In tre per due posti.

La vittoria di Florida State sulla lanciatissima Miami ha permesso ai Seminoles di tornare alla posizione numero 2 del BCS Ranking, e rende sempre più d’attualità la lotta a tre che sta caratterizzando questo finale di stagione del college football, con l’ateneo di Talahassee che sta combattendo per un posto nel match valido per il National Championship con Alabama e Oregon, ferme questo fine settimana per osservare il proprio turno di bye.

Una corsa a tre interessantissima, che continua a tenere banco da diverse week, con due programmi che da anni si confermano dei punti di riferimento a livello nazionale e un terzo, appunto quello dei ‘Noles, tornato alla ribalta dopo qualche stagione vissuta in secondo piano, non di certo fallimentare ma nemmeno rivolta verso quelle vette che l’avevano caratterizzato negli anni d’oro di Bobby Bowden.

Jimbo FisherStagioni che sembrano rivivere nel grandissimo lavoro svolto da Jimbo Fisher, capace di rilanciare Florida State e riportarla nell’elitè del college football in una season che sembrava destinata a passare sottotraccia, dopo che la squadra aveva perso ben undici starter nel corso dell’ultimo Draft NFL, compreso lo starting quarterback E.J. Manuel, prima scelta dei Buffalo Bills.

Invece dopo quest’ultimo e Christian Ponder, altro first round di FSU selezionato dai Minnesota Vikings nel 2011, a Talahassee si sono ritrovati tra le mani un nuovo diamante, forse più grezzo dei predecessori ma decisamente più intrigante, visto l’impatto inaspettato e improvviso che ha avuto in questa sua prima stagione NCAA, Jameis Winston, giocatore chiave, almeno a livello offensivo di questo inatteso rilancio dei Seminoles, capaci di reggere il confronto con i più attrezzati, almeno sulla carta, Crimson Tide e Ducks.

Un confronto che ha sempre sfavorito i ragazzi di Fisher rispetto alle altre due contender, soprattutto in considerazione del fatto che le Conference in cui sono impegnate ‘Bama e Oregon vengono, un po’ ovunque, considerate maggiormente competitive rispetto alla Atlantic Coast da dove proviene Florida State, alla quale veniva imputato di godere di un calendario nettamente più favorevole rispetto alle avversarie.

Schedule che invece si è rivelata molto impegnativa e che ha visto i Seminoles infliggere le prime sconfitte stagionali ad altre potenziali concorrenti per la rincorsa al Title Game come Clemson e Miami, con i primi che per lungo tempo sono stati vicinissimi a diventare una serissima outsider da contrapporre ai Tide e ai Ducks, visto anche il loro continuo stazionare nella Top 3 del ranking.

Nick SabanCon due vittorie del genere inutile dire che Florida State ha dimostrato, sul campo, di avere i numeri per inserirsi saldamente nella corsa verso il trofeo di cristallo, che a questo punto si fa davvero interessantissima, e che potrebbe, a sorpresa, diventare favorevole ai Seminoles, che nelle ultime quattro partite della stagione dovranno affrontare le trasferte di Wake Forest e Florida e ospitare, tra le mura amiche del Doak Walker Stadium, Syracuse e Idaho.

La prossima settimana il viaggio a Winston-Salem sembra essersi fatto decisamente più agevole, a causa dell’infortunio che ha tolto di mezzo il miglior giocatore dei Deamon Deacons, il receiver Mike Campanaro, prima del doppio appuntamento casalingo contro Orange e Vandals, avversari abbordabilissimi, e dell’insidioso derby contro Florida a Gainesville, che a questo punto potrebbe rivelarsi il match più impegnativo tra quelli rimasti sul calendario dei ‘Noles.

Di tutt’altra pasta la serie che attende Oregon, che sarà messa a dura prova già nell’anticipo di giovedì notte contro l’attuale numero 5 Stanford, in una sfida che oltre a decidere il futuro dei Ducks servirà a stabilire le gerarchie nella Division North della Pac-12; dopo i Cardinal impegno non proibitivo contro gli Utah Utes, nella dimora amica del Autzen Stadium di Eugene, e chiusura difficilissima con la traferta ad Arizona, prima, e la sentitissima rivalry con i cugini di Oregon State, in casa, poi.

Impennata finale che attende anche la detentrice del BCS National Championship Alabama, attesa da due prove tostissime, contro le attuali numero 13 e 9 del ranking, Lousiana State e Auburn; con i Tigers di Baton Rouge i ragazzi di Nick Saban giocheranno questo fine settimana, con quelli allenati invece da Gene Chizik si scontreranno nell’ultimo weekend di regular season, dopo aver affrontato match che paiono più simili ad allenamenti nei precedenti quindici giorni, quando faranno visita ai Bulldogs di Mississippi State prima di ospitare Tennessee-Chattanooga al Bryant-Denny Stadium di Tuscaloosa.

Mark HelfrichLa sensazione è che proprio i Crimson Tide potrebbero imbattersi nel capolinea della propria corsa in uno dei due match contro i Tigers, visto che sia quelli di LSU che quelli di Auburn paiono avere le caratteristiche necessarie per mettere a dura prova l’attacco guidato da A.J. McCarron, dei tre quarterback coinvolti assolutamente quello meno elettrizzante, come dimostrano d’altronde i suoi numeri, 1,862 yards, 16 TD e INT, decisamente inferiori a quelli fin qui fatti registrare dai colleghi, con Marcus Mariota addirittura lanciatissimo verso l’Heisman Trophy dopo non essersi ancora fatto pizzicare un solo pallone in questa stagione ed aver completato per 2,281 yards e 20 touchdowns.

Statistiche importantissime alle quali vanno aggiunte le 9 segnature e le 511 yds conquistate su corsa, che rendono il QB dei Ducks superiore al sorprendente Winston, che nonostante abbia ottenuto numeri migliori nel gioco aereo, 2,502 yards, 24 touchdown pass, e una percentuale di completi di 70.3 %, si è dimostrato meno preciso dell’avversario nel servire i propri target, facendosi intercettare in 6 occasioni; più mobile rispetto al pitcher dei Tide, ha realizzato anche 3 TD run, è il principale protagonista di una offense che sta facendo faville, affidandosi pure alle gambe di Devonta Freeman, runner con 639 yds e 8 TD all’attivo e alle mani di un validissimo Rashad Greene, 773 yards e 8 touchdowns.

Se si parla di attacco però un occhio di riguardo lo merita certamente quello di Oregon, che seppur rimasto orfano di Chip Kelly non ha perso affatto la sua imprevedibilità, confermando livelli grandissimi di produzione anche sotto la guida di Mark Helfrich, l’ex offensive coordinator che oltre a lanciare definitivamente in orbita Mariota ha contribuito a far crescere in maniera esponenziale il runningback sophomore Byron Marshall, 879 yards e 12 TD, alternandolo nel backfield con ottimi prospetti del calibro di Thomas Tyner, 437 yds, 8 mete, e dello scattante De’Anthony Thomas, autore di 7 touchdowns, per 369 yds corse in totale, finora.

Running game che continua ad essere il fulcro della offense di Saban, che dopo i vari Marc Ingram, Trent Richardson e Eddie Lacy, ha affidato il comando delle operazioni a T.J. Yeldon, interessantissimo runner al secondo anno da Daphne, Alabama, che sta confermando le ottime cose fatte intravedere nella freshman season, conclusa con 1,108 yards e 12 TD all’attivo; per lui, anima dell’attacco dei Tide, fino a questo momento 729 yds e 10 segnature, per una media di 6.3 yards conquistate a portata che hanno contribuito a togliere parecchia pressione a McCarron.

Urban MeyerQuesti i punti di forza principali dei tre team in lizza per diventare le finaliste di questa stagione, con Alabama che continua a mantenere la sua aura di imbattibilità grazie ad una difesa che sta concedendo pochissimo, tanto da confermarsi tra i reparti al top della nazione, dove attualmente detiene il quinto posto, con una media di 280.9 yds concesse a partita, 7 in meno, circa, di quelle che solitamente lascia agli avversari sul terreno Florida State; più staccata Oregon, che staziona attorno alla ventesima posizione con 359 yds a game, denotando una solidità inferiore a quella delle altre due contender.

Solidità che è parte integrante, da anni, del programma di football dei Crimson Tide, qualità che si contrappone allo spettacolarità dei Ducks e al momentum dei Seminoles, il team decisamente più caldo in questo tris di contender che viaggiano a braccetto verso il National Championship Game; un gruppetto ristretto, del quale non è detto che possano entrare a far parte anche gli Ohio State Buckeyes di Urban Meyer, coach abituato alle alte temperature, alla guida dell’unica altra compagine rimasta imbattuta tra le top five. Valore della Conference a parte, se l’università di Columbus chiudesse con un 12-0, trovare le scuse per tenerla lontano dalla sfida che vale una stagione, non sarebbe affatto facile.