Il curioso caso del Signor F

Il Super Bowl è una specie di grossa bomba che investe con una enorme forza l’America ma che si fa sentire anche a chilometri e chilometri di distanza. La bomba è ovviamente psicologica, l’onda d’urto lo è altrettanto: agendo sulla psicologia, può produrre effetti di euforia, rabbia, commozione, disperazione, soddisfazione.

Quando genera euforia, non raramente questa euforia si trasforma nella capacità di mettersi a sedere davanti ad un computer e cantare in maniera sproporzionata le gesta chi è stato spernacchiato fino al giorno prima, che quest’anno ha un degnissimo rappresentante nel Signor F.

Questo signor F ha caratteristiche precise:

“è il classico bravo ragazzo, belloccio che piace ma indubbiamente non un fotomodello […] Fervente credente […] La moglie ha dovuto superare dei problemi cardiaci (ora è guarita), non hanno nemmeno fatto il viaggio di nozze per questo motivo. Addirittura voleva smettere di giocare, non più tardi di due anni fa, ma con caparbietà ha insistito ed è stato premiato. (OA Sport)

Qualcuno preferisce analizzarlo più tecnicamente:

“è un bravo ragazzo. Lungo lungo, fa un po’ Pippo, inteso come amico di Topolino: anche belloccio, ma somiglia più a un kicker che a un quarterback, come portamento. Non è ‘cool’ “ (Gazzetta)

Lo avrete capito, il signor F di mestiere fa il quarterback, ma è di quei quarterback che dai, fanno quello quasi per passatempo, no? “un giocatore ordinario” (sempre i mitici di OA Sport) come potrebbero essere, con le dovute proporzioni, dei giocatori di Lega Nazionale Dilettanti per il calcio, di Serie B2 per la pallavolo.

Ordinari, mica campioni.

Il signor F gioca in una squadra dove infatti non faceva il titolare, il titolare del ruolo era il signor W, un ragazzo bravo, molto bravo, tanto che Cleveland vendette la sua seconda scelta e un conditional fifth-round selection dell’anno dopo a Philadelphia in cambio del first-round, third-round, e fourth-round di quell’anno (8th, 77th, and 100th), del first-round del 2017 e del second round del 2018.

Se Howie Roseman avesse potuto, avrebbe venduto sua madre e affittato qualche sorella ancora piacente per arrivare al signor W che infatti ha reso alla squadra in grande servizio.

Il Signor F invece, a Philadelphia aveva già giocato dal 2012 al 2014 dopo essere stato selezionato al terzo giro da Arizona. Dopo poche gare, come puntualmente capitava ad avere Michael Vick come QB, quest’ultimo si fece male e F divenne titolare terminando la stagione, la cosa si ripropose l’anno dopo quando Vick fu di nuovo preferito a F ma ovviamente si fece male il 6 ottobre. La stagione gli consegnò la miglior prestazione TD/INT della storia della NFL ed il miglior QB Rating della stagione dietro Rodgers, oltre alla selezione per il Pro Bowl.

La rottura della clavicola durante la mediocre stagione 2014 fece decidere agli Eagles di spedirlo a St.Louis in cambio di Sam Bradford, per assicurarsi così un altro QB di cristallo. Ai Rams il Signor F iniziò discretamente ma finì per essere sorpassato da Case Keenum. Che fosse veramente stato sopravvalutato a Phila? Beh, Jeff Fisher come HC fa sempre tenere in sospeso le valutazioni su un giocatore…

La fine del rapporto con gli Eagles e con i Rams è segnato dalla scelta delle squadre di cercare un QB che desse migliori garanzie del Signor F, tornato ad essere un giocatore “normale” (!?), free agent, che trova rifugio solo presso il suo ex-mentore Andy Reid a Kansas City con un contrattino a meno di 2 milioni di dollari, l’avanzare dell’età di Alex Smith poteva far ben sperare ma la scelta della squadra del Missouri di selezionare Patrick Mahomes con l’idea di trasformarlo nel QB del futuro di fatto è la pietra tombale del rapporto tra F e KC.

Il ritorno alla chetichella del signor F a Philadelphia passa quasi inosservato all’inizio dell’anno in corso, quando una squadra speranzosa e ben guidata in sideline da Doug Pederson ed in campo dal signor W faceva scaldare i cuori su in Pennsylvania.

Siamo giunti ai giorni nostri, quindi.

Quei giorni in cui, come capita ogni tanto, la squadra viene scossa dall’infortunio di colui che molti tifosi considerano l’unico condottiero, il quarterback. Vi risparmierò di linkarvi gli originali di quello che hanno scritto, negli anni e negli ultimi mesi, i tifosi riguardo l’infortunio del signor W e le capacità del signor F, con buona pace delle analisi pacate.

Molti di quegli stessi tifosi si sono stracciati le vesti, pronti a buttare nel cesso sogni e speranze, dimenticandosi fondamentalmente due cose:

– I coaching staff, per quanto noi li giudichiamo inadatti dalla nostra poltrona, sono composti da professionisti che lavorano decine e decine di ore a settimana per trovare soluzioni tattiche.

– I ragazzi che non sono starter sono professionisti al 100%, che resistono alla competitività di una lega come la NFL, sono pedine con grandi capacità e grande “mental toughness” checché si pensi, non è il secondo portiere della juniores che ti porti in panchina per far numero. Pedine che devono solo essere mosse nel migliore dei modi.

Così il signor F, grazie a quello che è stato in questa stagione, ad un allenamento costante ad alti regimi, fatto con la professionalità di queste figure, e grazie ad un coach che ha saputo tirare fuori da lui il meglio, è salito sul palco del Super Bowl ed ha ricevuto meritatamente il titolo di MVP del Super Bowl, peraltro una delle fantasticherie più comuni a Philadelphia all’inizio del 2014, checché ne dicano i giornali ed i siti che parlano di “Eroe per caso” senza un minimo di contesto storico.

Non esistono Cenerentole (Cinderella, per dirlo all’americana) esistono giocatori professionisti che grazie al loro duro lavoro diventano pedine sempre pronte, che un coach può scegliere di usare in quello che ritiene il migliore dei modi per arrivare al successo. Non si diventa giocatori di NFL per caso, figurarsi giocatori che vincono il Super Bowl, figurarsi a maggior ragione MVP della partita.

Ci sentiamo dire continuamente che siamo meritevoli di qualcosa, è il motore della pubblicità, delle narrazioni che ci devono coinvolgere. Tutto senza discriminare tra chi ci mette lavoro, abnegazione, sudore e chi attende lo svolgimento del proprio destino, l’arrivo della fata turchina, tra chi lavora per essere un perfetto elemento di un meccanismo in cui ha fiducia, e chi finisce per esserne un sassolino.

Elementi, pedine, signori.

Pedine che hanno bisogno di essere motivate a muoversi e contestualmente ben mosse, altrimenti non si spiegherebbero apparizioni al Super Bowl di certi giocatori dei Patriots di quest’anno, e viceversa fallimenti di giocatori considerati fenomenali in uscita dal college (qualche idea a riguardo?). Pedine come il Signor F, splendido rappresentante di una categoria di persi che si sono ritrovati (non li hanno ritrovati, sia chiara la sottile differenza), che la stampa scopre l’indomani del trionfo, dipingendoli come le sopra citate cenerentole.

Grazie signor F, per averci ricordato che non ci sono cenerentole.