Il Super Bowl LI per come lo vedo io

L’America si ferma per il Super Bowl.

Oh, finalmente, era tanto che desideravo dire questa frase fatta, finalmente realizzo un piccolo sogno personale, e mi metto sulla stessa lunghezza d’onda dei nostri telegiornali nazionali che di questa strana cosa che viene dall’America devono pur sempre parlare, sebbene sfugga la comprensione profonda dell’evento.

Infatti l’evento americano più incomprensibile dopo l’elezione di Donald Trump, per un italiano, è il Super Bowl. Questa strana Super Tazza (per chi abusa di Google Translate) dove si sfidano squadre dal nome roboante, composte di neroni ciccionazzi superbardati, per vincere un trofeino che “il mio falegname con trentamila lire lo faceva meglio”.

Le analisi dei principali organi di stampa italiani sull’evento sono poco più profonde di quella fatta qui sopra, senza dimenticare di segnalare quanto costa uno spot pubblicitario, ormai più scontato di una puntata di Del Debbio sugli immigrati. La Gazzetta si lancia nella ricerca di due chiavi tattiche, legate entrambe al gioco di ricezione, che semplificano molto una gara complessa di uno sport estremamente complesso. Ma andiamo con ordine e partiamo da quello che è l’evento in sé.

La NFL

Difficile condensare in poche righe quello che rappresenta, e che ha rappresentato, la NFL per gli americani nell’ultimo mezzo secolo, diciamo da quel 28 dicembre del 1958 quando la TV mostrò agli States per la prima volta un Championship in diretta. L’epicità di quella prima gara ha trovato degni eredi nei successivi anni, soprattutto dopo la fusione tra l’originaria NFL e la più fresca AFL. La NFL è quella che in buona sostanza ha portato molto del blasone della lega, con squadre inconfondibili come i Giants, i Cowboys, i 49ers, gli Eagles, gli Steelers (attualmente in AFC, la storia sarebbe da spiegare), ed i nonni Bears e Packers; la AFL ha portato diverse delle innovazioni che hanno consentito alla lega di trasformarsi in un campionato dove chi arriva ultimo può tranquillamente in una offseason attrezzarsi per competere l’anno dopo per il titolo, oltre che aver portato in dote squadre come i Patriots, i celeberrimi Raiders ed i Dolphins.

Il Super Bowl non è altro che la degna conclusione della fusione di organizzazioni dagli stili diversi, che ha portato alla costituzione di una lega che, di fatto ha sconvolto il normale “pensare” il football di alto livello: prima c’era la NCAA, la lega universitaria, ancora oggi splendido mondo, ma che era (è tuttora) legato a feudi, privilegi, sistemi di reclutamento, sistemi di assegnazione dei bowl postseason, che lo rende alla fin fine un mondo abbastanza “ingiusto”. La meritocrazia legata alla NFL appare del tutto evidente quando ognuna delle 32 franchigie ha un salary cap, ha eguali diritti televisivi, ha la possibilità di firmare un numero ben preciso di giocatori, e con il draft le squadre peggiori scelgono i talenti prima di quelle migliori ad ogni giro.

Può quindi accadere che una squadra come gli Atlanta Falcons, che nel 2015 aveva collezionato cinque sconfitte su sei gare nella propria conference (unica vittoria coi Panthers già matematicamente certi della vittoria in division), si ritrovi l’anno dopo a giocare per l’Anello, per il titolo più prestigioso nello sport che si può considerare come se non il più seguito, almeno il più ricco d’America.

Ricco si perchè la NFL è di gran lunga la lega che funziona meglio economicamente, pur durando meno di sei mesi all’anno (preseason compresa) e limitandosi a giocare tutte le gare della regular season alla domenica ad esclusione del Thursday Night e del Monday Night.

Il Super Bowl

Si diceva che è l’evento conclusivo della stagione, reso ancora più interessante dal fatto che la settimana prima si gioca il Pro Bowl, un po’ come doversi mangiare un cucchiaino di merda prima di sedersi davanti a una teglia di lasagne.

Il SB in effetti ferma l’America in termini di ascolti, e potete immaginare come possano tremare i polsi ai giocatori che scendono in campo sapendo che campioni assoluti di questo sport, non sono mai riusciti a vincerlo, come Dan Marino. Il fatto è che il football rappresenta una strana forma di sport a “prestazione singola ad effetto corale” dove sono evidentissime le qualità del gesto tecnico ed atletico, ma queste sono strettamente in correlazione con i medesimi gesti di compagni ed avversari, e tutto a sua volta è disegnato da staff di coach (i Falcons hanno un gruppo di 21 allenatori senza contare chi si occupa di condizionamento fisico) che contribuiscono a giocare una sorta di enorme partita a scacchi.

Il football infatti ha come principale analogia con gli scacchi il possesso del campo, sebbene sia un gioco dove la prima impressione è che conta il possesso della palla. E’ un gioco che ben rappresenta la frontiera americana e che ben rappresentala stilizzazione della guerra, cosa che agli americani piace molto.

Tuttavia proprio il possesso del pallone determina molto più facilmente quei cambi di inerzia della gara che possono segnarla anche definitivamente. Ogni domenica abbiamo decine di esempi di gare che cambiano faccia grazie ad una giocata, non ultima la gara di Dallas con i Cowboys che riuscirono a rientrare in partita con i Packers cancellando uno svantaggio di 15 punti.

Patriots vs. Falcons

Questo Super Bowl rappresenta forse l’ultimo possibile traguardo per un QB a cui tributare i migliori onori, come Tom Brady, e nello stesso tempo è l’ennesimo traguardo di coach Bill Belichick che ha saputo nel tempo rappresentare al meglio il camaleontismo, la capacità di cambiare, di non dare punti fissi agli avversari, che ha reso possibile ai Pats di trasformarsi in sparring partner di Bills e Dolphins, in dominatrice d’acciaio della AFC East e squadra ormai abituata al Gran Ballo.

I Falcons rappresentano al meglio lo spirito della NFL come detto sopra, arrivando a questa finale grazie ad un eccezionale attacco guidato da Ryan, protetto da una linea diventata dominante con Alex Mack, e finalizzato da quella bestia di Julio Jones, e ad una difesa che ha permesso alla squadra di finire le due gare di playoff con vantaggi di 16 punti coi Seahawks e 23 coi Packers, iniziando a somigliare ai desideri dell’HC Dan Quinn, ex defensive coordinator dei Seahawks, grazie ad una linea di veterani a cui si aggiunge un mio pallino ovvero Vic Beasley, una batteria LB fresca ma con qualche scricchiolio, ed una secondaria rivedibile.

Tutto qui?

Si, non sono un mago e, per quanto possa aver seguito la stagione, trovo difficile fare previsioni precise in una gara del genere. Molti anche in Italia ci hanno provato, vi consiglio di leggere il  materiale presente su Huddle e su Patriot Reign, loro ne sanno piu di me.