Colorado State Rams: big preview 2015

Cosa ci siamo persi?

La NCAA è il football.
Tutto il resto è qualcosa che gli può assomigliare ma non sarà mai uguale. I ragazzi si legano ad una università, un legame stretto, viscerale, che li trasforma da poco più che bimbetti in uomini, e di tanto in tanto in giocatori professionisti. I giocatori smettono di giocare perchè glielo impone la regola dei quattro anni, non per fughe, non per tradimenti, non per contratti multimilionari.
Ed ogni anno, come da oltre un secolo, nelle locker room, ad ogni inizio anno, si ripete il rito melanconico del distacco delle targhette di chi non è più della squadra. A Fort Collins quest’anno, il distacco è stato oltre che melanconico, carico di dubbi su chi saprà ripetere le gesta del recente passato.
L’anno scorso i Rams hanno raggiunto #21 nel ranking dopo la larga vittoria contro New Mexico State, una vittoria che ha permesso a CSU di continuare a sperare nella conquista della Mountain Division e nella disputa del MWC Championship, poi la sconfitta contro Air Force su alla piccionaia, e lo schianto contro una eccellente Utah al Las Vegas Bowl, ultimo atto di una squadra che ci ha fatto divertire e ci ha fatto sognare un po’. Ci hanno salutato in tanti, a partire dai lineman Tyler “Ty” Sambrailo, l’uomo di fiducia per il blindside, e Mason Myers; LaRyan King, Aaron Davis, Ken Hulbert e Max Morgan, Bernard Blake che intercettò Tyler Murphy contro Boston College nel drive della paura, e Charles Lovett che in quella gara prese il passaggio del sorpasso a un minuto dalla fine, e poi il nostro amato cinghialotto Dee Hart che su un ginocchio solo ha corso 1.275 yard e sedici TD preferendo venire a prendere l’aria fresca del Colorado piuttosto che marcire in Alabama. Poi il nostro Garrett Grayson, partito per fare la fortuna dei New Orleans Saints dopo aver lanciato più di 8.000 yard per i Rams.
Ed infine il Coach, Jim McElwain che ad Alabama aveva costruito un’attacco che aveva portato il BCS Championship 2010, giunto in Colorado dopo un disastroso ultimo triennio di Steve Fairchild, riportando a Fort Collins un record positivo, l’invito alla post-season conclusasi con il sorprendente trionfo su Washington State, ed un 2014 che ha tenuto viva la speranza di Championship fino a due curve dall’arrivo, decidendo per Florida il 4 dicembre.

Welcome, Mr. Bobo

Essere una mid major school ti costringe ad un destino infame, ovvero quello di dover aver sempre la spada di damocle dell’allenatore partente. Le realtà come Iowa (Kirk Ferentz dal 1999), Kansas State (Zio Snyder dal 1989 con piccola interruzione), Oklahoma (Stoops dal 1999) e via discorrendo, diventano miraggi da queste parti dove se assumi un coach che si scopre un bidone, dopo tre anni lo licenzi, ma se assumi uno che si scopre un mago, dopo tre anni parte per la SEC (McElwain docet).
Il segreto è avere un dipartimento atletico con le palle, un direttore che sappia annusare l’aria è capire dove andare a pescare il prossimo uomo che sappia sfruttare l’infrastruttura tecnica ed umana, per tenere alto il nome della scuola. CSU ha appena avuto il via libera per un nuovo impianto in-college da 36.000 posti che sostituirà l’attuale impianto dello Hughes Stadium, distante quattro chilometri dall’università, in culo ai lupi sotto una diga nella Maxwell Natural Area, pittoresco ma ahimè fuori luogo. Per l’infrastruttura umana, si spera di aver lavorato bene, e di aver scelto altrettanto bene.
Mike Bobo è una scelta ragionevole per una squadra che ha imposto l’attacco come reparto centrale, e la SEC come luogo per ingaggiare coach forgiati da una conference difficile e competitiva, e con agganci per il recruit in cui CSU dovrà sicuramente fare meglio nei prossimi anni. Bobo arriva a Fort Collins dopo ben 14 anni di Georgia (18 se consideriamo anche gli anni passati a giocare come QB per i Bulldogs) in cui è stato sempre immerso nell’attacco, con i QB ed infine come Offensive Coordinator portando la squadra nella Top 10 nazionale 2014 per punti segnati con oltre 41 a gara, e porterà una filosofia dove il condizionamento fisico diventa importantissimo, ed il legame con i giocatori è persino inusuale per una realtà più sanguigna e passionale come la NCAA. Ma Bobo è convinto che per avere di più dai propri giocatori, è necessario che questi ultimi abbiano avuto di più dal loro coach, abbiano avuto modo di condividere qualcosa di più profondo come, ad esempio, le lacrime. Cauto, pragmatico, sostanzialmente vincente, possiede potenzialmente le caratteristiche perfette per fare il coach.
Passato per essere un fenomeno nell’allenare i QB (ed in effetti riuscire a far draftare Murray al quinto giro è veramente un risultato fenomenale a mio avviso…) dovrà lavorare a stretto contatto con Ronnie Letson, il QB Coach, per far dimenticare al più presto possibile Grayson, e dovrà abituarsi al clima piuttosto rigido del Colorado, come ha ben potuto vedere nella sua prima settimana a Fort Collins, condita da una fitta nevicata proprio mente la sua Georgia vinceva il Belk Bowl a Charlotte.

Il recruiting, purtroppo

Braylin Scott
Darnell Thompson

Non è stata una offseason esaltante per quanto riguarda il recruiting, nonostante la squadra sia stata a lungo in ballottaggio per la Top 25. Essere inseriti al 120mo posto nazionale appena davanti alla squadra dell’Accademia di West Point non può certo dirsi un successo, ma il cambio di allenatore ha giocoforza dato un colpo di arresto al recruiting 2015 tanto che quello 2016, a sei mesi dal signing day, è già più produttivo del precedente. La California è ovviamente il leitmotiv della banda che arriva a Fort Collins, con tre delle sei reclute a tre stelle provenienti dallo stato dell’Orso.
Il primo è Braylin Scott, ragazzone di 6’3” che a Bakersfield ha giocato si WR che CB oltre a giocare a basket, Bobo lo ha definito un “atleta straordinario” con grande coordinazione del corpo e buone mani, ma ovviamente date le 175 libbre, un po’ di sala pesi non gli farà male. Isaiah Matthews da Enterprise arriva con un carico di aspettative legato al suo fisico da 6’1” per 210 libbre che si farà sentire nel backfield dei Rams orfani di Dee Hart, sperando che le sua capacità di extrayardaggio dopo il primo contatto siano confermate anche in NCAA. Si attendono buone notizie anche dal giovane quarterback pro-style JC Robles da El Diamante, 6’5″ per 205 che si è inserito in questi giorni per la corsa al posto da titolare, rimanendo a lungo in campo assieme allo starter designato, Nick Stevens.
Sono però molto attesi due elementi difensivi provenienti da JUCO come l’OLB Deshon Mayes, ex All-Colorado alle scuole superiori, migrato al Glendale Community College prima di dichiararsi per CSU, ed il DT Darnell Thompson, 6’5” per 275 libbre che può giocare anche DE da strongside ed aveva ricevuto offerte anche da diverse scuole di Mac e Sun Belt, difficile da spostare ma altrettanto difficile da mettere in moto, probabilmente verrà sviluppato come tackle. Per quanto riguarda il perimetro del Colorado, i Rams hanno fatto buona spesa assicurandosi il WR Olabisi Johnson e lo strongside DE Richard King, e da pochi passi dal campus arriveranno anche l’OT Salofi Goa e l’ILB Max McDonald provenienti dalla Rocky Mountain HS di Fort Collins.

First look offense

Rashard Higgins

L’attacco è stato il principale responsabile della resurrezione di CSU dopo Fairchild, ma ingenti parti della sua fortuna hanno fatto le valige. Bobo in compenso si è portato appresso da UGA l’OL Coach Will Friend promosso ad OC. A Georgia, la suddivisione dell’attacco tra corse e passaggio era dettato dalla cifra tecnica del backfield con un maggiore pass nel 2013 con Murray, ed una maggiore corsa con Gurley/Chubb nel 2014. Ora, CSU non ha RB o QB starter che tornano ma ripresenta un trio eccellente di WR che sono andati oltre le 2.700 yard in combinazione, più il TE Kivon Cartwright che torna dopo aver saltato il 2014. Rashard Higgins, All-America 2014, guida il trio composto anche da Joe Hansley (tra i più piccoli ricevitori della NCAA) e Xavier Williams, che ne sono un degno complemento, permettendo così al primo di non aver troppa pressione addosso. Si attende più spazio anche per il giovane e brevilineo Deionte Gaines che è il miglior prospetto del lotto.
Per quanto riguarda i runningback, Bobo ha fatto sapere che il posto da titolare sarà conteso dal senior Treyous Jarrells (5’7″, 185 libbre da Sanford, Florida) e dal sophomore Dalyn Dawkins (5’9″, 175 transfer da Purdue). Jarrels è stato il backup di Hart l’anno scorso, e nonostante abbia saltato tre gare e sia stato limitato in altre due causa infortunio alla caviglia, ha comunque portato in cascina 450 yard e sei TD, brillando anche come opportunity rate (corse che guadagnano almeno 5 yard). Ci sono comunque altre possibilità per far correre la palla, probabilmente più di quanto sia successo l’anno scorso: Jasen Oden, safety da 218 libbre spostata a running back la scorsa stagione ha segnato 276 yard e 2 touchdown su 46 portate (6,0 YPC), i sophomore Bryce Peters, Deron Thompson, il junior Eric Williams ed il redshirt freshman Jonathan Lewis rimangono più indietro nella depth, senza stare a scomodare i pivellini appena arrivati.
Le skill position si possono quindi considerare ben assortite, affronto quindi il tema della linea che ha perso Sambrailo e Myers, ma non è poi così male in arnese, ed ha un eccellente giocatore in Fred Zerblis, la guardia destra, che guida un reparto comunque formato da almeno cinque giocatori con esperienza da starter, e che spera nella crescita come leader di Sam Carlson per ottenere l’obbiettivo primario di coach Bobo: tenere comunque alta la reputazione della squadra.
Finiamo l’excursus dell’attacco con il quarterback, e con l’aspetto più importante che dovrà essere quanto meno avvicinato, ovvero l’efficenza, con CSU che ha appena salutato un QB da quasi due completi ogni tre lanci. Come detto sopra, il sophomore Stevens per ora è lo starter, e l’anno scorso con 15 completi su 25 tentativi sono valsi un più che buono 60%, il problema sarà quando di lanci ne dovrà fare 250 e non 25…
La batteria dei QB si completa con il Junior Craig Leonard, mai sceso in campo, così come i due freshman: il redshirt Coleman Key, #15 miglior giocatore dell’Oklahoma nel recruit 2014 con esperienze anche nel baseball e basket; ed il già nominato J.C. Robles.

First look defense

Preston Hodges contro Lamar Jordan di New Mexico

La presa in giro più calzante per la D# di CSU l’anno scorso era che con le piccole si comportava da “mi piego ma non mi spezzo”, mentre con le grandi si comportava da “Mi piego e poi mi spezzo”, denotando una capacità di essere accettabile con squadre inferiori, ma inaccettabile con squadre di alto bordo.
Il football è un gioco veloce e tutto sommato moderno nella sua estrema spettacolarità, che però poggia saldamente il castello su piedi antichissimi, ormai vecchi un secolo e mezzo: le linee con i loro corpo a corpo generano tutto quello che serve per prepararsi alla vittoria, sia essa una tasca pulita o un corridoio/cunicolo per una corsa. CSU proprio dal backfield avversario ha fatto partire i propri problemi con il #112 posto in NCAA per sack ed il #128 e ultimo in stuff rate, e sebbene la difesa sulle corse abbia evitato sostanzialmente grandi guadagni (corse da 10+ yard rankata al #69 nazionale, da 20+ al #70), gli avversari hanno spesso potuto dettare il tempo dell’attacco con guadagni non enormi ma costanti La taglia non sembra essere un problema, ma CSU mancava di un fronte distruttivo e di una condizione fisica che non calasse evidentemente nelle seconde parti delle partite.
Dopo aver postato numeri orrendi, la passrush cerca di rimettersi in piedi puntando sul linebacker Cory James e sull’end Joe Kawulok che hanno messo assieme un totale di di 10 sack nel 2014, ma sono stati molto leggeri contro la corsa. ed in realtà, solo due giocatori nella parte anteriore del front seven sono andati oltre i 2,5 TFL, e uno (il linebacker Aaron Davis, con 6,5) ha finito il suo periodo di eleggibilità. C’è comunque molta esperienza nella parte anteriore, con i primi tre giocatori che ritornano sulla linea che sono senior (Terry Jackson, Kawulok e Justin Hansen), ed i primi cinque linebacker tutti junior e senior… il problema è che le ossa se le sono fatte in una difesa tutt’altro che fenomenale. Potrebbero cambiare le carte in tavola i recruit tre stelle come il sophomore tackle Darnell Thompson di cui abbiamo detto anche sopra, l’end Richard King, ed il linebacker Deshon Mayes anch’esso presentato più su, la linea dovrebbe comunque rimanere composta da Cory James, Max Morgan e Kevin Davis.
Per la secondaria, finalmente possiamo dire qualche parola positiva: CSU si è ben comportata contro il passaggio nonostante pass rush sotto il minimo sindacale e una difesa contro la corsa di cui abbiamo già detto. Il reparto più arretrato peraltro restituisce tutti gli starter ad esclusione del cornerback Bernard Blake. Dello scorso anno le prime quattro safety saranno al loro posto, di cui due (Preston Hodges e Trent Matthews) che hanno messo assieme 123 placcaggi, quattro TFL, quattro intercetti, e 15 passaggi abbattuti. Quattro dei primi cinque cornerback tornano anch’essi al loro posto, guidati dal junior Tyree Simmons (3 intercetti l’anno scorso) e DeAndre Elliott, senior.

Quindi?

Quindi è lecito sperare di non vedere disintegrato tutto il lavoro fatto da McElwain ed è lecito aspettarsi una stagione che con un po’ di fortuna negli infortuni, potrebbe restituire CSU ad un Bowl. Illecito aspettarsi lotte per il titolo di division, il football universitario è un Lego che va costruito con pazienza e consapevolezza, altrimenti crolla tutto.
E poi, coach Bobo, battici di nuovo Colorado, e già sarai nei nostri cuori.