Chicago Bears 2016 Season Preview.

Se fare una preview stagionale nel 2015 sembrava un’impresa piuttosto ardua, alla porte di questa stagione 2016 sembra addirittura impossibile.
Come si fa a prevedere l’andamento di una squadra tanto rimaneggiata? E’ difficile, tanto che non ci rimane altro che prendere qualcosa dell’anno scorso, mischiarlo con quanto di buono (e meno buono) possa essere uscito dal Draft e dai camp e farne un unico pastone. Così, tanto per capire quanto dovremo soffrire.
Sì perché, di uscire definitivamente dal tunnel, non se ne parla ancora; con punti di domanda grandi come grattacieli a proposito di defensive backs e runningback corp e col buon vecchio Jay Cutler in cabina di regia, il paradiso sembra molto lontano.
Tanto lontano che perfino i fan d’oltreoceano si son messi l’anima abbastanza in pace. L’hype per questa stagione 2016 è uno dei più bassi di sempre, un continuo “vediamo come va” servito con abbondanti dosi di “se va male non me la prendo, peggio di così…” che mette il team della Windy City nella posizione di dover prima riconquistare il proprio pubblico e poi di presentarsi alla prova del record.
E mentre i tifosi più accaniti insorgono contro l’account Twitter della lega che ha affibbiato ai Bears l’hashtag ufficiale #FeedDaBears (niente #BearDown? Scherziamo?), noi proviamo a capire se e quanto soffriremo in una North che a gennaio prometteva un 2016 di gloria ma che ora sembra di nuovo ridimensionata.

OFFENSE

Jay Cutler sarà sotto al centro, questo non si discute. Tagliato Fales e confermato Brian Hoyer come backup, Chicago si trova di nuovo a sperare che Smokin’ Jay resti integro fisicamente e mentalmente per guidare questa squadra al meglio. Il 2015, in realtà, pone buone basi su cui lavorare: oltre 3.600 yard lanciate e 21TD con 11 intercetti (career lowest), per un QBR finale di 92.3, il più alto di sempre per il #6.
Ok, l’OC Adam Gase se n’è andato a far fortuna in quel di Miami, ma ad OC è stato promosso l’ex QB Coach Dowell Loggains, considerato il vero uomo del miracolo per quanto riguarda il braccio di Cutler.
Sapere poi che la linea offensiva è stata impreziosita di un Josh Sitton (che va ad affiancare il neo rinnovato Kyle Long) e che non appare più il colabrodo di sempre, fa decisamente piacere. Soprattutto se si pensa che a ricevere i palloni ci sarà ancora la star Alshon Jeffery, profumatamente taggato in inverno.
Accanto al #17, due mezze incognite: Kevin White e Zach Miller.
White sembra poter essere subito un WR dominante ma la verità è che nessuno l’ha ancora visto giocare tra i pro a causa di quell’infortunio alla tibia che l’ha tenuto fuori per tutto il 2015. Miller, dal canto suo, ha già dimostrato di essere un ottimo TE in grado di sostituire per qualche tempo Martellus Bennett ma, a questo punto, le domande sono due: sarà un buon TE starter? Ce la farà a giocare 16 partite senza farsi del male? Sì perché, dietro di lui c’è il nulla.
Altra questione fondamentale sarà capire cosa può produrre il running game degli orsi. Matt Forte, RB di grande peso, all’occorrenza ricevitore, bloccatore e uomo squadra, è partito verso NY, sponda Jets e ora i Bears si ritrovano col sophomore Jeremy Langford a fare da RB1, seguito dal buon Ka’Deem Carey e dal rookie Howard Jordan.
Langford ha strafatto l’anno scorso mentre Carey si è rivelato un ottimo trattore senza paura, perfetto per le corse nel mezzo di breve yardaggio; speriamo che in due facciano almeno un Matt Forte.
A completare il tutto sappiate una cosa, cari Bears Fan: in attacco, se si rompe qualche starter, c’è da mettersi le mani nei capelli perché i titolari di oggi eran quasi tutti backup fino a ieri e, in ogni caso, la nostra panchina è parecchio scarsa.

DEFENSE

Se normalmente gli attacchi fanno vendere i biglietti e le difese fanno vincere le partite, sappiate che a Chicago la difesa ha sempre fatto tutte e due le cose, causando anche una buona dosa di orgasmi sugli spalti.
Questo, ovviamente, se si dimenticano un paio di stagioni, più precisamente quelle dell’era Trestman.
Se proprio dobbiamo perdere, han detto ad un certo punto nella Windy City, perdiamo ma che sia perché l’attacco fa pena e regala palloni come fossero caramelle ad Halloween o perché lo special team non mette un Field Goal neanche dalle venti, senza vento e con un puntatore laser, ma non sia mai che continuiamo a perdere perché ci facciamo infilare 100 e oltre punti in due partite da due QB da serie TV americana come Brady e Rodgers. Basta.
E allora via di whitewash, Fox e Fangio hanno cancellato le scelte difensive degli ultimi anni e hanno ricostruito un reparto che sembra presentarsi davvero ostico, almeno per quanto riguarda il Front Seven.
Akiem Hicks viene ad affrancare Unrein e Goldman in una linea titolare che dovrebbe rivelarsi ottima (e con un Jon Bullard che scalcia nelle retrovie per trovare un posto da starter) mentre nel quartetto subito dietro (eh sì, si gioca in 3-4, amici) Jarrell Freeman e Danny Trevathan si presentano come due dei migliori ILB del paese, pronti a guidare un reparto completato da pass-rusher di livello; tornano Young, Houston, Acho e McPhee con l’aggiunta del rookie, settima scelta assoluta, Leonard Floyd mentre dietro ai due difensori centrali dovrebbero ruotare gli ottimi Jonathan Anderson e Christian Jones, col rookie Nick Kwiatkoski a completare il reparto.
Insomma, quando riesci a chiudere un 53-man roster e avere una difesa da paura nonostante l’uomo immagine McPhee in PUP list e l’ottimo John Timu in Practice Squad, vuol  dire che di roba buona ne hai eccome.
Certo sarebbe stato meglio non avere una valanga di manzi d’assalto nel front seven per poi ritrovarsi con una secondaria sgangherata ma sappiamo che a Chicago piace complicarsi la vita.
In una division che vanta attacchi come quello di Green Bay, infatti, ci presentiamo con un CB corp da punto di domanda e con una reparto Safety ancora peggio.
Cornerback di riferimento sarà sicuramente quel Kyle Fuller che sì, merita il posto, ma deve ancora dimostrare di meritarlo a lungo…e se non impara a vedersela coi WR sopra il metro e ottantacinque, il suo futuro si fa grigio.
Accanto a lui Prosinski, Porter e Hall in rotazione per un reparto che può diventare funzionale ma che non sarà d’elite, non quest’anno.
In fondo al backfield, infine, l’unica certezza sembra il sophomore Andre Amos, vera steal del draft 2015, che si presenta nel ruolo di safety titolare affiancato da Jones-Quartery, probabilmente da subito in gara col rookie DeAndre Houston-Carson (quattro cognomi in due!) per il posto fisso.
Quindi no, non è una difesa in stile Peppers-Urlacher-Briggs-Tillman-Jennings, ma è una buonissima base per iniziare a mettere un po’ di pepe al sedere dei QB avversari, cercando possibilmente di mettergli tanta pressione addosso che non riescano a trovare la profondità, altrimenti sono guai.

SPECIAL TEAM

Ora, come rimpiazzi un Kicker da più di 85% di precisione sui FG (calcolando che ha sempre giocato le partite casalinghe nella città del vento), all-time scorer di franchigia e uomo immagine come Robbie Gould?
Facile, prendendo un Connor Barth scaricato dai Buccaneers che negli ultimi nove anni ha cambiato più squadre che espressioni facciali.
Detta così sembra una tragedia, ma in realtà la questione va contestualizzata: negli ultimi due anni, Gould era diventato quello che non la mette neanche dalle venti, senza vento e col puntatore laser di cui parlavamo prima. Dopo aver perso almeno tre partite a causa di calci facilissimi nel 2015, sembra che la situazione non possa che migliorare.
Il Punter resta il buonissimo Pat O’Donnell mentre a riportare i vari calci dovrebbero pensarci Royal e Bellamy, sperando che producano qualcosa di più del nulla totale dell’anno scorso, altrimenti tanto vale inginocchiarsi o chiedere Fair Catch ad ogni ritorno, almeno per evitare botte inutili.

CONCLUSIONE

Si prospetta quindi un’altra stagione in cui aspettare con ansia Ottobre, quando i Blackhawks ridaranno splendore alla città?
E perché mai, anche i Cubs vanno forte. Ah già, parlavamo dei Bears…beh, in quel caso, c’è solo da rilassarsi, sedersi sul divano indossando una jersey #54 e accarezzando un feticcio di Da Coach, e vedere come va; si perché questa stagione è l’ennesimo test.
Nell’ottica di capire quale sarà il futuro dell’attacco e della secondaria, intanto quest’anno deve andare meglio dell’anno scorso, il record deve andare tra il neutro e il positivo e, se anche la divison scappa, cercare di tornare almeno uno di quei team che rincorrono una wild card; se poi questa non arriverà pazienza, l’importante è non finire ultimi e umiliati nella North. La ricostruzione è in corso ma è un processo lento, portato avanti egregiamente dallo staff del GM Ryan Pace.
Nota a margine: non c’è più nessuno, a roster, dei 53 giocatori che giunsero al Superbowl nel 2006/07; un’era (perdente) s’è chiusa, un’altra si apre…si spera nel segno di una gestione vincente della franchigia arancioblù.