RECAP WEEK#11: CHICAGO BEARS @ NEW YORK GIANTS

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CHICAGO BEARS @ NEW YORK GIANTS

Una passeggiata più impegnativa e rischiosa del previsto, ma che nella sostanza ha portato un’altra vittoria, necessaria per mantenere il passo nella NFC East.
Chicago ha dato battaglia più di quanto si poteva prevedere, addirittura mantenendo il vantaggio per la prima parte della gara.
Nel vento di New York, che disturberà entrambi i kickers (l’ex Robbie Gould metterà a segno un field goal ma sbaglierà 2 PAT su 3, Barth farà 1 su 2 sia per i field goal che per i PAT) i primi 2 quarti racchiudono tutta la partita o quasi: Cutler trova uno splendido Miller in end-zone, che riceve nonostante la pressione di Kennard.
6-0. E Barth metterà fuori l’addizionale.
New York fatica sul gioco di corsa, complice un Trevathan che sembra davvero essersi ripreso dall’infortunio e un Freeman ineccepibile.
Sono i lanci a far più male, trovando talvolta scoperta la difesa incerottata di Chicago (da rivedere assolutamente sia Hurst che Bush): Manning pesca Shepard (il migliore nel parco ricevitori per New York) e i Giants arrivano ad 1 yards dalla end-zone. Jennings nell’azione successiva pareggia il conto: 6-6 e Gould prende il palo sul PAT.
Chicago non demorde: Cutler splendido per Miller che arriva sulle 30, da cui poi Barth infila il field goal che porta di nuovo avanti Chicago sul 9 a 6.
L’attacco Giants si deve fermare ancora davanti alla difesa navy-orange. Dopo il punt Howard corre (alla fine del secondo quarto i numeri saranno tutti a favore di Chicago: 126 yard su passaggio contro le 100 di New York e ben 88 di corsa contro le 46 avversarie) per circa 30 yard arrivando alle 7 dalla end-zone avversaria: toccherà a Langford arrivare prima ad 1 yard e poi al touchdown che allunga il divario portando il punteggio sul 15 a 9. Stavolta il PAT è buono: 16 a 9, punteggio col quale le squadre andranno negli spogliatoi. Purtroppo per noi però, a 20 secondi dalla fine l’evento che secondo me ha segnato la nostra partita, e probabilmente il resto della nostra stagione: Miller porta il blocco su Pierre-Paul che, spingendolo, gli fa perdere l’equilibrio e finisce con il calpestarlo: il nostro TE ne esce letteralmente con le ossa rotte: frattura del piede e stagione finita.
Da questo momento in poi l’attacco di Chicago entrerà nella più totale sterilità, incapace di mettere a segno anche solo un punto.
La nostra OL comincia a cedere minuto dopo minuto, Cutler vede il tempo nella tasca diminuire ad ogni azione, sia Howard che Langford si ritrovano a dover affrontare l’intera linea Giants prima ancora di aver l’ovale fra le braccia (saranno 4 i sacks che i due scatenati Vernon e Pierre-Paul metteranno a segno su un incolpevole Cutler).
Nel 3° quarto Manning fa quel che deve fare: lanciare. Ed ecco che trova Beckham (praticamente l’unica ricezione degna di nota per il fenomeno ex LSU) sulle 13 e, successivamente, il TE Tye che entra in end zone. Il PAT di Gould questa volta è buono e pareggia i conti sul 16 – 16.
La secondaria di New York è brava a lasciare ben poco spazio ai già abbastanza acerbi ricevitori nostrani ed in men che non si dica O’Donnell è di nuovo in campo.
Nel drive successivo Eli Manning sale in cattedra: corre prendendosi (a mio modo di vedere generosamente concesso) il 1° down, nell’azione successiva finge la corsa e trova con una palla morbida Cruz che lasciato solo corre fino alle 20 di Chicago. Da lì, su un 3rd e 4 troverà perfettamente uno Shepard super, lasciato colpevolmente solo in piena end-zone dal duo tutt’altro che affidabile Hurst-Bush. Robbie Gould fallisce il PAT fissando il punteggio sul 19-22 che non cambierà più fino alla fine della partita.
A questo punto salgono in cattedra le difese: la partita è un susseguirsi di punt, le difese giocano un’ottima partita, ma per Chicago, quest’anno, le sfortune sono infinite: Leonard Floyd, OLB prima scelta dei Bears al draft si infortuna, per altro in maniera stupida, impattando in malo modo contro un suo stesso compagno di squadra e procurandosi un infortunio al collo che sembra essere davvero serio dalle prime impressioni.
La poca confidenza fra Cutler e i WR è chiara: si possono vedere drop piuttosto clamorosi un po’ da parte di tutti, salvo pochi catch (Wilson, Bellamy e Meredith).
A 1’ dalla fine da registrare l’intercetto di Collins su un lancio con poche aspettative di Cutler (e mal gestito da Wilson) che chiude la partita.

Che dire: un peccato.
Quest’anno stiamo assistendo ad un copione degno del più sadico e spietato degli autori.
Probabilmente nemmeno George R. R. Martin avrebbe avuto il coraggio di scrivere qualcosa di così inquietante.
In una squadra in piena ricostruzione e con un problema di leadership dell’attacco ormai riconosciuto e in via di “epurazione” far registrare il record di infortuni davvero non serviva.
Come suddetto, Zach Miller, con la rottura del piede, si è giocato la stagione.
Le condizioni di Leonard Floyd non sono gravi come si pensava: è stata attivata la procedura come da concussione, ma l’infortunio sarebbe potuto essere davvero serio.
L’infortunio è stato etichettato come “sore neck”, una sorta di “torci collo” molto serio (il giocatore ha comunque lasciato ieri l’ospedale di New York per fare ritorno a Chicago) Speriamo quindi di vedere Floyd sul campo il prima possibile.
Sembra inoltre che per Jay Cutler ci siano dei problemi ad una spalla e che (notizia proprio di questi minuti) stia sottoponendosi ad alcuni esami.
Anche per lui la prospettiva sembrerebbe quella di una lunga convalescenza se non addirittura di stagione finita.
Infine, notizia anche questa degli ultimi minuti, Jerrell Freeman è stato sospeso per 4 settimane per PED.

Dobbiamo però guardare anche ai (pochi) aspetti positivi che questa squadra sta mostrando: una solidità difensiva nella linea e nei LB, che da molto tempo non si vedeva: Freeman e Trevathan rappresentano una coppia assolutamente temibile. Il rookie Floyd sembra davvero avere un gran talento su cui lavorare. Hicks e Young sono migliorati davvero molto e Pernell McPhee sta confermandosi il vero leader della squadra, oltre che della difesa.
In attacco il caos, la tremenda moria e gli innumerevoli problemi stanno affliggendo la nostra “air raid”, ma bisogna tenere conto di due gioielli, Langford e la sorpresa Howard, che continuano a prendere dimestichezza e confidenza con il livello della NFL.

Ci sarà ancora da soffrire, ma già entro la fine di quest’anno mi aspetto di vedere l’attuazione di soluzioni anche clamorose, nell’attesa speranzosa di una off-season che ci vedrà protagonisti in positivo.

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