Draft aftermath: Buffalo Bills

La scorsa stagione, i Buffalo Bills hanno fatto ritorno ai Playoff dopo un lunghissimo periodo iniziato nel 1999, pare ovvio che la squadra voglia continuare su questo cammino e, possibilmente, non essere sbattuta fuori al primo turno. Tuttavia le aree di interesse per questo Draft da parte di Buffalo non erano poche. A.J. McCarron è arrivato in qualche modo a sostituire Tyrod Taylor, ma un altro quarterback a roster sembrava scontato. Stessa cosa e forse con ancora più impellenza, valeva per la linea offensiva dopo la dipartita di Eric Wood, Cordy Glenn e Richie Incognito. Un ricevitore affidabile era anche una delle speranze dei tifosi che con l’attacco (classificatosi penultimo in lega) si erano divertiti ben poco nel 2017.

in surplus c’era un’evidente debolezza al linebacker e, seppure in minor misura, in secondaria, e LeSean McCoy va per i 30 anni all’inizio della stagione, un’età in cui la maggior parte dei running back iniziano ad essere poco più che carne da cannone.

Vediamo come hanno impostato le scelte su sul lago Erie:

 

Round 1, No. 7 overall: Josh Allen, QB, Wyoming

Stiamo parlando di un QB senza dubbio talentuoso, ma la scelta di preferirlo a Josh Rosen, da parte dell’allenatore Sean McDermott e del direttore generale Brandon Beane, si può configurare come una vera e propria scommessa. Sulla scia di Carson Wentz, selezionato l’anno scorso addirittura da una squadra FCS, Allen arriva a Buffalo da Wyoming con Beane che ha dichiarato come ogni QB, ed in generale ogni giocatore, abbia dei latinegativi, e sta al FO scegliere quello che sembra più adatto al progetto:

Ci piacciono molti dei suoi punti di forza. Questo farà parte del nostro lavoro qui, è quello di accentuare i suoi punti di forza e di lavorare sui suoi fondamentali e su quali sono le sue cosiddette debolezze, e non ho dubbi che possa farlo”

Allen è il quarterback selezionato più in alto dai Bills: dopo di lui Jim Kelly (n. 14 nel 1983), J.P. Losman (n. 22 nel 2004) ed EJ Manuel (n. 16 nel 2013). Il nome del secondo in graduatoria sottolinea il peso di questa scelta per i Bills, che sono alla ricerca di un franchise quarterback da quando Kelly è andato in pensione dopo la stagione 1996. Di sicuro ci si aspetta molto da un QB che ha dimostrato uno splendido atletismo ed una grande capacità di giocare anche fuori dalla tasca, soprattutto in movimento. Saprà conciliare questo con il tipo di rusher presenti tra i professionisti? Soprattutto in considerazione del fatto che per ora si tratta di un giocatore che lancia di potenza più che di precisione, e che deve affinare il suo meccanismo decisionale perchè l’anno scorso, in NCAA ha fatto scelte molto discutibili, una valanga di incompleti sul suo lato sinistro tra le 10 e le 25 yard di profondità rimanendo comunque tra i top 10 per profondità di tentativi.

 

Round 1, No. 16 overall: Tremaine Edmunds, OLB, Virginia Tech

Ci si poteva aspettare un atteggiamento aggressivo dei Bills fossero nel salire durante il primo turno per un quarterback, cosa puntualmente successa per Josh Allen. Ma passare dal #22 al #16 è stato più sorprendente perché il general manager Brandon Beane aveva parlato durante il pre-draft di una accurata valutazione delle scelte affrontare i nodi di diverse posizioni. Nel salire su Edmunds, i Bills prendono uno dei difensori più atletici del draft che potrebbe diventare uno dei migliori linebacker della NFL nei prossimi anni. Ma l’attuale più grande domanda per Edmunds è dove giocherà nella difesa 4-3 di Buffalo: 6’5″ per 253 , Edmunds dovrebbe giocare all’esterno specialmente in vista del pensionamento del linebacker Lorenzo Alexander, ma è più probabile che contribuisca immediatamente come linebacker centrale.

Con un tempo sulle 40 yard di 4,54 e un arsenale per i placcaggi già di tutto rispetto, si candida ad essere un sostituto ideale per Preston Brown, partito free agent per i Cincinnati Bengals, ma a 20 sarà pronto per ricevere le chiavi del reparto? Rimane tuttavia, al netto della “spesa” e delle elucubrazioni sul dove farlo giocare, una eccellente presa.

 

Round 3, No. 96 overall: Harrison Phillips, DT, Stanford

La scelta sembra incanalarsi nella filosofia del best player available, abbinata al  background come lottatore al liceo condiviso da Phillips  con l’allenatore Sean McDermott. Phillips è stato il campione dei pesi massimi Junior National 2013 alla Millard West High School del Nebraska, mentre McDermott è stato due volte campione nazionale di lotta. McDermott  è chiaro che veda Phillips come un giocatore che può portare le stesse esperienze nella sua carriera nel football professionistico. Il ragazzo ha stimolato paragoni con il veterano Kyle Williams, che Phillips potrebbe sostituire nella formazione di partenza se Williams, che compirà 35 anni a giugno, andrà in pensione dopo questa stagione. McDermott non ha voluto confrontare direttamente i due giocatori parlando dopo day #2 del draft, ma ha detto che vede Phillips come un 1-tech DT.  Williams ha giocato principalmente un 3-tech DT la scorsa stagione nello schema 4-3 di McDermott. Non solo c’è la domanda se Phillips abbia le abilità di penetrazione per divenire un fruttuoso 3-tech nel 2019, ma c’è anche il ben più prossimo problema di sovrapposizione tra Phillips ed il 1-tech DT Star Lotulelei, che i Bills hanno firmato un contratto quinquennale da 50 milioni qualche mese fa. Beane ha liquidato la questione con l’arricchimento della linea e l’aumento della competizione, cosa sempre molto sana. Vedremo se avrà ragione, sicuramente Phillips parte dalla posizione di colui che ha due ottimi mentori da emulare.

 

Round 4, No. 121 overall: Taron Johnson, CB, Weber State

Prima delle cinque scelte di day #3 dei Bills, Johnson soddisfa un bisogno come potenziale uomo da roster nei cornerback e negli special team. La valutazione che se ne fa ovviamente è parziale ed è dettata da impressioni degli scouter, tra cui taluni che lo indicavano più probabile verso il quinto o sesto giro. Tuttavia, Johnson riempie un bisogno sia a breve che a lungo termine per i Bills, che avevano solo due cornerback sotto contratto dal 2018: Tre’Davious White e Breon Borders. Il ragazzo avrà a che fare con il FA Phillip Gaines per lo spot di nickel cornerback di partenza, e con una buona performance questa estate potrebbe essere nel mix per iniziare se Vontae Davis parte in free agency durante la offseason.

 

Round 5, No. 154 overall: Siran Neal, DB, Jacksonville State

Non ci si discosta dalla secondaria nemmeno al quinto giro: il backfield difensivo, che è stato un problema la scorsa stagione, si alimenta di Neal da Jacksonville State che potrebbe contribuire nei subpackage non appena sia in grado, rimanendo una opzione valida per gli special team. Neal ha esperienza in più ruoli, dato che cambiato posizione da safety a linebacker a cornerback nelle sue ultime tre stagioni al college. 6’0″ per 206 libbre, fornisce “dimensioni” al secondario ed è noto per la sua abilità di placcaggio vicino alla linea di scrimmage. La domanda è ovviamente se sia in grado di svilupparsi in starter affidabile come safety o cornerback a livello NFL, o se rimarrà un giocatore da subpackage e giocatore di special team.

 

Round 5, No. 166 overall: Wyatt Teller, G, Virginia Tech

Chiuso il discorso QB e secondaria, preso un buond BPA, la linea offensiva era forse il massimo fabbisogno rimanente dei Bills in questo draft, insieme al wide receiver. Teller copre la necessità di una guardia per rimpolpare la depth, anche se ci sono ancora domande sulla qualità degli starter di Buffalo lungo la linea offensiva interna dopo i ritiri in offseason del centro Eric Wood e della guardia Richie Incognito.

6’5″ per 301 libbre, Teller ha le dimensioni di un tackle ma giocato guardia in college e sembra non poter andare oltre al ruolo di backup come tackle nel 2017. Sebbene sia incerto il nome degli starter la linea offensiva interna dei Bills, dove Ryan Groy, Russell Bodine, Vladimir Ducasse e John Miller sono tutti in lotta per prendersi il posto, Teller sembrta poter contribuire solo nel 2019, quando i contratti di Groy e Miller saranno in scadenza.

 

Round 6, No. 187 overall: Ray-Ray McCloud, WR, Clemson

Arriva così anche il tanto richiesto WR in una posizione dove forse, nonostante la selezione tardiva, McCloud potrebbe non avere un gran traffico da affrontare per guadagnarsi il posto. Compatto (5’10” per 190) , McCloud si presenta come potenziale ricevitore slot a livello NFL. Manca di velocità folgorante, che rimane una necessità per i Bills al WR ed è una questione che potrebbero affrontare dopo il draft. La sua migliore possibilità per un ruolo nel 2017 potebbe essere come ritornatore sui calci.

 

Round 7, n. 255 overall: Austin Proehl, WR, North Carolina

Se qualcuno non è rimasto insensibile a quella che fu una delle più belle storie del football moderno, ovvero The Greatest Show On Turf dei Rams di Kurt Warner, si ricorderà di chi risolse il Championship coi Buccaneers nel 1999 ovvero Ricky Proehl, Austin è suo figlio e se è degno figlio del padre che ha fatto quattro Super Bowl con tre squadre diverse, beh una buona scelta…

Proehl tuttavia è un giocatore diverso da suo padre, peraltro limitato a sole sei partite la scorsa stagione a causa di una clavicola rotta, (21 passaggi e un touchdown lo score finale). Dal fisico tutt’altro che imponente (5’10” per 175) e senza particolari doti da speedster, alla Regional Combine di Tampa ha fatto invece vedere cose eccellenti soprattutto nell’agilità sul breve ottenendo grandi prestazioni sia sul 3-cone drill che sulla 20 yard shuttle, lotterà per un posto a roster come slot receiver. Potrebbero esserci delle sovrapposizioni con la sesta scelta Ray-Ray McCloud, anche se le indicazioni dalla combine dicono che sono giocatori non particolarmente simili. Potrebbe comunque essere difficile per entrambi fare roster. La practice squad potrebbe essere la migliore soluzione per gestire attualmente Proehl.