Sconfitti a testa alta: Houston Texans Week 3 recap @ Patriots

Nella settimana delle proteste su ogni campo della NFL contro le dichiarazioni di Trump, l’odio e le diseguaglianze, tanti, tantissimi giocatori hanno gridato a testa alta che lo stare uniti è tutto quello che conta. Lo hanno gridato rimanendo muti e immobili eppure in maniera incredibilmente potente: braccio a braccio, ma niente mano sul cuore.

Valeva la pena spendere due parole di fronte a gesti del genere che dicono tanto e che valgono tanto, specialmente quando arrivano da grandi campioni che possono ispirare tante persone. Lo hanno fatto anche gli Houston Texans, prima della partita contro i New England Patriots al Gillette Stadium. Hanno iniziato la partita a testa alta, appunto, e ne sono usciti sconfitti, ma con niente di cui vergognarsi.

Finisce 33-36 per i Patriots grazie ad un drive nei minuti finali che solo Brady e pochi altri nella storia avrebbero saputo gestire meglio. Con i Texans avanti di 3 dopo un field goal calciato a 3:30 dalla fine, i Patriots convertono ben due 3rd & long e segnano TD e 2-point conversion, lasciando pochissimo tempo ai texani per cercare di recuperare.
Purtroppo Deshaun Watson non ha né l’esperienza né le capacità di Brady (ma nemmeno un organico intorno come quello di Brady) e non riesce a chiudere in bellezza un ultimo folle drive che avrebbe avuto del clamoroso: finisce con un intercetto il suo hail mary finale chiudendo la partita a favore dei padroni di casa.

Che dire di questo match?

Quello che resta arrivati a lunedì è solo una sconfitta che porta i Texans all’ultimo posto nel girone, con Jaguars e, soprattutto, Titans che sembrano girare con un altro passo. Tuttavia la partita contro i Patriots non può essere considerata un fallimento totale.
Certo, si sono visti tanti problemi: a cominciare da uno spento Miller che sembra non essere ancora riuscito ad ingranare, fino ad una difesa contro il passing game che concede 5 TD e 378 yards.

A posteriori poi è anche facile discutere degli errori fatti dal coaching staff: l’utilizzo dei timeout nell’ultimo drive; le controchiamate difensive molto spesso inefficaci contro le call di Belichick fino alla decisione di calciare il field goal anzichè tentare un 4th down per mantenere il possesso, cercare più punti e lasciare per meno tempo (o per niente) palla ai Patriots.

È anche vero però che parlare a posteriori è molto facile: abbiamo perso con un fenomenale drive avversario finito in TD e oggi tutti, fossimo stati in O’Brien, avremmo tentato quel dannatissimo 4th down, e allora forse oggi avremmo parlato di una win contro New England. Tuttavia, se la decisione fosse stata quella del tentare il 4th down, magari senza riuscirci, forse i Patriots sarebbero arrivati a calciare un field goal beffando Houston di 1 punto.

Non significa che O’Brien ci abbia visto giusto, né che abbia fatto l’errore più grave di sempre, piuttosto si tratta di ricordarsi che con i se e con i ma è tutto più facile e siamo tutti degli ottimi coach.

Dopo tutto, quello che davvero rimane da portarsi a casa da questa sconfitta è l’onore di aver giocato una partita in bilico fino all’ultimo secondo e in vantaggio fino a 3 minuti dalla fine, contro i campioni in carica, contro degli avversari contro i quali qualsiasi esperto analista di oltreoceano ci dava semplicemente spacciati, carne da macello buttata in campo.

Houston ha lottato fino alla fine, ha commesso molti errori, ma non ha mai mollato; ha cercato di fare quello che meglio gli riusciva e si è adeguata alle situazioni per cercare di ricavare sempre il maggior guadagno da ogni singola situazione. Poco importa poi che tutto sia stato inutile alla fine, la mentalità con cui si vincono le partite di football è quella giusta.

Deve uscire a testa altissima Watson, che da rookie con uno start sulle spalle affronta un grande avversario e lo fa utilizzando tutte le sue abilità, dalla grande mobilità alle capacità di lancio, mettendo in grossa difficoltà la difesa dei Patriots. Intercetto a parte (ne lancia due, ma l’ultimo è su hail mary) quello che stupisce del ragazzo, come anche sottolineato dai cronisti americani, è la ricerca di soluzioni di lancio che non sono “da rookie”, ma da veteran qb. Salvo qualche errore, Watson mostra una grande visione di gioco e tanta consapevolezza di che cosa fare e quando farlo: il ragazzo non solo corre qua e la per tutta la partita cercando di evitare i blitz avversari, ma cerca sempre la soluzione migliore analizzando il rischio e il possibile guadagno, mostrando tra l’altro abilità impressionanti nel lancio in movimento.
Non stiamo già a gridare al nuovo franchise QB, che di brutte esperienze e delusioni a Houston ne abbiamo avute abbastanza, ma una cosa è certa: nessuno ancora può sapere se Watson diventerà un grande QB o anche solo IL QB di Houston, ma resta il fatto che il ragazzo ha una grande intelligenza tecnica, conoscenza del gioco e ottime capacità di ragionare under pressure.

Da premiare anche il reparto receivers/tight-end che per tutta la partita dà quasi sempre a Watson più di un’opzione di passaggio e che permette di segnare 33 punti, numeri ben distanti dalla media realizzativa di Houston. Hopkins, come sempre, fa guerra contro i top cornerback, e tra velocità e furbizia ha la meglio in diverse occasioni; insieme a lui c’è da premiare un’inaspettato Ellington che sfrutta i buchi lasciati e fa malissimo con i big gain. Si “smazza” anche Griffin che senza Fiedorowicz ha il doppio del lavoro, ma se la cava benissimo, specie sui terzi down.

Tutto sommato poi anche la OL merita almeno un applauso di incoraggiamento. Non che la partita del reparto sia stata perfetta, anzi, tuttavia considerando i 14 sack concessi in precedenza i 2 lasciati ai Patriots sembrano quasi un lusso a Watson che infatti produce enormemente di più.

Per chiudere l’attacco infine, piuttosto male invece il running game: brutte chiamate con poca inventiva e molto prevedibili non aiutano Miller a emergere dall’inizio un po’ cupo di questa stagione. Se la cava un po’ meglio Foreman quando chiamato in causa, ma in generale tutto il reparto produce poco e non segna alcun TD.
I giochi di corsa sono solitamente una costante nell’attacco texano e sarà quindi importantissimo ritrovare la produttività anche in questo reparto.

Chiudiamo con la difesa, dove da una parte abbiamo una prestazione quasi perfetta, mentre dall’altra un’incognita piuttosto grande.

Se parliamo del running game avversario infatti, capiamo facilmente che la difesa di Houston ha semplicemente schiacciato ogni tentativo di Belichick di cercare di ferire con le corse: poco più di 50 yards totali concesse e nessun TD. Dall’anno scorso attendevamo un front 7 con ClowneyWatt insieme e ora iniziamo a vederne i risultati: con due difensori di questo calibro per le OL avversarie è davvero complicato scegliere su chi concentrarsi e i 5 sack messi a segno dai Texans ne sono l’evidenza. Clowney poi, sfruttando anche l’attenzione ricevuta da Watt, diventa il protagonista assoluto della difesa con 6 tackles, 2 sack e un TD su fumble recover.
In tutto questo ovviamente non dimentichiamoci di Mercilus, sempre presente per mettere pressione sulla OL avversaria e un ottimo Covington che si fa protagonista anche di qualche big play (1 sack e 1 forced fumble).

Dall’altra parte però ci sono i dati che riguardano il passing game avversario.
È vero, come già avevamo detto nel preview, che si affrontava il passing game più forte in NFL ed è vero che alcune assenze (come quella di Kevin Johnson) potevano essere particolarmente pesanti per Houston, ma resta il fatto che i TD concessi sono stati 5 e le yards ben 378. Sono numeri impressionanti che una squadra con un attacco solitamente poco produttivo come quello dei Texans purtroppo non può permettersi, nemmeno contro i numeri 1.
Lo stesso killing drive finale per mano di Brady arriva con una facilità disarmante che mette a nudo i problemi della difesa di Houston di queste prime partite dell’anno contro il passing game. Il peggiore di tutti forse è il povero Corey Moore che quando si ritrova a marcare il rapidissimo Brandin Cooks praticamente non ci capisce niente e se lo fa scappare troppo facilmente, anche nel drive che decide la partita.
Come sappiamo, questo è un reparto con qualche infortunio e alcuni cambiamenti e che deve trovare il giusto assetto. Davanti c’erano i più forti, speriamo sia stato solo quello il problema.

In ogni caso, è arrivata la seconda sconfitta della stagione e questo non è certo un bene, tuttavia a differenza dell’anno scorso si torna a casa senza essere stati ridicolizzati e dopo aver lottato fino alla fine. È pur sempre qualcosa.
Domenica, in week 4, saremo già davanti ad un momento chiave della stagione che potrebbe dire tanto sulle sorti del girone quest’anno.

All’NRG Stadium infatti arrivano dei pericolosissimi Titans, che hanno appena massacrato i Seahawks, e si dovrà far di tutto per non farli scappare troppo in solitaria nella AFC South.

We Are Texans!

-Divi-