Arizona Cardinals: 49ers aftermath

39 secondi sul cronometro prima della fine dell’overtime, 2nd & 2 sulla linea delle 20yds, Carson Palmer riceve palla dal suo centro in shotgun formation. La linea offensiva, fino a quel momento un totale disastro, riesce a garantire qualche secondo di protezione. L’ovale esce veloce dalle mani del quarterback, vola alto verso la end zone ed incontra le mani protese di Larry Fitzgerald, salito in cielo a riceverlo. Non è finita: dopo la caduta, c’è l’atterraggio, una botta che si porta via il fiato per esultare, per esplodere. Non importa. La palla non si muove, resta salda. Touchdown Cardinals. Vittoria. E’ questo il momento più esaltante di una partita trasformatasi in battaglia, nella quale due squadre mediocri hanno compensato con volontà e cuore i tanti difetti, le innumerevoli imperfezioni che le caratterizzano: la mancanza di talenti, specie in attacco, per dei 49rs in piena ricostruzione; le enormi difficoltà di un’offensive line che, oltre a non aprire alcun varco per le corse, ha permesso 6 sacks ed innumerevoli QB hits in pass protection per Arizona

Il primo drive del match inganna, perché l’attacco dei Cardinals muove rapido la catena, bussando in fretta alla porta dell’end zone avversaria, prima che la pressione si traduca in una palla sghemba e disperata di Palmer che rimbalza dritta tra le braccia della difesa. Reset, da qui in poi saranno le difese a dominare, aiutate dai già menzionati problemi negli opposti reparti. Hoyer, quarterback girovago che San Francisco impiega in attesa di un futuro talento, è spesso impreciso e pare sentire la pressione portata dall’interior defensive line di Arizona, mostrando limiti di mobilità ed un footwork discutibile; non lo aiuta di certo il reparto ricevitori, che, con Garcon annullato dal solito Patrick Peterson versione blanket, fatica terribilmente a fornire opzioni al proprio QB, complici diversi drop e una cronica mancanza di separazione sulle routes. Non è il talento a mancare in casa Cardinals, nonostante l’assenza di David Johnson pesi come un macigno, specie in red zone: a fermare i drive ci pensa l’inettitudine di una linea offensiva imbarazzante, a lungo ridicolizzata dai giovani pass rusher in rosso-oro, che accumulano più di 20 colpi ai danni di un coraggioso Carson Palmer. Una prova da vero highlander per il quarterback, spesso bersaglio di critiche ingenerose da parte dei tifosi ma bravo a trovare sfogo su Ellington a corto/medio raggio e preciso nell’imbeccare John e Jaron Brown sul profondo. I sacks tuttavia si accumulano, impedendo all’attacco biancorosso di trovare un minimo di ritmo e continuità, mentre la mancanza di gioco sulle corse resta preoccupante.
Quando poi le squadre trovano la end zone sono gli arbitri a mettersi di traverso, annullando prima una presa di Ellington davvero al limite, poi un passaggio di Hoyer a causa di un’interferenza offensiva, infine una ricezione di John Brown apparsa fin da subito valida. Il ritmo di gioco viene ulteriormente spezzettato dalle numerose penalità inflitte ad entrambe le squadre, evidenziando una scarsa disciplina da parte di entrambe le linee offensive. Tocca così ai kickers guadagnarsi la giornata: Dawson e Gould combinano per un perfetto 8/8, ottima notizia specie per Arizona, spesso vittima di errori in questo fondamentale in passato. Si arriva quindi al supplementare, aperto da un drive lunghissimo di San Francisco, che in 8 minuti non riesce a capitalizzare e ripiega su un field goal. Con due minuti sul cronometro, Arians e Palmer optano per una no huddle che funziona, arrivando in pochi giochi nella red zone avversaria. E’ il momento di Fitzgerald, pochi secondi che sublimano un intero match, che fanno battere i cuori dei tifosi e che, in fondo, sono il motivo per cui amiamo il football.