I Patriots corrono (più degli altri)

Secondo “The Ringer” c’è un motivo molto chiaro per cui questi Patriots vincono: Bill Belichick li fa correre, correre molto, correre più in fretta di chiunque altro e correre quando non vorrebbero. Molti dei giocatori e degli allenatori dicono sia un motivo chiave per cui New England ha portato felicemente a termine alcune delle più grandi rimonte nella storia del football recente.

“Il quarto quarto. Il quarto quarto è esattamente ciò a cui stiamo pensando quando corriamo”

ha detto Moses Cabrera, strength and conditioning coach della squadra, ex giocatore dei Navy Midshipmen e assistente nel medesimo profilo prima a Fresno State ed a Colorado.

I patrioti sono semplicemente fantastici nel quarto quarto, e chi mi conosce sa quanto io faccia fatica a dire questo tipo di frasi: nell’ultimo quarto d’ora hanno annullato un deficit a due cifre in quattro gare di playoff nell’era Brady-Belichick, ultimo in ordine tempo contro Jax nell’AFC Championship, quando NE era sotto di 19.  In questo frangente la corsa di Dion Lewis che ha chiuso la gara ha registrato una velocità  di 17.6 mph (28 km all’ora, io non li corro nemmeno se mi insegue un giaguaro, vero).

Lo stesso Belichick ha detto che pensa che l’esperienza di gare ai playoff sia pressochè inutile. Una migliore condizione atletica è viceversa un vantaggio tangibile e la capacità di New England di tornare praticamente dalla tomba pare fortemente legata a questa caratteristica. Correre, correre, correre sempre “Come ragazzini” (parole di Kenny Britt, scaricato dai Cleveland Browns l’8 dicembre e accasatosi a New England) e questo è apparso ancora più evidente contro una squadra come Jacksonville oggettivamente giovane, a livello anagrafico.

Come ovvio che sia, non è solo questione di correre dei gradoni o su e giù per una collina, come ha detto di nuovo Cardona

“Il condizionamento è orientato verso le prestazioni di gioco. Non si corre per correre. È il correre per un evento molto specifico: una azione di special team, un lungo drive offensivo, una difesa di posizione”

l’esempio che porta Cardona è l’allenamento su un calcio che non si limita a questo ma al condizionamento psicologico affinchè anche variabili come una penalità che fa ripetere il calcio più indietro, siano già nel bagaglio della risposta mentale dei giocatori.

Il fatto che sia Cardona a parlare di questo aspetto del gioco (long snapper del team) è significativo anche per un tifoso attento come Francesco Cugusi, prezioso consigliere di questo pezzo: lo special team è un reparto che ci segnala essere fondamentale per coach Belichick, che lo equipara ad offense e defense e mette sullo stesso piano senza distinzioni. Spesso si sente dire, oppure si leggono sul web, frasi come “quello al massimo può giocare lo special team” oppure “questo manco nello special team lo farei giocare” ignorando quanto questo sia un reparto non solo importante come gli altri, ma che di fatto occupa un buon 20-30% delle fasi di gioco di un match e quasi sempre deve mettere punti sul tabellone oppure guadagnare posizioni di campo favorevoli. Aver buoni special team significa dover guadagnare uno o due primi down in meno ad ogni azione offensiva o costringere gli avversari viceversa a guadagnarne un paio in più. La stessa Jacksonville ad inizio stagione perse contro i Rams praticamente per lo special team di questi ultimi che fece faville, e contro i Jets l’errore di Jason Myers su field goal alla fine costò la possibilità di pareggiare la gara.

Ryan Allen, punter dei Pats, è l’eroe oscuro di questa post season, nella quale ha sempre fatto un lavoro egregio nel piazzare il pallone in posizioni particolarmente difficili da gestire per gli avversari, ed è mancino, aspetto fondamentale per Belichick che sostiene che i punter mancini siano molto più difficili da “leggere” rispetto a quelli destri che sono la stragrande maggioranza. Insomma, una attenzione maniacale ad ogni piccolo dettaglio a cui i tifosi dei Pats sono abituati e che credono che, insieme alla condizione fisica di cui tratta questo articolo, possano fare la differenza ogni match, a maggior ragione quelli così importanti.

Quindi si corre perchè anche le peggiori situazioni di gioco, a livello psicologico, siano ridotte a “una possibile situazione di gioco” da superare con il fisico e la testa. Questo, a detta di alcuni giocatori non meglio specificati, è una caratteristica che altre squadre curano meno: ogni squadra ovviamente si allena per i cosiddetti “football scenarios“, situazioni prettamente di gioco, concentrandosi sull’esplosività e sulla possibilità di correre su brevi distanze, ma nessuno lo fa con maggiore coerenza, rigore ed efficienza dei Patriots. E quando le altre squadre abbandonano il pesante condizionamento fisico di inizio stagione per passare alle situazioni di gioco che dicevamo sopra, zio Bill ancora li manda su e giù per la collina, “la fottuta collina” come la chiama Julian Edelman.

“Il football ha un sistema di distribuzione dello sforzo davvero unico. Guarda l’hockey. Hai azioni che durano circa 45 secondi. Nel football la durata media di una azione è di 5-7 secondi, quindi di 40 secondi per il recupero. Quali altri sport fanno questo? Nessuno”

ha detto Cabrera spiegando che è il motivo per cui i Patriots hanno messo l’accento sul condizionamento minuzioso creato per scenari precisi, affinando la capacità andare oltre la fatica in situazioni di gioco specifiche.

Una delle componenti di condizionamento che i Patriots preferiscono (o meglio, lo staff, perchè i giocatori la odiano) è la corsa veloce di tre minuti che sostituisce completamente il condizionamento per lunghe corse come le classiche cinque miglia, cose che Cardona faceva quando giocava a Navy e che ha fatto molto presto ad accantonare. Il condizionamento per lavori brevi e specifici permette di essere non tanto un 3-down player quanto un 4-quarter player: un DL girasquadre come Ricky Jean-Francois, che ha giocato per cinque squadre della NFL (e ricordiamo essere stato scartato qualche mese fa da Green Bay, legittima contender prima dell’infortunio di Rodgers), ha dichiarato di non aver mai lavorato tanto sul condizionamento come a New England.

“Con la corsa quando arriva il quarto trimestre, non sei stanco, hai energia”

La minuziosità sul lavoro viene resa anche dagli scatti su preciso yardaggio, calcolati dalla distanza che i giocatori percorrono in una gara, nel caso di Jean-Francois, Defensive tackle da 140 chili, non superiori alle 30 yard.

Belichick quindi ama far correre i suoi giocatori non perchè ha una mentalità da sergente ma perchè aiuta la sua squadra a vincere. Kenny Britt ha esposto molto chiaramente la questione:

“È una tortura. È qualcosa che la maggior parte degli atleti non vorrebbe fare, fino a quando non vedi gli effetti la domenica, quando vedrai come corriamo nel quarto quarto e come gli altri team corrono nel quarto quarto. È completamente diverso […] Puoi chiaramente dire mentre guardi il film della gara, come si muove un avversario stanco, come stacca, la sua tecnica. Nel quarto quarto, diventa un po’ bolso”

Che il vero “segreto” di un coach considerato da tutti una mente finissima del football, sia semplicemente correre più degli altri?

Se fosse così, ti odierei ancora di più, zio Bill.