Chick-Fil-A Peach Bowl 2014: preview

CHICK-FIL-A PEACH BOWL
#9 Ole Miss (9-3) vs #6 TCU (11-1)
12:30 PM ET, December 31, 2014 – Georgia Dome, Atlanta, GA

In un Georgia Dome ancora frastornato, dopo la fragorosa caduta dei padroni di casa che ha sancito la fine della stagione del football professionistico ad Atlanta, va in scena uno dei bowls più attesi e interessanti dei prossimi giorni, la sfida che vedrà impegnati i Rebels di Ole Miss e gli Horned Frogs di Tcu.

La sfida vedrà scontrarsi una se non la migliore difesa del panorama NCAA e uno degli attacchi più prolifici e sorprendenti dell’anno.

Ma partiamo dalla squadra del Mississippi che nonostante il finale di stagione in calando, ha dimostrato di poter competere in una Sec sempre più agguerrita. La squadra guidata da coach Freeze (fresco di un rinnovo contrattuale quadriennali per 4,3 milioni l’anno) è reduce da una stagione che l’ha vista partire a mille, attirando l’attenzione degli addetti ai lavori, e culminata con la vittoria storica in casa contro Alabama. Purtroppo con l’avanzare dell’autunno la sfortuna si è abbattuta con estrema violenza sui Rebels che prima sono usciti sconfitti da Baton Rouge (10-7) in una gara tiratissima che ha sancito la fine della loro imbattibilità e poi, la week successiva, li ha visti di nuovo sconfitti con Auburn in una partita in cui la sorte ha giocato una parte importantissima, chiudendo la stagione di Laquon Treadwell (il loro miglior giocatore vittima di un bruttissimo infortunio alla gamba) e ponendo la parola fine alle speranze di playoffs di Bo Wallace e compagni.

Ole Miss se vuole battere TCU, deve sperare nella scesa in campo del miglior Bo Wallace (per intenderci quello visto fino a metà stagione che era entrato anche nel giro di nomi candidati all’Heisman) e in una prova eccezionale della propria difesa, la vera arma dei Rebels, capace di essere la migliore della nazione con soli 13,8 punti concessi a partita. Star della difesa la Safety Senquez Golson (foto dx) che ha chiuso una fantastica stagione con 41 Tackles, 8 passaggi difesi e ben 9 intercetti (secondo nell’intero panorama FBS). Se non abbiamo dubbi sull’affidabilità del reparto difensivo, lo stesso non si può dire di un attacco che forzatamente sarà chiamato a segnare con un Bo Wallace in calo (5td e 5 Int nelle ultime 5 partite) e orfano della sua arma principale Treadwell.

A cercare di perforare la miglior difesa del NCAA sarà il secondo, attacco più prolifico, quello di TCU. Gli Horned Frogs hanno avuto il tempo necessario per smaltire la cocente delusione causata dall’esclusione, all’ultimo momento, dai primi Playoffs della storia del Football collegiale. La stagione di TCU sarebbe da definire un autentica cavalcata trionfale, se non fosse per quel maledetto quarto finale con Baylor, in cui la squadra di Patterson ha buttato al vento 21 punti di vantaggio, concedendo a Brice Petty e compagni di segnare ben 4 TD in 11 minuti. A giochi fatti quel folle quarto è costato tantissimo alla squadra del Texas.

TCU comunque in questa partita potrà schierare ancora una volta il suo attacco stellare, guidato da una delle rivelazioni della stagione il Qb Trevone Boykin capace di mettere insieme oltre 4000 yards e ben 38 Tds (30 lanciati, 8 corsi e 1 ricevuto). Il Qb junior ha chiuso il suo anno fantastico al 4th posto nella classifica per l’Heisman Trophy ed è entrato a far parte delle ristretta cerchia di QB (insieme a Mariota, Manziel e RG3) capaci di oltre 3700 yards lanciate e 600 corse.

Le armi a disposizione di Boykin (sfortunatamente per i Rebels) sono varie ed imprevedibili a cominciare da Josh Docston (6-4, foto sx) capace di ricevere in stagione 59 palloni per quasi 1000 yards e 9Tds, per proseguire con Deante’ Gray anche lui con 8 Tds in saccoccia e per chiudere con Kolby Listenbee vero e proprio deep threat della squadra con 18,7 yards a ricezione.

La sfida sembra piuttosto delineata in uno scontro tra reparti elite. Sarà da capire se avrà la meglio la difesa da 13,8 punti concessi a partita o l’attacco da 46,8 punti fatti. Nonostante la delusione finale, credo che Tcu parta con i favori dei pronostici. Non vedo come Ole Miss possa riuscire a mettere a tabella i tanti punti necessari per vincere contro una difesa comunque discreta. Tante forzature potrebbero portare Wallace all’errore e aprire le porte ad un trionfo degli Horned Frogs.

– Emanuele Addondi –

Analisi a cura di Enrico Basta

Partita in cui si sfidano due coach di grandissimo valore, Freeze e Patterson. Il primo è stato in grado di portare Ole Miss all’attenzione nazionale dopo anni spesi nell’anonimato della SEC, meriti che sono ancora più notevoli se si considera che Freeze è “profeta in patria” essendo di Oxford, sede proprio di Ole Miss.

Freeze è un HC con una grande conoscenza dell’attacco maturata in anni da coordinatore. Ole Miss propone di base una spread offense che bilancia ottimamente dosi di passaggio e corsa. In particolare Ole Miss alterna molto bene nel gioco aereo il gioco su passaggio rapido tipico della spread offense (bubble screen e affini) con giocate profonde, volte a isolare playmaker fisici come il TE Evan Engram capace di ricezioni incredibili in questo 2014 (ma anche drop clamorosi, anche se secondo chi scrive Engram sarà un futuro protagonista anche al livello superiore). Proprio Engram è stato il principale target di Wallace una volta che Laquon Treadwell è stato perso per infortunio nell’incontro con Auburn. Dall’altra parte del campo, Ole Miss è una squadra che ha ben incorporato la filosofia SEC, cioè un gioco estremamente solido, volto a chiudere la linea di scrimmage sigillando le corsie interne ai tackle, contornata da una secondaria spesso non impeccabile in copertura ma affidabile contro le corse e molto fisica con i ricevitori esterni in cui si segnalano il CB Golson e la SS Prewitt.

Patterson dal canto suo ha fatto della difesa il suo marchio di fabbrica, e non importa la conference in cui TCU si è trovata a giocare (WAC, MWC, Big XII): lo schema di Patterson funziona ed attira oggi anche talenti migliori, sia a causa dell’ingresso nella Big XII ma soprattutto data la possibilità per molti prospetti difensivi di essere già pronti a tante situazioni che sono comuni anche alla NFL.

Lo schema di base, una 4-2-5 con tre SAF costantemente in campo e due LB, consente una varietà nel playbook che mette in difficoltà l’attacco di turno, soprattutto uno pesantemente orientato sulla spread offense, il cui ritmo viene rallentato sia dalla scarsa possibilità di big plays (TCU copre sempre almeno con una zona 2 deep, o “cover 2”) sia dall’utilizzo massiccio di zone blitz molto diversificati tra loro. TCU infatti propone volentieri anche zone blitz con copertura 2 deep, diversi dallo zone blitz “standard” che presenta una copertura a 3 uomini sia in profondità che nella zona intermedia (cover 3). La presenza in campo di due DB ibridi consente ulteriore flessibilità, perché questi giocatori sono in grado di scendere nel box per dare supporto sulle corse, sono sufficientemente veloci per non essere battuti in profondità ma sono soprattutto eccellenti placcatori in campo aperto. Lo stesso può dirsi per i due linebacker, che presentano lo stesso set di abilità, ovviamente leggermente più sbilanciate verso l’intelligenza tattica necessaria al ruolo e verso una maggiore fisicità. Non a caso, i prospetti di TCU che oggi proseguono la loro carriera in NFL sono perlopiù defensive back o linebacker.

Ma il merito principale di Patterson è un altro. Usando le sue stesse parole: “Bisogna lasciare il proprio ego al di fuori delle questioni tattiche, tutti i coach difensivi vorrebbero restare per 60 minuti nella propria formazione base e vincere la gara con la difesa, ma bisogna fare i conti con la realtà e ammettere che oggi gli attacchi sono superiori.” Per questo Patterson ha assunto due nuovi coordinatori dell’attacco che lavorano in simbiosi, oltre ad allenare uno specifico reparto (Cumbie i QB, Meachem i WR). E proprio grazie ad un rinnovato attacco che si basa sui principi così difficili da difendere per Patterson, TCU è stata in grado di compilare un record 11-1 con l’unica sconfitta arrivata in un giorno in cui TCU ha comunque messo a referto 58 punti. Il tutto grazie ad un QB come Trevor Boykin capace di prolungare la giocata anche all’esterno della tasca a causa di doti atletiche rare per la posizione di QB. Lo stesso Boykin rappresenta una minaccia credibile sul gioco a terra, per cui le difese sono spesso costrette a dedicare un uomo al QB avversario, cosa che con un QB da tasca non succede, di fatto liberando spazio per altri playmaker. Inoltre l’attacco di TCU è formato da una batteria di atleti quasi intercambiabili, senza un vero ricevitore o runningback primario. Tutto questo rende ancora più difficile il compito della difesa che non può concentrarsi troppo su un solo obiettivo con tutto quello che ne consegue, soprattutto a livello di sforzo mentale necessario per individuare il bersaglio di turno del QB.

Appare chiaro come a livello tattico la sfida sia leggermente sbilanciata verso TCU. Ole Miss dovrà essere in grado di rendere TCU monodimensionale, togliendo soprattutto spazio al QB Boykin, dominando la sfida fisicamente come spesso succede alle squadre SEC negli incontri esterni alla conference. E dovrà essere in grado in attacco di tenere palla a lungo, anche qui dominando la linea di scrimmage per correre con profitto. Ole Miss corre infatti con una media di 150 yard a gara che sono state insufficienti durante l’anno, soprattutto nelle gare in cui Wallace è stato “Bad Bo” come contro LSU. Proprio il gioco di Wallace sarà l’altra chiave per l’attacco di Ole Miss. Wallace dovrà essere in grado di riconoscere al volo le complicate coperture di TCU, estendendo le giocate nella tasca senza disdegnare guadagni di poche yard alla volta ma senza commettere gli errori che gli sono valsi la nomea di QB dalla doppia personalità (“Good Bo, Bad Bo”).

Dal canto suo TCU dovrà essere brava ad evitare lo scontro frontale con Ole Miss allargandone le maglie difensive e dando spazio in campo aperto a tanti playmaker rapidi, primo fra tutti il QB Boykin che potrà essere un fattore nel gioco a terra oltre che con l’abilità nell’estendere le giocate con scramble non programmati.

Infine, questa è la sfida che mette in campo la squadra più arrabbiata del 2014, TCU, tenuta nella top 4 per buona parte della stagione e poi snobbata nella scelta delle semifinaliste. Per cui non è da escludere che i giocatori di Patterson scendano in campo con motivazioni supplementari per dimostrare al comitato di aver commesso un errore non scegliendo TCU come aspirante al titolo nazionale.