War Room: Nate Orchard

Photo of Nate OrchardData di Nascita

5 Gennaio 1993

Ruolo e College

Defensive End – Utah (PAC-12)

Altezza e Peso

6’4” (193 cm) 255 (116 Kg)

Classe

Senior

Overview

Dopo gli anni dell’high school trascorsi con discreti risultati nel ruolo di wide receiver, lo sviluppo e la crescita fisica improvvisa del giocatore hanno messo con le spalle al muro i coach di Salt Lake City che, grazie al bagaglio tecnico e alle sue doti atletico/fisiche, hanno visto in lui un difensive end perfetto. Qui la sua scesa fino all’arrivo al college dove si guadagna nei tre anni il soprannome di “QBs Nightmare”, collezionando ben 18,5 sacks e 54 tackle solo nel 2014. Sono tanti i DE superiori a lui in questo draft (Dante Fowler, Leonard Williams, Shane Ray, Alvin Dupree e mi fermo qui!) e per questo prevedo un uscita tra metà e la fine del secondo giro. Molto dipenderà anche dal quantitativo di giocatori nel ruolo selezionati al primo round.

Punti di Forza

Gli analisti lo paragonano ad un certo Trent Cole; esempio che per quanto fantasioso, può essere in certi versi attendibile. Predatore eccezionale e abilissimo nell’infilarsi nelle sacche avversarie. Dalla sua possiede un agilità non comune ai suoi compagni di ruolo, la rapidità di gambe iniziale sin dai primi attimi dello snap, gli permettono di avere la meglio contro i tackle e le guardie portandosi in pochissimi secondi a ridosso dei quarterback avversari (solo 4 sacks dei 18,5 totali nello scorso anno contro UCLA). Inoltre, il suo passato da wide receiver, gli consente si avere quei cambi di direzione improvvisi e sguscianti difficili da rimontare. In pass rush, riesce a contenere bene le avanzate avversarie, con un formidabile utilizzo delle braccia per il bloccaggio (chiedete a Andrus Peat – LT di Stanford). L’affidabilità e la duttilità sono altre qualità importanti; abituato in un sistema difensivo 4-3 come DE, all’occorrenza si rende anche utile come OLB nella 3-4.

Debolezze

In run bloking è il suo vero tallone d’Achille. La sua struttura fisica non propriamente da perno difensivo ma piuttosto da libebacker, non gli consente di fronteggiare al meglio i giochi di corsa avversari, concedendo spesso varchi che i running back si vedono bene di sfruttare. Altra pecca se vogliamo, e la restrizione sullo schema difensivo che potrebbe limitare le squadre con un assetto predefinito e poco adattabile. Abile come DE nella 4-3, dove riesce ad esaltarsi con la copertura di un compagno di linea in più, ma disastroso con la variazione a 3-4 dove lascia spesso e volentieri praterie importanti. Le squadre con un sistema versatile invece, potrebbero sopperire al problema spostandolo nel ruolo di outside linebacker, come sopra menzionato.

– Fabio Grechi –