down altrettanto importanti al nostro attacco. Anche Marcus Wheaton (WR su cui grava la responsabilità del holding che ha annullato il TD di Howard) e Leno Jr. (OT su cui ricade la colpa per il fumble) non mi hanno entusiasmato.

Ripartiamo dalla prossima già famelici e più vogliosi che mai di dimostrare che ci siamo ed abbiamo un ottimo potenziale.
Adesso è davvero giunto il momento di cominciare a raccogliere qualche soddisfazione.
Abbiamo n ragazzo con grandi potenzialità e possibilità. Con carattere e talento da vendere.
Finalmente in quella tasca si vede movimento, il che ha ripercussione anche sulla qualità della linea d’attacco, che questa sera ha tenuto molto bene (tranne per poche sporadiche dormite di Leno Jr.).
Finalmente c’è una leadership, forse la vera chiave di volta per una squadra e per un attacco, come il nostro, che è ancora tutt’altro che a posto.
Ma su cui adesso si può investire con decisioni importanti.
Ora occhi incollati sulla prossima, si va a Baltimora!

Come sempre, FORZA BEARS!

 


firma-luca