Chargers Week 3 Recap – Ne rimarrà soltanto uno

Stando a quanto visto nelle prime tre giornate, chiunque finirà sano la stagione sarà considerato il nuovo Highlander. I Chargers si presentano al Lucas Oil Stadium contro i malconci Colts senza i lungo-degenti Allen, Woodhead e Addae, a cui si sono aggiunti Dunlap, Gates e Bosa, che deve ancora fare il proprio debutto (la settimana prossima?).
Certo, per i padroni di casa le cose non andavano certo meglio, considerando le assenza nella posizione di CB – nonostante Vontae Davis sia riuscito ad essere del match – WR, dove la squadra di Pagano era senza Donte Moncrief. I punti deboli di Indanapolis erano ben chiari. La o-line, che in pass pro ha determinato sfortune e fortune di Luck, concedendo 7 sack nelle prime due gare (peggio avevano fatto solo Chicago e Cincinnati). La difesa contro le corse (31esima in DVOA e 28esima in generale) e il reparto ricevitori, privo di grosse alternative contro una secondaria decisamente in forma (specie dopo la partita contro Jacksonville e il trio Robinson-Hurns-Thomas).

TUTTA UN’ALTRA STORIA – Già dall’inizio si è capito che rispetto alle due precedenti partite. Il canovaccio dei Colts è stato quello di punirci con le corse, situazione in cui siamo migliorati dallo scorso anno – grazie alle addizioni di Mebane e Reid – ma in cui fatichiamo ancora un’enormità. Le neanche 4 yard di media corse da Gore raccontano solo in parte la partita dell’ex 49ers, che ha trovato a piacimento abbondanti varchi nella nostra difesa, fermato qua e là dagli ottimi interventi attorno alla LOS di Denzel Perryman e Jatavis Brown. Il rookie ha giocato una partita più che positiva, facendosi trovare pronto in coverage contro i TE avversari (che tra l’altro hanno avuto una buona giornata come bloccanti per le corse di Gore, Doyle in particolare), con alcuni tackle attorno alla linea e con un fumble provocato ai danni di Luck, un gesto tecnico praticamente perfetto, di quelli che ti insegnano quando sei ragazzino, per causare una palla persa e ricoperta in TD da Caraun Reid, altra piacevole sorpresa di inizio stagione. In realtà, Brown ha potuto giocare tutti questi snap per via dell’infortunio di Manti Te’o, un altro dal fisico parecchio fragile, uscito nel primo tempo per un infortuno al tendine d’Achille che si è procurato da solo, il che fa temere ancora di più e si collega a quanto detto all’inizio.
Rimanendo sulle note positive, non possiamo non citare ancora una volta Casey Hayward, autore di un altro intercetto – il terzo in due settimane – che però non viene sfruttato a dovere dall’attacco ospite. Hayward (3 intercetti, 2 passaggi deviati a fronte di soli 5 ricezioni concesse finora) è davvero dappertutto, ed è certamente una delle mosse più azzeccate in free agency dalla dirigenza. Tra l’altro, l’ex Packers è stato il migliore del suo reparto, domenica, vista la brutta prova di Jason Verrett contro quella macchina da highlight che è TY Hilton. Non siamo abituati a vedere l’ex TCU faticare così tanto, ma il piccolo ricevitore dei Colts gli ha reso davvero dura la giornata, finendo con 8 ricezioni per 174 yard e una meta, quasi sempre 1-vs-1 con Verrett (che, oltre alle ricezioni, ha concesso anche tre penalità per holding) .

Qui abbiamo un esempio perfetto. Hilton cambia direzione un paio di volte, per poi rientrare definitivamente. Verrett teme di essere battuto sul lungo ma, quando si gira, il ricevitore dei Colts è dietro le sue spalle, tutto solo in mezzo al campo. É stato il refrain della partita, anche perché Pagano, pur vedendo quanto il numero 22 stesse faticando, lo ha lasciato solo sull’isola perennemente a uomo e senza aiuti dalle safety. Questo vuol dire non saper adattarsi all’andamento della partita.

In tutto questo, la pass rush è stata inefficace per gran parte della partita, e solo in uno degli ultimi drive della serata è riuscito a mettere davvero pressione a Luck, costringendo i Colts ad un punt. Se l’ex Stanford può avere un minimo di tempo per lanciare, allora diventa davvero difficile per la difesa organizzarsi.
UN PASSO INDIETRO – Anche l’attacco ha faticato tremendamente, oltre ogni prospettiva, soprattutto considerando la pochezza della difesa dei Colts. Rivers ha avuto decisamente una giornata no – la stat line da 26-39 per 330 yard non inganni. Tra passaggi mal calibrati, e drop dei ricevitori, il reparto di Wisenhunt ha sprecato tante occasioni, soprattutto in redzone, dove non è riuscito a capitalizzare nemmeno il regalo di Luck. Tra i 13 passaggi non completati di Rivers, questo mi sembra il più indicativo, soprattutto perché un minimo di precisione in più – o semplicemente il solito Rivers – avrebbe quasi certamente portato 6 punti alla causa.

L’idea era ottima, e il movimento di Gordon pure. C’erano due uomini pronti a bloccare per lui e sarebbe stato, se non un TD, un grosso guadagno. Invece niente da fare e, nel giro di un paio di snap, Erik Walden avrebbe approfittato della pessima posizione di Chris Hairston per batterlo facilmente e provocare un fumble, ricoperto da Kendall Langford.

Va anche detto che la difesa dei Colts, soprattutto in redzone, ha effettuato bene il piano partita, mandando solo tre uomini in pass rush e coprendo il campo con tutti gli altri: Rivers ha avuto grosse difficoltà a trovare un ricevitore libero, finendo per buttare spesso la palla fuori dal campo ad evitare un sack.
Quello che si presentava agli occhi di Rivers era questo:

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Anche se in maniera ridotta rispetto alle altre due partite, si è visto quanto possa essere pericoloso l’attacco di San Diego, nonostante tutte le assenze. Travis Benjamin e Tyrell Williams sono veri e propri playmaker, magari un po’ incostanti, ma il loro rapporto con Rivers non può certo definirsi ancora solido. Se l’ex Browns è un’arma sul lungo, Benjamin ha già rimpiazzato, per quanto possibile, lo stile di gioco di Keenan Allen, soprattutto quando deve fornire a Rivers un target comodo in uscita dalle shallow cross, quelle tracce corte che tagliano il campo in orizzontale e in cui Williams può sfruttare la sua velocità dopo la ricezione.

Ormai questo è un gioco che vedremo sempre più spesso (qui in realtà Williams non parte largo come fa di solito, ma all’interno di una trips bunch, una formazione con tre ricevitori vicini tra loro a formare una sorta di triangolo: l’obiettivo è creare confusione tra i difensori quando gli avversari sono schierati a uomo. Wisenhunt la usa spesso e con ottimi risultati).
Per il resto, non tanto altro di buono, a partire dalla giornata di Gordon, che ha fatto registrare 2 yard esatte di media su corsa e che nel primo tempo è stato colpevolmente a secco di portate. Ha avuto però una giornata abbastanza produttiva come ricevitore (4 ricezioni per 43 yard), ruolo dove avrà il compito di tamponare l’assenza, preziosa, di Danny Woodhead. Lo vedo attento anche come bloccante, altra situazione in cui Woody eccelleva. La meta del momentaneo sorpasso è la quarta in tre partite per lui, che finalmente sembra essersi lasciato alle spalle la pessima annata da rookie. I Chargers avranno sempre più bisogno di lui, quest’anno e in futuro. Prima di tutto, però, avrebbero bisogno di un altro allenatore. Ma questa è un’altra storia.