Johnny Bright Incident

“There’s no way it couldn’t have been racially motivated. What I like about the whole deal now, and what I’m smug enough to say, is that getting a broken jaw has somehow made college athletics better. It made the NCAA take a hard look and clean up some things that were bad.”

Questo rimane in Johnny Bright di tutto quello che dovette subire e che culminò il 20 ottobre 1951 a Stillwater. Dimostrare una certa filosofia per l’accaduto, fa da netto contraltare all’oblio che altrove si tentò di dare sull’accaduto.

Ma quale accaduto quindi?

Una mandibola rotta in uno sport come il football potrebbe quasi essere un motivo di vanto, se non fosse che sottendeva le tensioni razziali presenti soprattutto nel sud degli Stati Uniti. Johnny Bright era la stella della Drake University e, due anni prima, il primo giocatore afroamericano a mettere piede sul Lewis Field di Stillwater, casa degli allora Oklahoma A&M (ora Oklahoma State University). Halfback o quarterback, ad inizio stagione veniva considerato tra i papabili per l’Heisman Trophy per aver dato un fondamentale contributo alla crescita di Drake fino alle luci della ribalta nazionale. I Bulldogs giungevano in Oklahoma con una striscia aperta di cinque vittorie ed ambivano senza mezzi termini ad aggiungerne una, confidando anche e soprattutto sul loro migliore giocatore.

La seconda volta in cui mise piede al Lewis Field, andò molto peggio rispetto alla prima: durante i primi sette minuti di gioco, Bright perse i sensi per tre volte a seguito dei colpi sferratigli dal tackle di Oklahoma A&M, Wilbanks Smith. Con la mascella rotta dalla gomitata finale di Smith, Bright fu ancora in grado di completare un passaggio da 61 yard che permise all’halfback Jim Pilkington di andare in touchdown. Ma giocare con una mandibola rotta, per quanto tu possa essere coraggioso o poco sensibile al dolore, non è possibile: l’infortunio costrinse Bright a lasciare la gara con meno di 100 yard sul tabellino, la prima volta nei suoi tre anni a Drake.

Una sequenza di sei foto del brutale infortunio fu eccezionalmente catturata da John Robinson e Don Ultang del Des Moines Register, mostrando chiaramente come il colpo fosse stato sferrato abbondantemente dopo il passaggio di Bright all’halfback Gene Macomber e con il quarterback completamente inerme, ormai lontano dallo sviluppo dell’azione, la sequenza finì sulla copertina della rivista Life e disvelò la vera dinamica dell’accaduto. Un collega dei due fotografi, Bob Spiegel, realizzò nei giorni successivi un reportage in cui intervistò diversi spettatori: uscito sul numero del 30 ottobre 1951 del Des Moines Register, riportò diverse dichiarazioni dei tifosi che addossavano la colpa a uno dei tecnici dello staff diretto da Jennings B. “Ears” Whitworth, capoallenatore di A&M, udito gridare a Smith “Get che nigger” durante gli allenamenti dei giorni precedenti alla gara, tra la practice squad di A&M e la difesa titolare. Spiegel riportò la dichiarazione di uno spettatore seduto appena dietro un gruppo di giocatori della practice squad, ad inizio gara uno di questi si girò dichiarando candidamente “We’re gonna get that nigger” e lo stesso giocatore, al primo colpo sferrato da Smith a Bright, aggiunse “See that knot on my jaw? That same guy gave me that the very same way in practice“.

Oklahoma A&M alla fine vinse 27-14 ma la Drake University ritenne passata la misura, ritirando la squadra dalla Missouri Valley, seguita a ruota, per solidarietà, dalla Bradley University. Drake si rifiutò di approntare il team di football per il periodo tra il 1951 ed il 1956, soprattutto in considerazione del fatto che né la MVC, né tantomeno Oklahoma A&M, intrapresero alcuna azione disciplinare nei confronti Wilbanks Smith. Quello che divenne il “Johnny Bright Incident” però lasciò il segno a livello di NCAA: la lega attuò una modifica regolamentare sulle norme del blocco, e obbligò gli atleti ad indossare caschi protettivi con maschera a protezione del viso.

La mandibola rotta limitò Bright nella sua efficacia per il resto della sua stagione da senior a Drake, pur rimanendo da solo il 70% di tutto l’attacco dei Bulldogs, e il sogno dell’Heisman svanì.

Dopo la laurea se ne andò in Canada, dove nella CFL fece faville entrando nella Hall of Fame nel 1970. Drake gli rese omaggio nominandolo suo migliore atleta di sempre e ritirando il suo #43 ed intitolandogli infine, nel 2006 il campo di football del Drake Stadium.

Lui, che purtroppo morì molto giovane nel 1983, come detto, prese con molta filosofia quell’incidente, riducendolo a una seppur dolorosa tappa per ottenere l’odierna parità etnica sui campi da football di tutti gli States. Altrove ebbero comportamenti diversi, con altre motivazioni per minimizzare l’accaduto. su usacitiesonline.com, la pagina web della città natale di Smith (Mangum, Oklahoma) lo annovera come un “noted notable” , lodandolo come “an outstanding football player and wrestler”, rilevando infine che “In football, he earned notoriety as the perpetrator of the ‘Johnny Bright Incident.’ This event, with its overtones of racism and poor sportsmanship, was the subject of the 1952 Pulitzer Prize winner in photojournalism” che non mi pare una ricostruzione onesta dei fatti.

Peggio riuscì a fare Oklahoma A&M, poi ribattezzata nel 1957 Oklahoma State University, che non mosse foglia per 54 anni sull’accaduto. Il 28 settembre del 2005 infine, si scusò formalmente con la Drake University per l’accaduto a Bright, con una lettera del Presidente David J. Schmidly al suo omologo David Maxwell.

Ventidue lunghi anni dopo la morte di Bright.