Chargers Week 4 Recap – Buongiorno Tristezza

Da qualche parte nell’internet ho trovato un commento tristemente geniale. Si diceva sostanzialmente che i Chargers sono come i Patriots, ma al contrario. Come New England trova un modo per vincere a prescindere dalle condizioni in cui si trova la squadra (con/senza Brady, con più o meno infortunati), così San Diego pare escogitare ogni volta un modo diverso per perdere, a prescindere dal fatto che sia difficile anche solo pensare di farlo.
La sconfitta contro i Saints aggiunge alla nostra storia un nuovo capitolo a cui avremmo fatto a meno di leggere. Gli ultimi 5 minuti di partita sono stati davvero angoscianti, soprattutto perché contro i Chargers non puoi dare davvero per morta nessuna squadra. Ad aggiungersi agli errori tecnici accumulati dallo scorso anno, contro NOLA abbiamo dovuto assistere anche ad errori umani, cioè i due fumble di Gordon e Travis Benjamin, che si è fatto sfuggire di mano il pallone senza essere toccato da nessun difensore. Purtroppo questa squadra, al di là dei limiti tecnici, che ci sono, è zavorrata dalla personalità di Mike McCoy, estremamente arrendevole e pavido nel gestire la partita. Quando il tuo coach predica una mentalità “primo, non prenderle”, è inevitabile che anche la squadra perda di cattiveria. Chiaro, nelle ultime due partite in particolare, gli errori dei giocatori hanno sovrastato quelli del coaching staff; ma se l’allenatore conta ancora qualcosa, è palese che l’attitudine degli uomini sia stata modellata – o quantomeno influenzata – ad immagine e somiglianza dell’ex OC di Denver, e, visto quanto detto sopra, non è un bene.
É davvero un peccato, perché questa squadra, al netto di infortuni e difetti strutturali, avrebbe le capacità di lottare per i playoff, ma il modo in cui viene gestita, partendo dalla famiglia Spanos per arrivare agli uomini che operano direttamente sul campo (e dietro la scrivania, lo stesso Telesco non può sentirsi tranquillo) non lascia scampo.
Domenica era stato fatto un buon lavoro fino a metà del terzo quarto, sia contro le corse che contro Brees (la squadra di Sean Payton è stata tenuta a 275 yard offensive, il dato più basso finora), mentre Rivers aveva approfittato della peggiore difesa NFL (30 punti di media subiti e 31esima in DVOA, davanti solo ad Atlanta) per lanciare oltre 300 yard e 2 TD (l’intercetto è stato solo l’ultimo, disperato tentativo di riacciuffare per i capelli la partita). Il vero problema, che è sorto nelle ultime due gare, è il crollo verticale del running game. Gordon continua a trovare la endzone – due TD anche oggi e 5 totali – ma la linea, che ha subito l’infortunio di Dunlap, alle prese con i sintomi post-commozione cerebrale, e ora anche quello di Franklin, non riesce più ad aprire varchi per il numero 28.
Qui un paio di esempi degli problemi di Gordon a trovare spazi di manovra:

Le fatiche del numero 28, che è tornato a ballare spesso dietro la linea alla ricerca di varchi che non si aprono, si riflette poi su tutto l’attacco, e anche su Rivers, che sente molta più pressione sulle proprie spalle. Già contro Indianapolis, Rivers si è sentito molto meno sicuro nella tasca, a differenza delle prime due gare, e la pressione delle difese sta aumentando (domenica Nick Fairley ha creato parecchio scompiglio nella parte interna della linea).
Purtroppo quella contro i Saints era l’unica partita nel giro di un mese in cui San Diego fosse favorita. Nelle prossime quattro gare incontreremo, in ordine: @Oakland, Denver, @Atlanta e @Denver. Tolte le due contro i Broncos, decisamente fuori dalla nostra portata, quelle contro Raiders e Falcons non sono impossibili. Le due squadre hanno attacchi top – quarti e primi in DVOA, rispettivamente – ma difese mediocri – 27esimi e ultimi in DVOA, rispettivamente – e verosimilmente la squadra di McCoy può metterla sul “vince chi segna di più”. Peccato che le partite punto a punto non ci sorridano particolarmente: dall’inizio dello scorso anno, San Diego ha giocato 14 partite decise da un solo possesso di differenza, perdendone 11.
E così siamo qui, ad inizio ottobre, a vedere la nostra stagione naufragare velocemente, sperando di perderne il più possibile in ottica draft. Difficile prevedere quanto McCoy durerà sulla nostra panchina, soprattutto quando a prendere decisioni ci sono personaggi come gli Spanos, notoriamente tirchi e che difficilmente si rassegneranno all’idea di licenziare un allenatore a cui è stato rinnovato il contratto alcuni mesi fa (anche se solo per un anno). Certo è che, se le cose andranno come devono andare, e cioè se i Chargers faranno i Chargers, tra un mese circa, forse meno, la dirigenza potrebbe essere chiamata a prendere decisioni drastiche circa il futuro di “Milquetoast Mike”.